L’espressione “strategie compensatorie” fu coniata da Judith Beck nel 1995 per descrivere quei comportamenti atti a far fronte alle credenze nucleari disfunzionali. Un paziente che ha una convinzione nucleare del tipo “sono una persona noiosa e a nessuno interessa ciò che ho da dire” potrebbe mettere in atto comportamenti finalizzati a conquistare l’attenzione degli altri oppure tendenti all’evitamento per rendere più sopportabile il disagio emotivo connesso a questa convinzione. Una persona che crede di essere poco intelligente, potrebbe prepararsi in modo eccessivo per un esame, per esempio, per compensare la percezione svalutativa delle proprie abilità intellettive. Se una persona è convinta di non essere sicura di saper prendere decisioni giuste può maturare la credenza che, ricevendo i consigli giusti dagli altri, possa assicurarsi di prendere sempre la decisione giusta e ciò, può portare all’insorgenza di una strategia compensatoria caratterizzata da una eccessiva ricerca di rassicurazioni. Il riconoscimento e la trasformazione delle strategie compensatorie e delle credenze ad esse correlate rappresenta un aspetto fondamentale della terapia cognitiva.