La fantasia “Un bambino viene picchiato” è molto frequente in chi ha fatto un’analisi, soprattutto nei casi di isteria o di una nevrosi ossessiva. Questa fantasia si accompagna a sentimenti di piacere e spesso si scopre che è stata riprodotta molte volte nel passato o anche nel presente. Il momento clou della fantasia è spesso accompagnato da un soddisfacimento onanistico, inizialmente voluto, poi invece come se fosse praticato contro la sua volontà, con carattere coattivo. Questa fantasia, che affiora nella prima infanzia e attraverso la quale il soggetto prova un intenso piacere autoerotico, può essere considerato una caratteristica primaria della perversione. Una componente della funzione sessuale ha avuto uno sviluppo anomalo, si è prematuramente resa autonoma, fissandosi, senza prender parte alle successive fasi di sviluppo. Tra i due e i quattro/cinque anni i fattori libidici congeniti si risvegliano grazie alle prime esperienze. Alla fine o subito dopo questa fase compaiono le fantasie di percosse. La psicoanalisi ci insegna che le fantasie di percosse si evolvono producendo delle modificazioni che riguardano, la persona che fantastica, oggetto, il contenuto e il loro significato. Nella prima fase, non è il soggetto che fantastica il bambino che subisce le percosse, ma è di regola un altro bambino, generalmente, se c’è, una sorellina o un fratellino. Chi picchia è sempre un adulto. Questa fase si traduce nell’enunciato: “Mio padre picchia il bambino.” Mentre la seconda (che Freud considera fondamentale in questo contesto) si condensa nella frase: “Vengo picchiata da mio padre.” La terza ed ultima fase è caratterizzata dalla fantasia che genera un intenso eccitamento sessuale che si realizza in un soddisfacimento onanistico.
4-5 (48-57)
Attraverso la psicoanalisi è possibile avventurarsi nel passato del soggetto dove risiedono le fantasie di percosse. Freud evidenzia come i bambini si mostrino agganciati in qualche modo agli eccitamenti del complesso parentale. La bambina è amorevolmente legata al padre. La prima fase (che potrebbe esser definita sadica) di queste fantasie di percosse, vede generalmente un fratello non amato dal padre e che viene picchiato. Ciò soddisfa la gelosia e gli interessi egoistici dei bambini. Nella seconda fase, dove è il soggetto stesso a ricevere le percosse dal padre, si mette in scena il senso di colpa della bambina: è una fantasia di tipo masochistico, punizione connessa al rapporto genitale proibito. La fantasia di percosse rappresenta il sostituto regressivo di quel rapporto proibito, ed è proprio da questo che la bambina ottiene quell’eccitamento libidico, che da lì in poi le sarà ancorato e che scaricherà negli atti onanistici. Nella terza fase troviamo nuovamente il sadismo a partire dalla quale è possibile l’originarsi di una perversione di tipo sadico pregnante in tutta la vita sessuale del soggetto. Freud sostiene che il masochismo non possa essere considerata una manifestazione pulsionale primaria, ma piuttosto come emanazione del sadismo, che però volgerebbe contro l’individuo stesso in funzione di una regressione da un oggetto (l’altro che viene picchiato) all’Io (io che mi faccio del male). In chi si è strutturato una simile fantasia si sviluppa una certa predisposizione ed attrazione nei confronti di individui associabili alla figura paterna: amano essere offesi da loro farsi fare del male, proprio come accade con l’essere picchiati dal padre.
6 (57-65)
La prima e l’ultima fase, le due fasi sadiche, sono ricordate consciamente mentre la fase masochistica, quella intermedia, è inconscia. In quest’ultima incontriamo la fantasia di esser picchiati dal padre, e vi si ritrova l’azione libidica e il senso di colpa. Mentre nella prima e nell’ultima fase è quasi sempre un altro bambino, quasi sempre un maschio, ad essere picchiato. Chi produce le percosse è il padre che viene sostituito successivamente da un individuo tratto dalla serie paterna. La fantasia prodotta nella fase intermedia ha un significato genitale e si produce a seguito della rimozione del desiderio incestuoso di essere posseduta dal padre. Generalmente i soggetti maschili che hanno coltivato fantasie di percosse sono caratterizzati da evidenti disturbi nell’attività sessuale. Per esempio i masochisti si mettono nella posizione della donna, e cioè il loro masochismo si realizza con un atteggiamento femmineo. In quest’ultimo caso il venir picchiato rappresenta anche l’esser amato in senso genitale, la fantasia in questo caso si origina dall’atteggiamento passivo-femminile nei confronti del padre. Freud in questo passaggio ricorda il pensiero di uno dei suoi più illustri allievi,Adler, che nella sua teoria della “protesta virile”, avanzò l’ipotesi che ogni individuo è impegnato a non restare nella “linea femminile” indice di inferiorità e che ciascuno tenta di spostarsi verso la “linea virile”, essendo quest’ultima l’unica a generare vera soddisfazione. L’inconscio è costituzionalmente strutturato a partire da una eredità di tipo arcaico: tutto ciò che nell’avanzamento del processo di sviluppo viene abbandonato perché inconciliabile con il nuovo, o per giunta pericoloso, viene rimosso, ma le pulsioni sessuali sono in grado di opporsi alla rimozione facendosi comunque rappresentare da disturbanti formazioni sostitutive. Proprio per questo la sessualità infantile sottoposta a rimozione è la principale causa nella formazione dei sintomi, ed è per questo motivo che il complesso edipico, sua componente fondamentale, è il complesso alla base delle nevrosi.
