Vico ci presenta una nuova scienza poggiante su nuovi assiomi: le verità “degne” (dal greco àxioi) , degne proprio perché autoevidenti, legate alla natura più intima dell’uomo, semplicemente “vere”: “le quali, come per lo corpo animato il sangue, così deono per entro scorrervi ed animarla in tutto ciò che questa Scienza ragiona della comune natura delle nazioni”[1] .
Esatto (o inesatto) è solo ciò che riguarda il “logos” inteso qui, e questo è bene precisarlo, come pensiero che si fonda sulla conoscenza logico-razionale strettamente legata al metodo critico-deduttivo. Infatti lo stesso “logos” si fonda su un’intuizione di fondo, e solo successivamente l’uomo lo immobilizza in fredde “leggi” .Anche la ratio si origina dall’ingenium, il quale è il fondamento vichiano di quella creatività che porta il Nostro Autore a considerare l’uomo come creatore, come alter deus non solo della poesia ma anche della scienza. Nietzsche ha affermato: << Il fatto che qualcosa avvenga sempre così e così, viene qui interpretato come se un essere agisse sempre così e cosi in obbedienza ad una legge o a un legislatore, avendo intanto, a prescindere dalla “legge”, la libertà di agire diversamente. Ma proprio quel “così e non altrimenti” potrebbe derivare dall’essere stesso, che si comporta così e così non precisamente per obbedire a una legge, ma perché è fatto così e così. Ciò significa solo che qualcosa non può essere anche qualcos’altro, non può fare ora questo ora quello, non è libero, né privo di libertà, ma appunto così e così. L’errore sta nell’inventarvi dentro un soggetto >>[2]. Esatto o inesatto è solo ciò che è recintato “dalle” premesse del pensiero stesso, dalle scelte soggettive: poiché [ tutte le nazioni gentili] ebbero i loro Giovi, i loro Ercoli, furono ne’ loro incominciamenti poetiche; e che prima tra loro nacque la poesia divina: dopo, l’eroica[3].
[1] S.N., 119.
[2] F Nietzsche, Opere, a cura di G. Colli e M. Montinari, vol. VII, tomo III, tr. it. di S. Giametta, Milano, Adelphi,1975, p.237.
[3] S.N., 200.