Quindi, riprendendo il discorso di ieri, se inizialmente il reale era un capitolo a sé e dunque lo scontro, se così possiamo dire, sussisteva fra simbolico e immaginario, adesso, con la rivalutazione del reale, l’opposizione si articola tra il reale e il simbolico-immaginario. Le differenze tra simbolico e immaginario si attenuano per confluire in nuovo concetto analitico:il sembiante.
Se inizialmente Lacan considerava il godimento, un ostacolo all’equilibrio garantito dal simbolico, nel Seminario VII viene data una nuova rilevanza clinica a quella “trasgressione” in grado di andare al di là del principio di piacere.
Lacan nel Seminario VII concepisce il godimento come eclissato, indecifrabile, opaco, oscuro, difficilmente comprensibile da parte del soggetto. L’immaginario, che prima era il luogo per eccellenza del godimento, diventa adesso un ostacolo-barriera fra il piacere e il godimento. A tal proposito Lacan considera la funzione del bello come il confine ultimo dell’immaginario, sbarramento ultimo che preserva il soggetto dall’accesso alla dimensione remota del godimento, quell’a di là del principio di piacere che ha un’esistenza a sé e che pulsa interrottamente. È inutile dunque un’etica del godimento, visto che il godimento insistentemente e ripetutamente straripa i suoi margini.
A partire da queste considerazioni è possibile dire che il desiderio non è solo domanda di riconoscimento. Il desiderio è incondizionato, assoluto, in grado di superare l’intersoggettività del riconoscimento simbolico e quindi, l’appagamento del desiderio, il suo soddisfacimento va al di là della dimensione intersoggettiva: esso va al di là di ogni legame con l’Altro, rappresenta una sorta di ripiego narcisistico della libido, un disinvestimento della realtà.
Nel Seminario VII il desiderio in quanto tale non risulta più omologabile al godimento. La parola piena (contrapposta a quella vuota) non è più l’ideale a cui aspirare nel lavoro analitico. La parola è inconciliabile, persino discordante, potremmo dire, con il desiderio. E’ il godimento l’indistruttibile nocciolo duro del sintomo, la chiave di volta di ogni analisi.
Nel Seminario VII, quindi, lo ribadiamo, centrale è il concetto di godimento, concetto che segna un radicale ritorno ai concetti freudiani di pulsione di morte (Todestrieb) e di al di là del principio di piacere. In particolare Lacan intercetta in Freud due posizioni fondamentali. La prima è quella dell’Interpretazione dei sogni, dove è centrale la struttura logica del funzionamento inconscio a partire dalla dimensione simbolica, retorico-linguistica, subordinata alle leggi della metafora e della metonimia, in poche parole: parliamo della tesi dell’inconscio strutturato come un linguaggio. La seconda posizione è quella dell’Al di là del principio di piacere dove Freud alla forza delle costruzioni simboliche dell’inconscio preferisce, se così possiamo dire, il mutismo angosciante della pulsione di morte, dell’Es e della ripetizione sintomatica.