Totem e tabù (1912-13): Il ritorno del totemismo nei bambini (3-4)

Il rapporto tra bambino e animale è analogo a quello tra l’uomo primitivo e l’animale. L’ottima sintonia che c’è tra il bambino e l’animale è interrotta da un singolare fattore. Il bambino inizia inaspettatamente ad aver paura di una certa specie di animale cominciando così a proteggersi dal contatto o dalla vista di tutti gli animali facenti parte di  quella specie. Ciò è causato da uno spostamento della paura dei genitori sugli animali. La psicoanalisi ha messo in risalto le vie associative attraverso le quali si realizza questo spostamento. Freud sottolinea che nelle zoofobie infantili ritornano, al negativo, alcuni tratti tipici del totemismo. L’animale temuto dal bambino rappresenta simbolicamente il padre: è “giustificato – dice Freud –  introdurre, nelle nostre formulazioni sul totemismo, il padre in luogo dell’animale totemico”[1]. “Se l’animale totemico è il padre, i due comandamenti fondamentali del totemismo, le due prescrizioni tabù che ne costituiscono il nucleo – non uccidere il totem e non avere rapporti sessuali con una donna appartenente allo stesso totem – coincidono quanto a contenuto con i due delitti di Edipo, che uccise il padre e prese in sposa la madre, e con i due desideri primordiali del bambino, la cui insufficiente rimozione o il cui ridestarsi formano forse il nucleo di tutte le psiconevrosi”[2]. L’uccisione, inserita nel rituale sacro e la consumazione collettiva dell’animale totemico, che usualmente sono pratiche proibite, in questo caso vengono a costituire una componente fondamentale della religione  totemica.


[1] S. Freud, Totem e tabù e altri scritti 1912-1914, in Opere di Sigmund Freud,  Torino, Bollati Boringhieri, 2000, p. 135

[2] S. Freud, Totem e tabù e altri scritti, op. cit., p. 136.