1. Dimenticanza di nomi propri
1901, 57-6
Esistono nel fenomeno della dimenticanza temporanea dei nomi alcune particolarità che si possono riconoscere abbastanza chiaramente in certi casi, anche se non in tutti. In tali casi infatti non solo si ha dimenticanza, ma anche falso ricordo: colui che si sforza di ricordare il nome dimenticato vede affacciarsi alla propria coscienza altri nomi, nomi sostitutivi, che subito riconosce essere sbagliati ma che continuano a imporsi alla mente con grande insistenza. Il processo destinato a riprodurre il nome cercato si è per così dire spostato, portando dunque a una sostituzione erronea. È presumibile che questo spostamento non sia lasciato a un arbitrio psichico, ma segua tracciati governati da leggi e prevedibili. Il nome o i nomi sostitutivi stanno col nome cercato in una certa connessione. Le condizioni per la dimenticanza di un nome accompagnata da falso ricordo possono essere così riassunte: 1) una certa disposizione a dimenticarlo; 2) un processo di rimozione verificatosi poco tempo prima; 3) la possibilità di stabilire un’associazione esteriore tra il nome in questione e l’elemento represso.
2. Dimenticanza di parole straniere
62-68
Il lessico corrente della lingua che ci è propria, nell’ambito dell’uso normale, appare protetto contro la dimenticanza. Come si sa, le cose stanno diversamente quando si tratta di vocaboli di una lingua straniera. La disposizione a dimenticarli esiste per tutte le parti del discorso, e un primo grado di disturbo funzionale si manifesta nell’irregolarità della nostra padronanza del lessico straniero, a seconda delle nostre condizioni generali e del nostro grado di stanchezza. Freud riferisce un’analisi che riguarda la dimenticanza di una parola non sostantivale di una citazione latina. L’apparire o il non apparire di errati ricordi sostitutivi non può giustificare una distinzione essenziale. Nell’esempio presentato il disturbo della riproduzione sgorga dall’interno del tema toccato, in quanto vi suscita inconsciamente un’opposizione contro l’idea-desiderio raffigurata nella citazione.
3. Dimenticanza di nomi e di sequenze di parole
69-92
La cosa dimenticata o deformata è messa in collegamento, tramite una qualche via associativa, con un contenuto di pensiero inconscio, dal quale si diparte l’effetto che si manifesta come dimenticanza. La dimenticanza di nomi e di sequenze di parole può essere dovuta a vari motivi: complesso professionale, complesso familiare, autoriferimenti, un rancore “sublimato” contro una data persona, cattiva coscienza, complesso personale. In molti casi il nome viene dimenticato non perché di per sé desti tali motivi, ma perché per assonanza o per omofonia sfiora un altro nome contro il quale tali motivi sono diretti. Il meccanismo della dimenticanza dei nomi consiste nella perturbazione della desiderata riproduzione del nome da parte di una serie di idee estranee, non coscienti in quel momento. Fra il nome perturbato e il complesso perturbatore vi è o una connessione preesistente o una connessione prodottasi mediante associazioni superficiali (esteriori) e spesso per vie che appaiono artificiose. Tra i complessi perturbatori, si mostrano più efficaci quelli di autoriferimento. In generale si possono distinguere due casi principali di dimenticanza di nomi: o il nome stesso richiama cose sgradevoli, o viene posto in collegamento con un altro nome che ha questo effetto.
