Rimuginio e concretezza

Nel post di ieri abbiamo concluso dicendo che, l’indeterminatezza, la nebulosità che avvinghia l’oggetto causa della minaccia è un tratto caratterizzante del rimuginio patologico. È stato dimostrato che, nel pensiero rappresentazionale, il dettaglio della valutazione delle immaginazioni fobiche diminuisce con l’aumentare della gravità dello stato fobico (Watts, Sharrock e Tresize, 1986). Inversamente, il dettaglio diventa vivido quando lo stato d’ansia diminuisce (Borkovec e Sides, 1979).

Risultati simili si sono riscontrati anche nel pensiero verbale: pazienti affetti da fobia canina riescono ad elencare un numero più basso di razze canine rispetto ai non fobici (Landau, 1980). Similarmente, gli ossessivi presentano un vocabolario ristretto nella descrizione dei temi ossessivi, come per esempio la paura di sbagliare o la contaminazione (Persons e Foa, 1984; Reed 1969a, 1969b).

È stato inoltre dimostrato che gli ansiosi presentano una riduzione delle capacità attentive e del pensiero riferito alle presunte conseguenze negative: non c’è mai uno spostamento verso pensieri positivi o valutazioni meno ostili degli eventi temuti (Williams et al., 1997; Mathews, 1990; 1993). Ciò è riscontrabile sia nei Disturbi d’Ansia Generalizzata (Eysenck, 1992) che nelle fobie (Öhman, 1993; Öhman e Soares, 1993, 1994). Anche nella teoria dei sottosistemi cognitivi interattivi (Teasdale, 1993; 1996; 1997) si sottolinea il fatto che nell’ansia predomina uno stile cognitivo molto poco analitico, rispetto a quello messo in atto durante gli stati di calma. Tale stile presenta un contenuto cognitivo degradato e caratterizzato da una emotività predominante. Il soggetto ansioso, è convinto che qualcosa andrà male e che non riuscirà a farcela, ma tutto ciò avverrà sempre senza una rappresentazione chiara del danno che rischierebbe di subire.

Il rimuginio è caratterizzato da uno scarsissimo livello di concretezza (Eysenck, 1992; Stöber e Borkovec, 2002) e si accompagna ad una scarsa capacità di pianificazione delle strategie di coping efficaci (Schönpflug, 1989). La predominanza di valutazioni verbali caratterizzate da un elevato livello di astrazione, si accompagnano ad una bassa immaginazione visiva dei scenari dinamici (Borkovec e Inz, 1990; Freeston et al., 1996; Molina et al, 1998). Da un punto di vista psicopatologico, il rimuginio può essere concepito come una ripetizione costante e ossessiva della preoccupazione di un danno irrimediabile accompagnato ogni volta da rappresentazioni scarsamente riconducibili a scenari concreti.

Concludiamo questo post sottolineando un aspetto particolarmente interessate: il “worry” è un processo mentale senza alcun correlato fisiologico. È un processo interamente mentale. Questo è il tratto che differenzia il “worry” dall’ansia: nei casi di “worry” patologico, addirittura, l’arousal fisiologico connesso all’ansia si indebolisce.

Bibliografia

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