In Feelig and Thinking: Pereferences
Need No Interferences[i]
(1980) Robert Zajonc sostenne che le reazioni emotive di preferenza potevano
aversi senza la registrazione cosciente degli stimoli. Il mero effetto
espositivo cosciente o meno sarebbe in grado di creare delle preferenze anche
in assenza di una interpretazione (valutazione cognitiva), cioè, lo stimolo poteva
attivare un’affezione inconscia che lasciava emergere poi un sentimento, cioè,
detto altrimenti, la risposta emotiva emergerebbe indipendentemente dalla
cognizione. Robert Bornstein ha dimostrato che il mero effetto espositivo a
stimoli subliminali produrrebbe effetti molto più incisivi di quando gli
stimoli sono disponibili alla coscienza.[ii]
Citando i versi di E. E. Cummings Robert Zajonc dice che “prima viene il
sentimento”. In altre parole, Zajonc confuta l’ipotesi cognitivista secondo la
quale, prima di provare una sensazione legata ad un evento si interpreta o si
valuta l’evento stesso. Per Zajonc, le emozioni soggettive sono la prima
risposta che si fornisce ad un evento e le risposte emotive non necessariamente
sono accompagnate da pensieri. Possiamo provare simpatia per qualcuno che
attraversa la strada o avversione per qualcun altro che passeggia sul
marciapiede. Queste sarebbero reazioni emotive che appaiono prima di poter
disporre di quelle informazioni necessarie per poter effettuare una valutazione
su basi razionali: le sensazioni possono emergere prima, dopo o
contemporaneamente ai processi cognitivi. Le sensazioni sono in grado di dare
una spinta al comportamento emotivo, a prescindere dal fatto che ci sia o meno
un rinforzo dal pensiero. Non è per la analisi cognitiva dettagliata dei pro e
dei contro delle azioni, che due persone decidono di sposarsi o di divorziare,
si uccidono o rinunciano alla libertà.
Zajonc si rifà, a tal proposito, ad una ricerca di
William Wilson del 1979. In un esperimento che aveva lo scopo di appurare se la
simpatia, sensazione soggettiva, può presentarsi anche senza il riconoscimento,
ovvero senza una valutazione cognitiva. Wilson, attraverso un test di ascolto
dicotomico, ha fatto ascoltare un breve racconto per mezzo di uno dei due
auricolari di una cuffia stereo. Ai soggetti è stato chiesto di correggere le
bozze del testo su un foglio dattilografato, indicando gli errori. Nell’altro auricolare
si ascoltavano dei brani musicali che venivano ripetuti per cinque volte. In un
secondo momento l’esperimento proseguiva facendo riascoltare i brani già
sentiti più altri nuovi, chiedendo ai partecipanti di indicare quelli già
ascoltati. I partecipanti all’esperimento erano a tal punto concentrati sul
compito principale, che le risposte esatte (53% in una ricerca e 59% in un’altra)
risultavano di poco superiori a quelli ottenuti quando si è richiesto di
indovinare casualmente le risposte. I partecipanti avevano il compito di
segnalare una preferenza per ciascuno dei brani mediante una scala da 0 a 6
punti: 6 indicava il gradimento maggiore. I risultati hanno evidenziato che le
preferenze si concentravano sulle melodie già ascoltate, e non su quelle nuove,
anche se i partecipanti non erano in grado di identificare le nuove rispetto a
quelle già sentite. Questi dati sembrano dar ragione all’ipotesi fatta da
Zajonc, secondo la quale, l’attrazione, in quanto sensazione soggettiva, emerge
prima del riconoscimento, che è invece una valutazione cognitiva.[iii]
[i] Zajonc R., Feeling and thinking: Preferences need no interference, American Psychologist n.35, 1980.
[ii] Bornstein R. F., Subliminal mere exposure effects, in Perception without Awareness: Cognitive, clinical and social perspetives, Guilford, New York, 1992.
[iii] Un altro studio più recente realizzato da W. R. Kunst- Wilson e Zajonc nel 1980 ha evidenziato che le preferenze emotive per certe forme maturano anche se le figure risultano visibili per un lasso di tempo estremamente breve. Furono mostrate cinque volte ciascuna per un millisecondo delle figure con forme ottogonali irregolari. Successivamente sono state mostrate coppie di ottagoni, tra le quali è stato chiesto di scegliere quella preferita e che sembrava già nota. Cinque soli soggetti su ben trentaquattro hanno riconosciuto gli stimoli in una percentuale superiore rispetto a quella dovuta al caso, solo sedici diedero la preferenza per gli ottagoni “vecchi” rispetto ai “nuovi”. Quando i partecipanti asserivano di provare ad indovinare, sia il riconoscimento che la discriminazione emotiva rientravano nella percentuale dovuta al caso. La precisione del riconoscimento si è avuta quando i soggetti erano sicuri delle proprie scelte e il riconoscimento emotivo risultava molto più accurato. Non si spiega il perché le valutazioni emotive si fossero perfezionate con così tanta rapidità rispetto a quelle cognitive.