L’interno sembra che venga dall’esterno. La fantasia così può scatenare la pulsione e con essa lo stato somatico.
Attraverso l’attivazione dello scenario fantasmatico la pulsione viene attivata, ciò comporta la necessità di un’azione imposta, per ottenere una scarica pulsionale.
L’azione conseguente alla necessità di scaricare la pulsione viene vissuta come uno stimolo proveniente dall’esterno, che non solo attiva lo scenario fantasmatico, ma lo rafforza, lo rinforza, facendolo diventare col tempo sempre più reale, fino al punto di farlo diventare talmente credibile da essere confuso con la realtà esterna.
Se volessimo intercettare una missione per la psicoanalisi, essa sarebbe ricondurre la dimensione fantasmatica, nella quale è preso il soggetto, ad uno stato somatico più appropriato.
Ciò è possibile rimettendo in comunicazione lo scenario fantasmatico con uno stato somatico più congruo, in questo modo lo stimolo esterno in grado di produrre l’azione che cerca la scarica della pulsione, produrrebbe meno effetti e ciò avrebbe come effetto un’azione più coerente con la situazione reale. L’analisi non elimina la fantasia, ma promuove una maggiore consapevolezza della connessione con uno stato somatico, la fantasia può essere attraversata affinché si possa produrre un’azione più coerente con il mondo condiviso e le sue limitazioni. Ci si fa cogliere meno impreparati quando la fantasia si ripresenta e ciò consente di avere un rapporto più congruo con la realtà, infatti, il “godimento” della fantasia mette il soggetto sotto la pressione del dispiacere attraverso una coazione a ripetere (gli stessi errori?) di stampo masochistico.