L’idea di allucinazione, come percezione senza oggetto, si fonda sull’ipotesi di un soggetto che percepisce, che ha delle allucinazione, che percepisce qualcosa che non esiste. A partire da questa idea, l’allucinato, sbaglia: dice di udire voci che nessuno proferisce o di vedere cose che non esistono. Il soggetto della percezione è il soggetto delle facoltà psicologiche. L’ipotesi alla base di questa concezione è che il percipiens sia un’istanza unificante. È l’individuo che unisce le varie percezioni. Lacan capovolge questa lettura. Egli considera il fenomeno allucinatorio in quanto tale. Egli parte dal perciptum, dal fenomeno, e da questo ne deduce il soggetto in gioco, ossia il percipiens. Merlau-Ponty a tal proposito si sofferma sull’esperienza percettiva di Katz[1] in cui emerge che il perceptum è strutturato e che il percipiens è determinato dal perceptum, proprio come il soggetto è determinato dal significante. Il percepiens non causa il perceptum, non è il padrone del perceptum. Ne è, invece, un effetto. Non abbiamo un unico percipiens. Il percipiens varia al variare del perceptum. Il soggetto, per Lacan, non è costituente, nel senso di uniformante della realtà esterna. Questo semmai è l’Io nella sua funzione immaginaria. Il soggetto è costituto dal simbolico, è diviso dall’impatto con al realtà esterna. Rispetto al percipiens, c’è un perceptum preesistente che di fatto lo determina, lo costituisce. Il soggetto è determinato dall’ordine simbolico e i fenomeni allucinatori rivelano, confermano possiamo dire, quella che Lacan chiama autonomia dell’ordine simbolico. L’allucinato non riesce a padroneggiare la propria percezione, il perceptum gli si impone, lo determina. Proprio come il soggetto, non psicotico, è determinato dal’ordine simbolico. Se lo si sa leggere[2] il sintomo psicotico, come accade nei fenomeni allucinatori di Schreber, mostrano la struttura del linguaggio dell’inconscio freudiano e la determinazione dell’uomo da parte del significante.
[1] Cfr M. Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, trad. it. Il saggiatore, Milano 1965
[2] Jacques Lacan, Scritti, Einaudi, Torino, 1974, vol. 2, p. 533