Psicologia delle folle: i significanti padroni

Passiamo adesso in rassegna alcune tematiche emergenti dal testo  Psicologia delle folle di Gustave Le Bon. Le Bon sostiene che non sono gli avvenimenti a fare la storia, ma le mentalità. È la mentalità che produce cambiamenti o stagnazioni. I veri cambiamenti importanti si operano nelle opinioni, concezioni, credenze. Questi cambiamenti sono rari perché la razza è stabile. I soli cambiamenti sono quelli che avvengono dentro i significanti della storia della razza. Per usare una terminologia lacaniana, la questione sarebbe come modificare i “significanti padroni” di un soggetto che sono difficilmente modificabili: si possono solo allentare dice Lacan. “Gli eventi davvero degni di memoria non sono che gli effetti visibili di invisibili mutamenti dei sentimenti umani.  Si tratta di eventi piuttosto rari, e ciò dipende dal fatto che il fondo ereditario dei sentimenti costituisce l’elemento più stabile di una razza”[1].

Le folle tendono alla distruzione di quei elementi strutturali che organizzavano la civiltà: credenze religiose, dimensione scientifica, industrializzazione. Le masse non sono più contenute dalla barriere simboliche che ne facevano un popolo (ancoraggio ancestrale): è questo il momento in cui il popolo diventa massa. La forza cieca del numero, della massa che determina la storia: ecco la psicologia delle masse. “Oggi le rivendicazioni delle folle si fanno sempre più precise e tendono a distruggere da cima a fondo la società attuale per riportarla a quel comunismo primitivo che fu la condizione normale di tutti gli aggregati umani prima dell’aurora della civiltà. Limitazione delle ore di lavoro, esproprio delle miniere, delle ferrovie, delle industrie e del suolo; suddivisione alla pari dei prodotti, eliminazione delle classi superiori a profitto delle classi popolari e così via. Queste sono le rivendicazioni. Poco inclini al ragionamento, le folle si dimostrano, al contrario, adattissime  all’azione”[2].


[1] G. Le bon, Psicologia delle folle, Longanesi, Milano, 1996, p.32

[2] G. Le bon, Psicologia delle folle, op. cit., pp. 34-35