Come abbiamo visto nell’ultimo post, la teoria dei due fattori (o del jukebox, potremmo dire) ci dice che, per far sì che si abbia una sensazione, è necessario che ci sia un’attivazione ma anche un’etichetta (o spiegazione) adeguata della condizione interiore.
Gregorio Maranon, quarant’anni prima aveva verificato che un’iniezione di adrenalina non è in grado di produrre reazioni autentiche, nonostante riesca a produrre uno stato di attivazione fisiologica. Però, prima di fare l’iniezione, in alcuni casi Maranon parlava di argomenti spiacevoli come la perdita dei genitori o di un bambini malati. In condizioni di non attivazione fisiologica i soggetti sostenevano con calma tali argomenti, quando invece gli stessi argomenti venivano proposti dopo l’iniezione, i soggetti riferivano di sensazioni molto più intense. L’ipotesi di Maranon è che i pensieri che si mostravano innocui in condizione di tranquillità provocavano emozioni durante l’attivazione fisiologica indotta dall’adrenalina.
Schachter e Jerome Singer (1962) passarono al vaglio sperimentale la teoria dei due fattori. I due studiosi sostennero che i soggetti dell’esperimento di Maranon spiegavano le loro sensazioni a partire dagli effetti prodotti dal farmaco: tendevano a non considerare il loro stato di attivazione come segnale di un’emozione. I soggetti che non avevano ricevuto un’adeguata spiegazione del loro stato di attivazione avrebbero cercato la causa in una situazione contingente, avrebbero cioè pensato di sentire effettivamente delle emozioni e non delle reazioni emotive dell’ordine del “come se”, proprio come era accaduto agli individui nell’esperimento di Maranon.
Schachter e Singer, in una loro ricerca, dissero ai partecipanti, che erano stati convocati per un esperimento che doveva valutare gli effetti prodotti sul sistema visivo da un prodotto vitaminico denominato Suproxin. Al gruppo di controllo fu somministrato un placebo. Gli altri partecipanti all’esperimento furono suddivisi in tre gruppi: quelli informati, quelli non informati e quelli informati inadeguatamente, a tutti fu iniettato una piccola quantità di adrenalina. Al gruppo informato fu detto che doveva aspettarsi determinati effetti dal Suproxin: alterazione del battito cardiaco, tremiti (effetti prodotti normalmente dall’adrenalina). Al gruppo non informato fu detto che il Suproxin era un farmaco molto leggero che non produceva effetto alcuno. Al gruppo informato inadeguatamente fu detto di aspettarsi degli effetti improbabili: torpore ai piedi, formicolio e un leggero mal di testa. Schachter e Singer prevedevano che i soggetti del gruppo non informato e quelli del gruppo informato inadeguatamente, ovvero i soggetti che non avevano ricevuto spiegazioni sufficienti per comprendere lo stato di attivazione in cui di lì a poco si sarebbero trovati, avrebbero cercato nell’ambiente circostante gli indizi per capire il perché si sentivano così attivati.
Alcuni indizi furono forniti dai ricercatori, grazie ad un complice che si spacciò da studente in attesa di fare il test della vista. Egli assunse atteggiamenti tali da suscitare euforia o rabbia. L’euforia veniva trasmessa con fragorose risate o scherzi, giochi con hula hoop ai quali invitava anche gli altri soggetti. La rabbia invece entrava in gioco mentre il complice e i soggetti si trovavano seduti l’uno accanto all’altro per la compilazione di un questionario che comprendeva argomenti molto irritanti. Le domande erano di questo tipo: Quanti rapporti sessuali hai in una settimana? Al di fuori del matrimonio, tua madre, con quanti uomini ha avuto una relazione? Chi nella tua famiglia non si fa il bagno o non si lava con regolarità? Chi sembra aver bisogno di cure psichiatriche tra i tuoi familiari? E così via. Mentre riempivano il questionario, il complice mostrava comportamenti che lasciavano inconfutabilmente emergere una fortissima irritazione, fino al punto estremo di strappare il questionario per uscire rapidamente fuori dalla stanza.
Le previsioni dei ricercatori sembrano aver trovato conferma nell’esperimento. I soggetti che non avevano ricevuto informazioni o le avevano ricevute inadeguatamente tendevano a imitare o farsi coinvolgere dall’umore del complice: mostravano atteggiamenti collerici o una certa euforia. Il gruppo di soggetti adeguatamente informati, che erano in grado di spiegarsi il loro stato di attivazione fisiologica, si lasciavano molto meno influenzare dal comportamento del complice.