McLean pensava che la parte più importante del cervello viscerale fosse l’ippocampo e che esso ricevesse i segnali sia dal mondo esterno che da quello interno o viscerale. L’intreccio tra le sensazioni esterne e quelle interne rappresenta per questo autore la struttura dell’esperienza emotiva, le cellule piramidali dell’ippocampo costituirebbero la tavolozza dei colori emozionali. La difficoltà ad interpretare le emozioni, secondo McLean è dovuta proprio alla struttura dell’ippocampo, che lui considera essere il punto di riferimento del cervello viscerale. L’ipotesi avanzata è che esso abbia una modalità di processare l’informazione molto rozza e che sia una sorta cervello primitivo incapace di lasciarsi permeare dal linguaggio, anche se esso parrebbe caratterizzarsi per un presunto simbolismo non verbale, una sorta di lingua viscerale che produce degli effetti molto rilevanti sul nostro comportamento. Questa lingua viscerale è in grado di generare un linguaggio poco raffinato, primitivo e scarsamente analitico, dove le associazioni possono essere a tal punto disarticolate da provocare fobie o comportamenti compulsivi molto invalidanti. La neocorteccia riuscirebbe invece a intervenire, attraverso una analisi più dettagliata di queste “rappresentazioni viscerali”, prima che queste si trasformino in comportamenti o stati somatici tout court.
Questa descrizione evoca vagamente il concetto freudiano di inconscio, anche se per McLean il cervello viscerale non è inconscio, non è un contenitore del rimosso, esso si caratterizza per una sintassi molto primitiva, un linguaggio primitivo che rende quasi impossibile la sua decodifica verbale.
McLean nel 1952 denominò «sistema limbico» questo cervello viscerale nel quale l’ippocampo restava l’elemento preminente.
Oggi è acclarato che l’ipotalamo è importante per tutto il sistema nervoso, neocorteccia inclusa e altre aree sono implicate nel sistema limbico, per esempio midollo allungato. Inoltre è stato dimostrato che l’ippocampo (insieme ai corpi mammillari e al talamo anteriore) non incide in modo significativo sulle funzioni emotive, invece sembra produrre effetti rilevanti sulla memoria cosciente.