4. Ricordi d’ infanzia e di copertura
93-100
I primissimi ricordi d’infanzia di una persona sembrano aver conservato quanto è indifferente e secondario, mentre (spesso, non sempre) non si trova traccia nella memoria degli adulti di impressioni importanti, possenti e affettivamente cariche di quell’epoca. Esiste un’affinità tra la dimenticanza di nomi propri con falso ricordo sostitutivo e la formazione dei ricordi di copertura. Dei ricordi d’infanzia conservati, alcuni ci sembrano perfettamente intelligibili, altri strani o inesplicabili. Non è difficile rettificare alcuni errori riguardanti le due specie di ricordi. Sottoponendo a indagine psicoanalitica i ricordi conservati da una persona, si può rilevare facilmente che non esiste una garanzia della loro veridicità. Talune immagini della memoria sono certamente falsate, incompiute o spostate nel tempo e nel luogo. Il ricordare degli adulti si serve di materiali psichici diversi, ma nei sogni queste diversità scompaiono: sogniamo tutti prevalentemente in immagini visive. In modo analogo lo sviluppo di questi caratteri distintivi regredisce per i ricordi d’infanzia, che sono plasticamente visivi anche in quelle persone i cui ricordi ulteriori mancano dell’elemento visivo. Il ricordare visivo conserva dunque il tipo del ricordare infantile. Si è indotti a sospettare che noi, nei cosiddetti primissimi ricordi d’infanzia, non possediamo la traccia reale del ricordo, bensì una sua elaborazione ulteriore che può aver risentito degli influssi di svariate potenze psichiche più tarde. I “ricordi d’infanzia” degli individui acquistano così in generale il significato di “ricordi di copertura”.
5. Lapsus verbali
101-45
Il lapsus, osservato nell’uomo normale, dà l’impressione di uno stadio preliminare delle cosiddette “parafasie” che intervengono in condizioni patologiche. Fra gli esempi di lapsus verbali raccolti da Freud, ben difficilmente se ne troverebbe anche uno solo nel quale si debba far risalire il disturbo unicamente all’effetto di contatto dei suoni. Quasi regolarmente si scopre in più un influsso perturbatore di qualcosa di esterno al discorso previsto, e ciò che turba è un pensiero singolo rimasto inconscio, che si manifesta attraverso il lapsus e che spesso può essere portato alla coscienza soltanto mediante un’accurata analisi, oppure è un motivo psichico più generale che si dirige contro tutto il discorso. I lapsus verbali sono contagiosi. Ha un effetto rasserenante il lapsus verbale che serve a ottenere una conferma durante una disputa, cosa molto gradita al medico nel suo lavoro psicoanalitico. Si capisce così che gli uomini, con assoluta generalità, interpretino i lapsus e gli altri atti mancati nello stesso modo esposto da Freud, anche se in teoria non accettano tale concezione e anche se, per quanto riguarda la loro persona, non sono disposti a rinunciare a quella comodità che era congiunta con la tolleranza per gli atti mancati.
6. Lapsus di lettura e di scrittura
146-55
Lapsus di lettura
Il fatto che per gli errori commessi nel leggere e nello scrivere valgano gli stessi punti di vista e le stesse osservazioni che per gli errori nel parlare non deve stupire, data l’intima parentela tra queste due funzioni. Vengono riportati alcuni esempi accuratamente analizzati senza alcun tentativo di unificazione dell’insieme dei fenomeni. Le cause via via prospettate sono le seguenti: pensieri di priorità; abitudini di lunga durata; la disposizione del lettore; la professione o la situazione momentanea del lettore; qualcosa che risveglia le difese del lettore; motivazioni personali.
Lapsus di scrittura
155-70
Secondo Wundt, siamo maggiormente portati ai lapsus di scrittura che non ai lapsus verbali, per il seguente motivo: “Nel normale discorrere, la funzione inibitrice della volontà è continuamente tesa ad accordare tra loro lo svolgersi rappresentativo e il momento articolatorio. Quando il movimento espressivo che segue le rappresentazioni viene rallentato per cause meccaniche, come nel caso dello scrivere (…) siffatte anticipazioni si verificano con particolare facilità.” Dei ventuno esempi di lapsus di scrittura presentati, l’analisi porta a considerarli come dovuti a qualcuna delle seguenti cause: espressione di un desiderio; ostilità inconscia; analogia d’argomento; intenzione di fare uno scherzo; elaborazione secondaria. Questi esempi non autorizzerebbero a postulare una diminuzione quantitativa dell’attenzione, ma piuttosto un perturbamento dell’attenzione da parte di un pensiero estraneo che vuole farsi valere, il che forse non è la stessa cosa. Fra i “lapsus di scrittura” e la “dimenticanza”, si può inserire il caso che qualcuno dimentichi di apporre una firma. Un assegno non firmato equivale a un assegno dimenticato.
