Fonte: Jacques Lacan, Il Seminario – Libro XI – I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi 1964, Enaudi, Torino, 2003, p. 82.
È qui che affermo che l’interesse del soggetto alla propria schisi è legato a ciò che la determina – vale a dire a un oggetto privilegiato, sorto da qualche separazione primitiva, da qualche mutilazione indotta dall’avvicinarsi stesso rispetto al reale, il cui nome, nella nostra algebra, è oggetto a.
Nel rapporto scopico, l’oggetto da cui dipende il fantasma a cui il soggetto è appeso in un vacillamento essenziale, è lo sguardo. Il suo privilegio – come pure ciò per cui il soggetto ha potuto per così tanto tempo misconoscere il fatto di essere in questa dipendenza – deriva dalla sua stessa struttura.
Schematizziamo ora quello che vogliamo dire. Non appena il soggetto cerca di accomodarsi su questo sguardo, diventa quell’oggetto puntiforme, quel punto di essere evanescente con cui il soggetto confonde il proprio venir meno. Cosi, tra tutti gli oggetti nei quali il soggetto può riconoscere la dipendenza in cui è nel registro del desiderio, lo sguardo si specifica come inafferrabile. Per questo motivo esso è, più di qualsiasi altro oggetto, misconosciuto, ed è forse anche per questa ragione che il soggetto trova cosi felicemente di che simbolizzare il proprio tratto evanescente e puntiforme nell’illusione della coscienza di vedersi vedersi, dove lo sguardo si elide.