Realtà psichica (1/23)

L’infinita e molteplice serie di combinazioni, associazioni, deformazioni, modificazioni, rimaneggiamenti, fa sì che l’esperienza originaria, quella realmente vissuta, nell’hic et nunc, diventi di fatto inaccessibile: essa è continuamente ri-registrata. Assume così la forma di una fantasia, ovvero la forma di uno scenario immaginario che include il soggetto, che raffigura i processi difensivi e l’appagamento di un desiderio, un desiderio più profondo, inconscio, legato ad una esperienza ormai rimossa, irriconoscibile.

Inizialmente Freud sosteneva che le scene infantili erano la riproduzione di fatti realmente accaduti ed erano alla base delle varie patologie. Ad un certo punto abbandonò questa concezione, considerando le scene come “realtà psichica”, un nucleo psichico specifico, dotato di un suo particolare statuto: è l’unica configurazione psichica “reale” rispetto a tutti gli altri fenomeni psichici.

Scrive Freud «Non sono in condizione di dire se si debba riconoscere una realtà ai desideri inconsci. Naturalmente essa va negata a tutti i pensieri di passaggio e intermedi. Quando si hanno di fronte i desideri inconsci, portati alla loro espressione ultima e più vera, bisogna dire che la realtà psichica è una particolare forma di esistenza che non deve essere confusa con la realtà materiale»[i]. Con “realtà psichica” Freud indica fondamentalmente il desiderio inconscio e le fantasie ad esso legate. È ciò che, nella vita psichica del soggetto, risulta essere così particolarmente coerente e resistente che per certi versi è molto vicino alla realtà materiale. La realtà psichica è ciò che per il soggetto assume valore di realtà. Man mano che Freud riduce l’importanza teorica della seduzione e dei traumi psichici infantili, fa strada a questa ipotesi. Ci sono fantasie che, anche se non connesse a fatti realmente accaduti «possiedono una realtà psichica in contrasto con quella materiale, e noi giungiamo a poco a poco a capire che nel mondo delle nevrosi la realtà psichica è quella determinante»[ii] . I processi inconsci tendono a sostituire la realtà esterna con quella psichica. I ricordi dimenticati, introvabili, sono inclusi nella fantasia, irretiti negli stessi meccanismi psichici che operano anche nel sogno. Infatti, «[…] la scena infantile è rappresentata nel contenuto onirico manifesto solo mediante un’allusione, ed è compito dell’interpretazione enuclearla dal sogno»[iii]. Neanche negli stati più profondi della psicosi i ricordi inconsci possono emergere, l’evento, il vissuto, non si svela mai.[iv] Questi ricordi producono i loro effetti, si fanno sentire, attraverso una spinta che ci orienta.


[i] Freud S., L’interpretazione dei sogni 1899, OSF, vol. 3, p. 564.

[ii] Freud S., Introduzione alla psicoanalisi e altri scritti 1915-1917, OSF, vol. 8, p. 524.

[iii] Freud S., Interpretazione dei sogni, 1900, OSF, Vol. 3, p. 187.

[iv] Freud S., Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Bollati Boringhieri, Torino, 2008, p. 298.