7. Dimenticanza di impressioni e di propositi
171-86
Nessuna teoria psicologica è finora riuscita a spiegare congiuntamente il fenomeno fondamentale del ricordare e del dimenticare. Si accetta l’ipotesi che il dimenticare sia un processo spontaneo al quale si può ascrivere un certo decorso temporale. In base agli esempi di dimenticanza osservati da Freud soprattutto su sé stesso, egli distingue tra dimenticanza di impressioni e di esperienze, dunque di cognizioni, e dimenticanza di propositi, cioè omissioni. Riassume così il risultato uniforme di tutta la serie delle sue osservazioni: in tutti i casi la dimenticanza risultò fondata su un motivo di dispiacere. Smarrire una cosa non significa altro che dimenticare dove la si è messa. Anche in persone sane, non nevrotiche, si trovano abbondanti indizi della resistenza che si oppone al ricordo di impressioni penose e alla rappresentazione di pensieri penosi. Il principio architettonico dell’apparato psichico è la stratificazione, la struttura a istanze sovrapposte, ed è possibilissimo che questa aspirazione a difendersi appartenga a un’istanza psichica inferiore e sia inibita da istanze superiori. In modo del tutto simile alla dimenticanza dei nomi, anche nella dimenticanza di impressioni può verificarsi un falso ricordo che, quando viene creduto, è chiamato “inganno della memoria”.
8. La dimenticanza di propositi
186-95
Nessun altro gruppo di fenomeni è meglio adatto della dimenticanza di propositi a dimostrare la tesi che la scarsa attenzione da sola non basta a spiegare l’atto mancato. Un proposito è un impulso ad agire, già approvato, la cui esecuzione è tuttavia rimandata a epoca opportuna. Vi sono due situazioni nella vita in cui anche il profano si rende conto che la dimenticanza dei propositi non può affatto considerarsi un fenomeno elementare irriducibile, bensì giustifica la presunzione di motivi inconfessati: le relazioni amorose e le gerarchie militari. Tanto il servizio d’amore quanto il servizio militare pretendono che ogni cosa che li riguardi debba essere al riparo della dimenticanza. Freud afferma di aver osservato su sé stesso casi di omissione per dimenticanza e di aver trovato che quasi tutti potevano farsi risalire all’interferenza di motivi ignoti o non confessati oppure a una controvolontà: in genere i propositi di una certa importanza si dimenticano quando contro di essi insorgono motivi oscuri; nei casi di propositi meno importanti si ravvisa, come secondo meccanismo della dimenticanza, una controvolontà che si trasferisce, provenendo da un altro campo, sul proposito dopo che si sia stabilita un’associazione esteriore tra quell’altro campo e il contenuto del proposito stesso.
Sbadataggini
196-220
Il termine “sbadataggini” viene usato per designare tutti quei casi nei quali l’effetto mancato, dunque la deviazione dell’intenzione, appare come elemento essenziale; gli altri, nei quali piuttosto tutto l’agire appare inappropriato, sono definiti azioni sintomatiche e casuali. La distinzione però non è netta, e si deve comprendere che tutte le classificazioni usate nel presente studio hanno importanza meramente descrittiva e contraddicono l’intima unità di questo campo di fenomeni. Tra le sbadataggini si possono annoverare quelle azioni che hanno come esito la rottura di oggetti o autolesioni.
