Bergson parla di corpo vivente che si focalizza su determinati elementi del mondo naturale, istinto di caccia, di predazione e così via. Via via che l’organismo si sviluppa, restringe sempre di più il campo delle proprie azioni selezionando solo ciò che gli interessa. Vede ciò che gli interessa. La percezione è focalizzata solo sua una porzione delle cose. Il cervello è un particolare elemento della materia vivente, è un intervallo all’interno della continua catena di azioni e di reazioni. Bergson parla di sospensione: un lasso temporale tra un’azione e un’altra. La beance causale è un interruzione, è uno tratto all’interno della concatenazione causale. Nell’istanza della lettera il significato è un prodotto della concatenazione dei significanti, il significante è la causa materiale del significato.
La beance causale non è più un ordine di con-causazione senza strappi. C’è una lacerazione, un intervallo, essa è uno strappo. Uno strappo è correlativo al disordine. La beance causale è molto diversa dalla mancanza, il buco non è qualcosa che torna al proprio posto, come accande nel gioco dei 15. La lettera segna un contorno al buco. La lettera contorna i bordi di un buco. C’è una sospensione, qualcosa che esce dalla trama del tempo, che si realizza nei momenti critici della storia di un paziente.
C’è qualcosa che causa il nostro desiderio spingendoci da dietro. Ecco cosa emerge nel Seminario sull’angoscia. È un modo diverso di dire che le pulsioni sono la causa ultima dell’accadere psichico. Le pulsioni che causano ciò che ci manca. Non c’è qui l’oggetto metonimico. La mancanza è strutturale. Nel Seminario sull’angoscia c’è qualcosa che preme costantemente. Sentirò questa mancanza, finché la vita preme dentro me la mancanza si farà sentire. L’ordine significante è strappato.