La razza storica si fonda su credenze, istituzioni, formazioni culturali, queste sono espressioni dell’anima di un popolo. Secondo questa prospettiva i veri capi sono le loro tradizioni, i capi sono dei significanti che si sedimentano. Ciò che cambia è solo la loro esteriorità (i capi che si succedono). Sono quei significanti ad essere i padroni invisibili che regnano sulle nostre anime che prima di cedere nella loro potenza devono essere usurati: sono fenomeni di lunga durata. I fattori che determinano le opinioni e le credenze sono di due categorie, remoti e immediati. I fattori remoti sono il risultato di un lento lavorio anteriore. Certe idee infatti che caratterizzano le folle sono solo apparentemente folgoranti, si originano invece da questi fattori remoti. I fattori immediati invece sono quelli che, comunque senza il lungo lavorio anteriore non produrrebbero effetti, promuovono in qualche modo una persuasione partecipata, cioè danno luogo ad un’dea producendo tutta una serie di conseguenze: sommosse, rivoluzioni, scioperi. Ci sono alcuni fattori remoti che hanno carattere generale nel senso che costituisco le basi di tutte le credenze e opinioni delle folle.
La razza: “il potere della razza è tale che nessun elemento potrebbe trasferirsi da un popolo all’altro senza subire le trasformazioni più radicali e più profonde”[1]. Le tradizioni: “rappresentano le idee, i bisogni, i sentimenti del passato. Sono la sintesi di una razza”[2]. Il tempo: è ciò che consente la formazione di una razza, “le idee sono figlie del passato e madri dell’avvenire, sempre schiave del tempo”[3]. Le istituzioni politiche e sociali: sono il prodotto di una razza, sono il frutto di un’epoca, non sono esse a creare un’epoca. L’istruzione e l’educazione: l’educazione sembra essere l’unica modalità attraverso la quale agire un poco sull’anima impenetrabile di un popolo. Le grandi dispute che prendono piede nel dibatti pubblico sono sempre su opinioni riconducibili ai fattori immediati, che dopo qualche tempo perdono importanza.
[1] G. Le bon, Psicologia delle folle, Longanesi, Milano, 1996, pp. 111-112
[2] Ibidem
[3] G. Le bon, Psicologia delle folle, op. cit., p. 116