I primi filosofi concepirono i principi di tutte le cose come di specie materiali. Talete ritenne che l’acqua fosse il principio di tutte le cose. Tuttavia è necessario soffermarsi sul concetto di “principio”, di “cose” e di “tutte le cose”. Il principio, la totalità delle cose è riconducibile ad una visione che, per la prima volta nella storia dell’uomo delimita il confine ultimo delle cose oltre il quale non c’è nulla. Questo limite ultimo è il “to pan“, il tutto.
Nel caso di Talete, l’acqua è il principio di tutte le cose. La parola“principio” sta a indicare che c’è qualcosa che non deriva dal nulla e non va nel nulla. È qualcosa di eterno. C’è una physis matrice di tutte le cose. Una physis da cui le cose si originano e in cui ritornano. È qualcosa sempre salva dal nulla. È un essenza. Quindi quando Talete parla di acqua, non si riferisce all’acqua del mare o di un fiume, all’acqua presente ai sensi, all’acqua che è una tra le tante cose. Se il mito si sofferma sulla parte, la filosofia guarda il tutto. Per comprendere il tutto è necessario che le cose presentino qualcosa di identico. C’è qualche cosa di identico nella molteplicità delle cose, che le accomuna ma che non può essere l’acqua del mare, il fiume, la pioggia. Talete, con la parola acqua, non si riferisce a qualcosa di sensibilmente percepibile.
Eraclito guardando le cose particolari si rende conto che l’una non è l’altra, che una cosa per essere quello che è non si lascia invadere dal mondo circostante. Ogni cosa è quello che è solo se si oppone alle altre cose. Polemos è il padre di tutte le cose. Polemos è l’opporsi di una cosa nel tentativo di impedire alle altre cose di invaderla, di farla svanire. Polemos è ciò che è comune a tutte le cose, ossia il loro stare nell’opposizione, nella guerra, ovvero nello stare in sé, mantenendo fuori di sé l’altro. Senza la guerra non ci sarebbero le cose.