Ferenczi nel 1914 lavora su un caso avuto in cura per 12 anni. Ferenczi è uno psichiatra ma non lo riceve come psicoanalista. È un caso di megalomania e paranoia. Capace comunque di avere rapporti con i suoi simili e di conservare un posto nella società. Poeta e intellettuale, è un medico che lavora in reparto. È visto da Ferenczi una volta al mese. Il soggetto viene lì, racconta le proprie pene e se ne va. Non chiede alcuna interpretazione. Va a confessargli le sue pene. Ferenczi non spinge, accetta il quadro stabilizzante in cui il soggetto è incluso. L’analista in questo caso in che posizione trova? Di segretario, di testimone, il garante per l’ordine del mondo.
Le pene che il paziente racconta: nell’ambiente di lavoro c’è tutto un sistema di connivenze che lo discrimina sempre, che non lo fa accedere a ciò che accedono altri. Amicizie, connivenze ad excludendum. Tiene un quadernetto dove annota cosa fa Tizio cosa Caio. Il sentimento di odio di cui si sente vittima ha così un suo posto.
Ogni tanto il quadernetto lo mostra al caporeparto senza andare dall’analista. Qui forse Ferenczi avrebbe potuto fare un intervento. Il caporeparto non è contento di ciò. Inizia a manifestare una certa insofferenza per questo suo “atto zelante”. “Me ne venga a parlare qui”, avrebbe dovuto dire Ferenczi.
Il paziente si occupa di letteratura ma anche questo campo è pervaso da complotti e tentativi di sabotaggio. Non ha nessun interesse sessuale per le donne. Di fronte all’ennesimo sopruso della “cricca”, consegna il quadernetto al caporeparto dandogli una sonora sberla. Lo allontanano mandandolo in pensione. C’è uno scollegamento con tutto un sistema. A questo episodio segue subito un cambiamento: il paziente inizia ad interessarsi di psicoanalisi.
Spulciando nella letteratura psicoanalitica trova l’articolo scritto da Ferenczi sulla omosessualità del 1911. Abbraccia così l’ipotesi della componente omosessuale proiettata sull’altro, dell’omosessualità latente. Ecco la ricostruzione del sistema che era stato lacerato dopo l’episodio con il caporeparto. Ricostruzione che avviene secondo la teoria dell’omosessualità alla base del delirio di persecuzione. Il transfert erotomanico è spostato non sull’analista ma sulla teoria. A partire dall’omosessualità latente reinterpreta tutto il suo passato. Assume l’identificazione femminile. Assume la posizione femminile. Inizia a sognare degli incontri omosessuali. Sogni da fare interpretare all’analista. Il sistema delirante questa volta si trova imperniato sul transfert. L’analista qui viene chiamato ad interpretare.
Cosa ne facciamo dell’interessamento di questo soggetto verso la psicoanalisi? Ferenczi non aveva alcun interesse ad intraprendere un percorso psicoanalitico con questo soggetto, percorso che non offriva nessuna prospettiva per lui. Egli si asterrà dall’interpretare la quesitone della omosessualità. Cioè non mette in gioco tale questione nel lavoro con il paziente.
Il transfert sulla teoria psicoanalitica non è persecutorio ma erotomaniacale. Iniziano anche le fantasie diurne omosessuali. Il soggetto inizia ad angosciarsi. È sempre più torturato dai suoi fantasmi omosessuali che lo invadono.
Se il sistema persecuzione tiene, la questione dell’omosessualità invece no. Il paziente interrompe bruscamente il trattamento con Ferenczi. Respinge ora con orrore l’idea della sua omosessualità negando la sua psicosi. Negando la relazione di causalità tra paranoia e omosessualità. Negando che la psicoanalisi abbia ragione a sostenere questo. Che l’analista possa sostenere questo.
Successivamente ricostruisce un piccolo entourage di lavoro con una sorta di persecuzione. Ha restaurato la forma delirante che più delle altre lo teneva in vita. Un condizionamento del suo tenore di vita, un peggioramento, se così possiamo dire, c’è stato. Adesso è uno psicotico un po’ più franco, deve fare in conti con più fenomeni elementare.
Ferenczi conclude affermando che il paranoico si sente minacciato quando è privato di quel sistema, costruito per anni e che gli ha consentito di mantenere una certa integrazione sociale. Il passaggio che è avvenuto in questo caso lo ha privato di questo sistema che gli dava una identificazione immaginaria, la professione medica. Il sistema megalomanico-persecutivo è saltato in aria.