Ancora, nella Questione preliminare (a differenza del Seminario III), la forclusione, non si gioca esclusivamente sul “significante” padre ma sulla “metafora” padre. Cioè la questione si sposta sul significante paterno in quanto questo significante non riesce a sostituirsi al significante materno, il Desiderio della Madre, precedentemente simbolizzato. Ciò vuol dire che nella simbolizzazione avremo due tempi. Il primo include la madre e la x del suo desiderio. Quella x a cui il bambino volgerà la sua attenzione per rendersi presente al desiderio di lei. Il secondo comprende la metafora paterna, ovvero l’operazione che vede il significante materno, il Desiderio della Madre, sostituito dal significante paterno, il Nome-del-Padre. Nella psicosi tale sostituzione non si verifica perché, indipendentemente dal fatto che possa essere presente il padre reale, manca il significante paterno. “Considereremo dunque la Verwerfung come preclusione, forclusion, del significante. Nel punto in cui […] è chiamato il Nome-del-Padre, può dunque rispondere nell’altro un puro e semplice buco, che per carenza dell’effetto metaforico provocherà un buco corrispondente al posto della significazione fallica”[1]. “Perché la psicosi si scateni, bisogna che il Nome-del-Padre, verworfen, precluso, cioè mai giunto al posto dell’Altro, vi sia chiamato in opposizione simbolica al soggetto[2].
[1] Jacques Lacan, Libro III, Le psicosi, 1955-56, Torino, Einaudi, 1985, p. 554
[2] Jacques Lacan, Scritti, Einaudi, Torino, 1974, vol. 2, p. 544