L’interpretazione, in psicoanalisi, non è efficace se non è accompagnata dal transfert. Nel famoso caso di Anna O., Breur scappa via per una seconda luna di miele con la moglie e mette al mondo un altro figlio. Freud invece si “atteggia” nei confronti dell’amore. Il transfert è vero amore ma è al contempo la relazione più falsa che ci sia. Scoprendo la potenza del transfert Freud ha deciso di “servirlo per servirsene” affinché il paziente possa aprirsi alla dimensione del desiderio. Il transfert è amore, ma come trattare questo tema dal punto di vista psicoanalitico? Come inserire l’amore all’interno di una topologia?
Il Simposio di Platone ci aiuta a capire come e se è possibile parlare di amore.
Più l’analista è stato analizzato bene è più esso funziona come un essere neutrale: l’inconscio si è svuotato.
Per Lacan, l’idea della comunicazione tra due inconsci non è un errore, ma è una posizione un po’ dubbia: può sfociare nell’irrazionale. Rispetto a questa tradizione che consente all’analista di usare le proprie emozioni per curare, oppone l’idea che l’analista metta il proprio oggetto a nell’analista.
Il Simposio è un dialogo della maturità dove Platone abbandona la critica della naturalità e della sofistica: è questa la fase costruttiva del pensiero di Platone. Qui si produce l’utopia della politica che si fonda sulla teoria delle essenze e delle idee.
Tutto il pensiero di Platone è segnato dall’incontro con Socrate. Platone è uno dei due testimoni della realtà storica di Socrate. A Lacan interessa la figura di Socrate che viene molto bene tratteggiata nel Simposio.
Il Simposio non è un dialogo come gli altri: è incassato in un racconto. Ci sono Aristotemo e Apollodoro che raccontano. È un dialogo che ha dei buchi. Non sembra un dialogo socratico (botta e risposta) ma ci sono cinque lunghi discorsi sullo stesso argomento.
La struttura del Simposio è divisa in due, prima di essere divisa in cinque dialoghi. Nella seconda metà della seconda parte c’è il dialogo di Socrate e Alcibiade.
La posizione di Socrate è molto vicina a quella dello psicoanalista. Chi è Socrate?
Socrate è atenese piuttosto strano che poneva delle domande strane agli atenesi. Fu accusato di non rispettare le leggi e di forviare i giovani. Dopo essere stato condannato a morte lascia l’aula parlando dell’immortalità dell’anima. Socrate è affetto da continue crisi: quando ha un pensiero ci si deve soffermare fintanto che non riesce a risolverlo. Ha una straordinaria forza fisica e dal Simposio sappiamo che aveva combattuto battaglie sprezzante del pericolo. Socrate ha un’intelligenza straordinaria, ma l’unica cosa che sa è di non sapere. Socrate non è collocato nell’orizzonte politico della polis. Lui è escluso da questa polis, dall’etica dei beni. In Socrate si riscontra un’atopia che storicamente, prima di lui, non troviamo in nessuna altro personaggio storico. Per atopia si intende quello svuotamento del desiderio da ogni forma di oggetto, che rende possibile quel vuoto in grado di accogliere il desiderio del paziente. Socrate è prototipo dell’analista. Il vuoto rende possibile uno spazio del desiderio dell’analizzante. Socrate dice: non so niente se non poche cose che riguardano l’amore. So poco e quel poco è concernete l’amore.