9. Azioni sintomatiche e causali
221-43
Le azioni casuali si distinguono dalle sbadataggini soltanto per il fatto che non vi è in esse appoggio a un’intenzione cosciente, ossia non si valgono di un pretesto e compaiono per conto loro. Si eseguono “senza ripromettersi nulla da esse”, solo “per puro caso”, “tanto per fare qualcosa”; e si ritiene per certo di avere con una siffatta risposta troncato l’indagine che voleva accertare il significato dell’azione stessa. Onde poter godere di tale posizione d’eccezione, questi atti, che non rivendicano più la scusante della mancanza d’abilità, devono adempiere a determinate condizioni: devono essere non appariscenti, e i loro effetti devono essere irrilevanti. Queste azioni cosiddette casuali meriterebbero piuttosto il nome di azioni sintomatiche. Esse esprimono qualcosa che la persona stessa che le compie non sospetta in esse, e che di solito non intende comunicare ma tenere per sé. La più ricca messe di simili azioni casuali o sintomatiche la si raccoglie certamente durante il trattamento psicoanalitico dei nevrotici. Viene riportato un esempio a dimostrazione di quanto possa essere stretto il nesso che lega un’azione simbolica eseguita per abitudine alle cose più intime e più importanti della vita di una persona sana. Sono prese in esame le azioni casuali o sintomatiche che si verificano in questioni matrimoniali (e che hanno spesso un significato serissimo) unitamente all’abitudine di “perdere e dimenticare”, e vengono esposti diversi esempi. Segue una breve raccolta di varie azioni sintomatiche rilevate in persone sia sane che nevrotiche. Le immagini e i modi di dire di cui una persona si serve preferibilmente, perlopiù non sono irrilevanti agli effetti di un giudizio su di essa; altre risultano essere allusioni a un tema in quel momento relegato nello sfondo, ma che ha profondamente colpito colui che parla.
10. Errori
244-54
Gli errori di memoria si distinguono dalla dimenticanza accompagnata da falso ricordo soltanto per l’unico particolare tipico che l’errore (il falso ricordo) non viene riconosciuto come tale, ma trova credito. Il meccanismo dell’errore sembra essere il meno rigido di tutti gli atti mancati, vale a dire il verificarsi di un errore indica in generale che l’attività mentale ha dovuto lottare con un influsso perturbatore di un certo tipo, senza che il tipo di errore sia determinato dalla qualità, rimasta oscura, dell’idea perturbatrice. Ogni volta che commettiamo un lapsus di lingua o di penna, è lecito supporre una perturbazione da parte di processi psichici estranei alla nostra intenzione, ma si deve ammettere che tali lapsus spesso seguono le leggi della somiglianza, della comodità o della tendenza alla fretta, senza che l’elemento perturbatore riesca a imporre, nello sbaglio che risulta, parte del proprio carattere. Vengono infine spiegati diciassette esempi di errori.
11. Atti mancanti combinati
255-62
Smarrimento, rottura e dimenticanza sono interpretati come espressione di una controvolontà rintuzzata. Ripetute dimenticanze danno luogo a sbadataggini al momento della conclusione. Una modificazione di forma dell’atto mancato, con conservazione del medesimo effetto, dà l’impressione di una volontà che tende a una meta determinata, e contraddice alla concezione che l’atto mancato sia qualcosa di casuale e non richieda un’interpretazione. Colpisce anche il fatto che il proposito cosciente fallisca del tutto nel prevenire l’effetto dell’atto mancato.
263-76
12. Determinismo, credenza nel caso e superstizione
Punti di vista (A-B)
Certe insufficienze delle nostre prestazioni psichiche e certe azioni che appaiono non intenzionali risultano, se si applica loro il metodo dell’indagine psicoanalitica, ben motivate e determinate da motivi ignoti alla coscienza. Per essere assegnato alla classe di fenomeni compresi in tale spiegazione, un atto mancato deve soddisfare alle seguenti condizioni: a) non deve eccedere una certa misura che viene stabilita dalla nostra valutazione e designata con l’espressione “entro l’ambito della normalità”; b) deve avere carattere di perturbazione momentanea e passeggera; c) se ci rendiamo conto dell’atto mancato, non dobbiamo avvertire nulla di una sua motivazione. Se non riteniamo spiegabili mediante idee finalizzate una parte delle nostre prestazioni psichiche, misconosciamo l’ampiezza del determinismo nella vita psichica. Molti esempi indicano che non si riesce a farsi venire in mente un numero a piacere, così come, per esempio, un nome: esso risulta rigorosamente determinato da certe circostanze e ricordi. Contro l’ipotesi di un totale determinismo psichico, molte persone si richiamano a un particolare sentimento di convinzione dell’esistenza di un libero arbitrio. Non c’è bisogno di negare il diritto a questo sentimento di convinzione. Introducendo la distinzione fra motivazione cosciente e motivazione inconscia, il sentimento di convinzione ci informa che la motivazione cosciente non si estende a tutte le nostre decisioni che comportano movimenti.
