Le relazioni che si instaurano nei luoghi di lavoro diventando sempre più instabili, generando sempre più spesso un forte disagio.
I repentini ed inarrestabili cambiamenti che caratterizzano tali contesti, la continua richiesta di flessibilità, la precarietà, la pretesa continua di specializzazioni, il clima di competitività, la paura di perdere il lavoro, il conflitto con i colleghi e con i “superiori”, l’esclusione e la perdita del lavoro in età matura, l’emarginazione professionale, la crescente difficoltà a conciliare i tempi del lavoro e la vita privata (sociale, affettiva ecc.), sono alla base del disagio che sempre più persone lamentano e che sempre più spesso si trasforma in vere e proprie patologie.
La dimensione lavorativa non esula affatto dalle questioni inerenti la salute mentale.
Se il contemporaneo produce insicurezza e grandi ansie il metodo psicoanalitico, che pratica il pensiero “debole”, incapace di promesse e certezze definitive, certamente non gode di grande popolarità.
Tuttavia, questa è la scommessa, pensare criticamente e in autonomia, accettare la sfida di provvisorietà, di speri-mentalità e l’incompletezza di sapere, può offrire un’alternativa ai pregiudizi e agli stereotipi che promettono pace mentale, alle semplificazioni confortevoli che sospingono il pensiero al conformismo e all’evitamento o al rifiuto del confronto/incontro con la realtà, la psicoanalisi oggi può offrire uno spazio di parola ed i accoglimento del dolore, anche quello connesso alla perdita di lavoro o alla mancata collocazione.