Fonte: Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pag. 531. Parmenide, 132 a-b, 132 d-133 a.
1 [132 a] [Parmenide] – Io credo che tu sia indotto a concepire ciascun genere delle cose come una unità da questo: ogni qual volta tu ritieni di trovarti di fronte ad un certo numero di cose grandi, ti pare, direi, che ci sia un certo aspetto caratteristico, unico e proprio lo stesso, visibile a chi getta il suo sguardo su tutte e cosí tu opini che la grandezza sia come tale una unità. [Socrate] – È vero. [Parmenide] – E se guarderai analogamente tutte queste cose con gli occhi della tua anima, la grandezza come tale e le altre cose grandi? Non ti apparirà un’altra unitaria grandezza in ragione della quale tutte queste cose osservate appaiono grandi? [Socrate] – È verosimile. [Parmenide] – Apparirà quindi un altro genere della grandezza, sorto accanto alla grandezza e alle altre cose che partecipano di questa, e ce ne sarà un [b] altro in tutte le cose di cui abbiamo parlato fin qui in ragione del quale tutte queste saranno grandi; e non sarà piú per te uno solo ciascun genere delle cose, ma infinita pluralità. […]
2 [132 d] [Socrate] –Mi pare invece, Parmenide, che la soluzione sia proprio qui: questi generi di cui parliamo sono nella natura come modelli e le altre cose assomigliano ad essi, ne sono copie somiglianti e quella partecipazione ai generi da parte delle altre cose si dà non altrimenti che in quanto le nostre cose sono rappresentazioni di quelli. Disse Parmenide: – Se allora qualche cosa assomiglia al genere, è possibile che quel genere non sia simile a ciò che ne è rappresentazione, nella misura in cui questa è a somiglianza di quello? E c’è qualche mezzo per cui il simile non sia simile al suo simile? [Socrate] – Non c’è. – [Parmenide] Non c’è forse una stretta [e] necessità che due cose che si assomigliano partecipino a qualche cosa di unico e identico per ambedue? [Socrate] – Certamente. [Parmenide] – E non sarà proprio il genere ciò di cui i simili partecipando sono simili? [Socrate] – Perfettamente. [Parmenide] – Non è pertanto ammissibile che qualche cosa sia simile al genere, né che questo lo sia ad altro; altrimenti vicino al genere comparirà sempre un altro genere e, se questo è simile [133 a] a qualche cosa, un altro ancora; non finirà mai di nascere sempre un nuovo genere, se il genere risulta simile a ciò che ne partecipa. [Socrate] – Quanto dici è assolutamente vero. [Parmenide] – Non è dunque sulla base della somiglianza che le altre cose partecipano dei generi, ma bisogna cercare un altro modo di partecipazione. [Socrate] – Cosí risulta.