276-88
Punti di vista (C-D)
Si possono effettivamente riscontrare in due diverse sfere alcuni fenomeni che sembrano corrispondere a una conoscenza inconscia e pertanto spostata della motivazione degli atti mancati: a) è un tratto singolare e di comune osservazione nel comportamento dei soggetti paranoici l’attribuire la massima importanza ai piccoli dettagli del comportamento altrui che di solito vengono trascurati, interpretarli e prenderli come punto di partenza per conclusioni assai estese; b) un altro riferimento alla conoscenza inconscia e spostata della motivazione negli atti mancati e casuali si trova nel fenomeno della superstizione. La superstizione è perlopiù attesa di disgrazie. Alla categoria del miracoloso e del perturbante appartiene anche quella particolare sensazione, che si ha in certi momenti e in certe situazioni, di essersi già trovati una volta nella medesima circostanza, senza che abbia mai successo lo sforzo di rammentare chiaramente quel passato che sentiamo in modo così vivido.
288-97
Punti di vista (E-F-G)
Tutte le volte che Freud ha analizzato una dimenticanza, gli è risultato chiaro il nesso con qualche ragione specifica. Non è possibile interpretare ogni singolo sogno proprio o dei pazienti, ma il sogno che si mostra refrattario al tentativo di risolverlo il giorno seguente, spesso si lascia strappare il suo segreto una settimana o un mese più tardi, quando un cambiamento nel frattempo verificatosi nella vita reale abbia ridotto le valenze psichiche in conflitto. Lo stesso vale per la soluzione degli atti mancati e sintomatici. Gli atti mancati hanno una motivazione nascosta. Le condizioni fondamentali del processo normale della dimenticanza sono ignote, ma l’analisi degli esempi di oblio che sembrano richiedere una particolare spiegazione rivela come motivo dell’oblio ogni volta un dispiacere, il dover ricordare cose atte a destare in noi sensazioni penose. Nella dimenticanza di propositi si affaccia in primo piano un altro fattore. Diventa cioè tangibile il conflitto che nella rimozione dei ricordi penosi si poteva soltanto sospettare; nell’analisi degli esempi è regolarmente individuabile una controvolontà che si oppone al proposito senza abolirlo. Così si riconoscono anche qui due tipi di processi psichici: la controvolontà, o si rivolge direttamente contro il proposito, o è essenzialmente estranea al proposito e stabilisce un collegamento con esso tramite un’associazione esteriore. Lo stesso conflitto domina i fenomeni delle sbadataggini, mentre nelle azioni casuali o sintomatiche il conflitto interno diventa di secondaria importanza. Il meccanismo degli atti mancati e casuali presenta nei punti essenziali una concordanza con il meccanismo della formazione del sogno. Le condensazioni e le formazioni di compromesso (contaminazioni) si trovano qui come là. La conclusione è che il carattere comune sia ai casi più lievi sia ai casi più gravi di psicopatologia, di cui partecipano anche gli atti mancati e casuali, sta però nella riconducibilità dei fenomeni a un materiale psichico non completamente rimosso il quale, respinto dalla coscienza, tuttavia non è stato interamente privato della capacità di esprimersi.
Estratti: Opere di Sigmund Freud (OSF) Vol 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti 1900-1905, Torino, Bollati Boringhieri, 1989.