Abbiamo visto nel post di ieri come la pulsione si soddisfa direttamente. L’artista devia dalla realtà spiacevole permettendosi di non pensare alla realtà spiacevole, piazzando in quel posto la sua opera. Può dare forma reale al suo fantasma. Come si articola questo rapporto con il reale? L’opera d’arte per Lacan non è interpretabile. Per Lacan l’opera d’arte non è la formazione dell’inconscio. Lacan considera sia l’arte antica che quella moderna. L’opera d’arte non è interpretabile come si fa con un sintomo. L’opera d’arte non è interpretabile. L’arte si potrebbe spiegare con il sinthomo. L’arte è una produzione non interpretabile. L’arte è la produzione di un oggetto come articolato nel punto più vicino al reale. L’arte è un modo di popolare il vuoto della cosa. Il sintomo è più vicino alla metonimia. L’oggetto del desiderio è metonimico. Il desiderio è metonima della mancanza ad essere. La sublimazione comporta il sinthome in quanto metonima del godimento perduto dove il soggetto mette lì il proprio oggetto. È la serie che fa la sublimazione. Nella sublimazione si gioca la proprietà metonimica della significazione. Nella sublimazione non c’è sacrificio, non c’è difesa, è al polo opposto del sintomo nevrotico. L’opera d’arte è sul versante del saperci fare. Non c’è godimento fallico: non ha il fallo come causa, fa causa qualcosa del fantasma, non il fallo, non il godimento fallico. Nella sublimazione c’è forclusione del godimento sessuale, è chiaro che il godimento sessuale manca. La sublimazione non è un godimento fallico. Non è per via della metafora che l’opera d’arte si manifesta. L’opera d’arte comunica una metonimia. Ecco perché il vero nevrotico non sa sublimare. Il godimento fallico non è quello in gioco nella sublimazione. Il nevrotico gira intorno ad un godimento fallico impossibile. È il godimento fallico impedito. Per uscire da questa empasse egli trasforma il suo sintomo attraverso un soggetto supposto sapere (analista). L’artista, nel momento della creazione, non è soggetto ad un supposto sapere, in quel momento non c’è supposto sapere, l’artista è arrogante, non ha dubbi. Non deve avere vacillamenti. Per l’artista il soggetto supposto sapere è in lui. L’atto della creazione è un atto che ha della certezza. L’artista mette all’origine della propria opera d’arte il suo fantasma.