Riprendendo il post di ieri, possiamo dire che Cartesio non dubitava affatto dell’esistenza di tutte le cose, questo tavolo c’è e non è un allucinazione. Ciò di cui dubita Cartesio è la conoscibilità delle cose. Per questo ha bisogno di avere di un punto di certezza. Il pensiero è una lotta per conquistare le cose. Il problema del pensiero è che esso può pensare solo il possibile. Attraverso il pensiero possiamo conquistare solo il possibile. Una volta che abbiamo il concetto della chimera che poi essa non esista non è più un problema del pensiero. La prima condizione per poter calcolare, è che la cosa sia identica a se stessa, che sia un positum. Per essere tale deve essere uguale a se stessa A=A.
Non ci può essere al contempo A e non A, non possiamo concepire che siano al tempo stesso. È questo, ovviamente, il principio di non contraddizione.
Quello che va cercando Cartesio è un punto di incontrastata certezza. Quello che pensa Cartesio è che IO=IO. Cartesio non lo scrive così. È un nuovo modo di scrivere il principio di identità. C’è una differenza fondamentale tra A=A e IO=IO.
Se A esiste A è uguale ad A se dico IO è uguale a IO è una affermazione categorica.
IO=IO ha la stessa forma del principio di identità ma ha un valore categorico.
Cartesio individua una piccola porzione in cui un concetto è indubitabile perché coincide con l’esistente.
Su IO=IO la verità è messa fuori gioco è coincidente con quello che è conosciuto. Lacan si confronta con Cartesio che ci assolve dall’onere della verità e ci permette di far partire una ricerca della verità.
Abbiamo una marca diretta sul reale.
Quando Lacan legge Cartesio lo confronta con Freud ritenendo che l’inventore della psicoanalisi e Cartesio fanno un percorso analogo: il percorso del dubbio.
Per Freud quando in un sogno di un paziente troviamo una maschera dubitativa generalmente è una certezza. Anche Freud prende il cammino del dubbio, ma Lacan ritiene che faccia un passo in più: il dubbio resta legato all’enunciazione.
Freud integra il dubbio nel testo del sogno. Lacan dice che dobbiamo trattare il dubbio. Per Lacan dobbiamo prendere il dubbio come un indice di certezza, integrare il dubbio nell’enunciato, nel testo e non lasciarlo solo all’enunciazione.
Se Cartesio introduce il soggetto, Freud, nel sogno, vede che il soggetto è presso di sé fintando che è solo in un enunciazione. Ma quando lo integriamo alla catena discorsiva il soggetto è inscritto nel testo , in quello che sta dicendo. In un enunciato c’è l’enunciazione, ma c’è anche la catena di significanti e il soggetto dell’inconscio è integrato in questa. Il primo passo è scoprire quali di questi significanti dice qualcosa del soggetto.
WO ES WAR SOLL ICH WERDEN, là dove era l’Es, deve venire l’Io, ossia l’Io deve avvenire là dove era. Lacan lo legge in molti modi, nel Seminario XI lo legge così: l’idea non è che l’io semplicemente debba venire al posto dell’Es. Lacan gli da’ una torsione interpretativa: l’io deve avvenire dove c’era (wo es war) il reale, non deve prenderne il posto, dove era l’io un momento fa, dove era, dove era lì e poi è scappato via. “Penso dunque sono, dove il soggetto deve avvenire”.
Il soggetto viene dopo, prima viene il significante che può coincidere con il reale del soggetto, ma il soggetto viene quando la dimensione reale è sfuggita e il soggetto non prende mai l’oggetto del suo desiderio.