L’inconscio si apre, entra in gioco, si attiva come rete di collegamenti fra tracce che si differenziano per determinate marcature somatiche, diffuse nelle diverse aree cerebrali difficilmente localizzabili.
In tal senso i meccanismi della plasticità sinaptica sono in grado di fornire una trascrizione abbastanza congrua della realtà esterna, ma allo stesso tempo sono in grado di configurare una nuova realtà interna, singolare, irripetibile, unica per ciascun soggetto, essa stessa base di nuovi stimoli e percezioni.
La psicoanalisi punta proprio a far luce sulla catena di significanti alla base della configurazione di quella realtà interna inconscia.
Questi significanti, queste tracce costituiscono una rete inconscia che ha smarrito il suo legame diretto con l’esperienza originaria del mondo esterno.
Associazione dopo associazione, diventa molto difficile accedere all’esperienza originaria.
Lo scenario fantasmatico è sostanzialmente discontinuo rispetto alla realtà.
La psicoanalisi può rifondare questa continuità, facendo luce sullo scenario fantasmatico, favorendo quindi la separazione e dunque un rapporto più aderente e diretto con la realtà esterna.
Inventando soluzioni nuove, in grado di non eliminare l’inconscio, semmai di includerlo in modo più vivibile e non subendolo come una forza che si impone sulle nostre scelte e sul nostro giudizio.
Ciò non può avvenire “condizionando” linearmente l’associazione percezione-registrazione, ovvero agendo sulle tracce primarie, nel senso di «decondizionare» quelle sinapsi scollegate dalla realtà, facilitando il loro “aggancio simbolico” a un determinato evento (realmente percepito, che è, perso per sempre), perché il lavoro analitico agisce sulle associazioni secondarie di tracce, cioè quelle che creano la complessa intelaiatura dello scenario fantasmatico.
La psicoanalisi mette i riflettori su quei significanti nascosti nella rete associativa propria dell’inconscio.
Lo scenario fantasmatico scompiglia, turbando l’incontro diretto dell’esperienza originaria. L’inconscio cioè è strutturato dalle associazioni di tracce che si sono staccate dall’esperienza iniziale, dal vissuto, questo si è smarrito nei vari passaggi, di trascrizione in trascrizione, fin subito dopo la prima registrazione. L’esperienza si è camuffata cambiando i suoi connotati originali, perdendosi nel complesso processo di registrazione. Attraverso la trascrizione e le associazioni, la realtà interna si allontana, prende una sua strada singolare. L’esperienza iniziale diventa irriconoscibile ma allo stesso tempo produce i suoi effetti, a volte devastanti, continuando tuttavia a restare inconscia.
La realtà interna inconscia si costruisce a partire dalla riconfigurazione di quelle tracce che diventano elementi non ulteriormente scomponibili e che vanno a strutturare nelle fondamenta la realtà interna inconscia. L’inconscio ha un funzionamento e una logica diversi rispetto a quelli presenti nella realtà esterna, diversi da quelli propri dell’evento o dell’esperienza, diversi da quelli dei sistemi di memoria.