Riprendendo il posto di ieri, se nella clinica continuista l’accento è sul sinthomo e non sul versante del padre. L’elemento differenziale nella clinica del sinthomo è il punto di capitone. Questo nodo permette al significato e al significante di annodarsi e produrre un senso. Nella forclusione non essendoci il Nome del Padre, non c’è la possibilità di costruire questa significazione. Al posto della significazione abbiamo uno scorrimento non solo del significante al livello del senso ma anche a livello del godimento. Per lo psicotico non c’è mai il punto. Quando non c’è un senso, quando qualcosa fa enigma, nello psicotico quel particolare lo riguarda. La sorpresa invece è messa nel lato della nevrosi, perché nel nevrotico c’è incontro il ritorno del rimosso. Per il soggetto psicotico l’enigma si pone come qualcosa che gli ritorna dall’esterno. C’è un vuoto enigmatico della significazione. Lo psicotico ha la certezza della significazione: quel particolare significa qualcosa ma non sa cosa. Per Schreber è dio che domanda a lui. Il vuoto enigmatico, l’Altro vuole qualcosa. Diventa minaccia, minaccia della domanda dell’Altro. C’è una trasformazione nella mancanza dell’Altro, se l’altro vuole qualcosa da me è perché manca di qualcosa, ma è la mancanza non di questo vuoto ma di un ordine, di un limite. Quindi non è la mancanza connessa al desiderio. Il soggetto è chiamato a completare la mancanza dell’Altro. Il soggetto diventa oggetto del godimento dell’Altro, ovvero oggetto che può completare l’Altro. Il nevrotico non ha la certezza che l’Altro voglia qualcosa da lui. Lo psicotico è certo che l’Altro vuole qualcosa da lui.