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La fantasia “Un bambino viene picchiato” è molto frequente in chi ha fatto un’analisi, soprattutto nei casi di isteria o di una nevrosi ossessiva. Questa fantasia si accompagna a sentimenti di piacere e spesso si scopre che è stata riprodotta molte volte nel passato o anche nel presente. Il momento clou della fantasia è spesso accompagnato da un soddisfacimento onanistico, inizialmente voluto, poi invece come se fosse praticato contro la sua volontà, con carattere coattivo. Questa fantasia, che affiora nella prima infanzia e attraverso la quale il soggetto prova un intenso piacere autoerotico, può essere considerato una caratteristica primaria della perversione. Una componente della funzione sessuale ha avuto uno sviluppo anomalo, si è prematuramente resa autonoma, fissandosi, senza prender parte alle successive fasi di sviluppo. Tra i due e i quattro/cinque anni i fattori libidici congeniti si risvegliano grazie alle prime esperienze. Alla fine o subito dopo questa fase compaiono le fantasie di percosse. La psicoanalisi ci insegna che le fantasie di percosse si evolvono producendo delle modificazioni che riguardano, la persona che fantastica, oggetto, il contenuto e il loro significato. Nella prima fase, non è il soggetto che fantastica il bambino che subisce le percosse, ma è di regola un altro bambino, generalmente, se c’è, una sorellina o un fratellino. Chi picchia è sempre un adulto. Questa fase si traduce nell’enunciato: “Mio padre picchia il bambino.” Mentre la seconda (che Freud considera fondamentale in questo contesto) si condensa nella frase: “Vengo picchiata da mio padre.” La terza ed ultima fase è caratterizzata dalla fantasia che genera un intenso eccitamento sessuale che si realizza in un soddisfacimento onanistico.
4-5 (48-57)
Attraverso la psicoanalisi è possibile avventurarsi nel passato del soggetto dove risiedono le fantasie di percosse. Freud evidenzia come i bambini si mostrino agganciati in qualche modo agli eccitamenti del complesso parentale. La bambina è amorevolmente legata al padre. La prima fase (che potrebbe esser definita sadica) di queste fantasie di percosse, vede generalmente un fratello non amato dal padre e che viene picchiato. Ciò soddisfa la gelosia e gli interessi egoistici dei bambini. Nella seconda fase, dove è il soggetto stesso a ricevere le percosse dal padre, si mette in scena il senso di colpa della bambina: è una fantasia di tipo masochistico, punizione connessa al rapporto genitale proibito. La fantasia di percosse rappresenta il sostituto regressivo di quel rapporto proibito, ed è proprio da questo che la bambina ottiene quell’eccitamento libidico, che da lì in poi le sarà ancorato e che scaricherà negli atti onanistici. Nella terza fase troviamo nuovamente il sadismo a partire dalla quale è possibile l’originarsi di una perversione di tipo sadico pregnante in tutta la vita sessuale del soggetto. Freud sostiene che il masochismo non possa essere considerata una manifestazione pulsionale primaria, ma piuttosto come emanazione del sadismo, che però volgerebbe contro l’individuo stesso in funzione di una regressione da un oggetto (l’altro che viene picchiato) all’Io (io che mi faccio del male). In chi si è strutturato una simile fantasia si sviluppa una certa predisposizione ed attrazione nei confronti di individui associabili alla figura paterna: amano essere offesi da loro farsi fare del male, proprio come accade con l’essere picchiati dal padre.
6 (57-65)
La prima e l’ultima fase, le due fasi sadiche, sono ricordate consciamente mentre la fase masochistica, quella intermedia, è inconscia. In quest’ultima incontriamo la fantasia di esser picchiati dal padre, e vi si ritrova l’azione libidica e il senso di colpa. Mentre nella prima e nell’ultima fase è quasi sempre un altro bambino, quasi sempre un maschio, ad essere picchiato. Chi produce le percosse è il padre che viene sostituito successivamente da un individuo tratto dalla serie paterna. La fantasia prodotta nella fase intermedia ha un significato genitale e si produce a seguito della rimozione del desiderio incestuoso di essere posseduta dal padre. Generalmente i soggetti maschili che hanno coltivato fantasie di percosse sono caratterizzati da evidenti disturbi nell’attività sessuale. Per esempio i masochisti si mettono nella posizione della donna, e cioè il loro masochismo si realizza con un atteggiamento femmineo. In quest’ultimo caso il venir picchiato rappresenta anche l’esser amato in senso genitale, la fantasia in questo caso si origina dall’atteggiamento passivo-femminile nei confronti del padre. Freud in questo passaggio ricorda il pensiero di uno dei suoi più illustri allievi, Adler, che nella sua teoria della “protesta virile”, avanzò l’ipotesi che ogni individuo è impegnato a non restare nella “linea femminile” indice di inferiorità e che ciascuno tenta di spostarsi verso la “linea virile”, essendo quest’ultima l’unica a generare vera soddisfazione. L’inconscio è costituzionalmente strutturato a partire da una eredità di tipo arcaico: tutto ciò che nell’avanzamento del processo di sviluppo viene abbandonato perché inconciliabile con il nuovo, o per giunta pericoloso, viene rimosso, ma le pulsioni sessuali sono in grado di opporsi alla rimozione facendosi comunque rappresentare da disturbanti formazioni sostitutive. Proprio per questo la sessualità infantile sottoposta a rimozione è la principale causa nella formazione dei sintomi, ed è per questo motivo che il complesso edipico, sua componente fondamentale, è il complesso alla base delle nevrosi.
(Cfr., S. Freud, Un bambino viene picchiato, in L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, (rist. 2006), v. 9, Opere, Boringhieri.)