Il funzionamento autistico e psicotico dei bambini è stato fino ad oggi studiato principalmente partendo dall’assunto teorico che, la causa principale della patologia, sia rintracciabile nella relazione madre-bambino. Altre ricerche, invece, attribuiscono un ruolo preponderante all’intera famiglia, in particolare alla qualità delle prime interazioni verbali e non verbali configuratesi fra i genitori e il bambino, subito dopo la nascita. A tal riguardo sarebbe utile riflettere sul significato rivestito dalla figura paterna nell’ambiente primario del bambino (Caratelli, T. J., Maggiulli, V, Ricceri, F., Ruvutuso, A., Silvestri, V., & Traversa, S., 1993), e dall’altro, descrivere gli studi svolti sulle caratteristiche preverbali del linguaggio nelle psicosi precoci (Muratori, F., Bernazzani, I., Cerri, B., Conti, P., 1992). Caratelli, pur ammettendo l’importanza della madre nelle prime interazioni con il bambino, sottolinea anche l’importanza del padre, il quale sin dal primo momento del concepimento, ha un ruolo fondamentale nella funzione genitoriale. Seppur escluso inizialmente dalla fusionalità madre-bambino, il padre partecipa attivamente alla funzione di “maternage”: regolando la propria affettività e le proprie emozioni a partire dalle esperienze e dalle sensazioni che egli stesso ha vissuto nella vita intrauterina.
Alcuni autori sostengono che il funzionamento autistico si origini da un “maternage” negativo causato dal riattualizzarsi di una relazione primitiva problematica della madre con il proprio oggetto primario, che il bambino, con il suo problematico modo di essere dovuto ad un ritardo spesso anche maturazionale, contribuisce a rinforzare. Anche per il padre è stata ipotizzata un’esperienza primaria non positiva. Nel momento in cui il bambino lo trascina in questo campo di funzionamento arcaico, egli può rivivere un’esperienza regressiva di angoscia dovuta alla riattualizzarsi di uno stato di indifferenziazione (Caratelli, T. J. et al., 1993). Il rinchiudersi del bambino in un funzionamento autistico, potrebbe generarsi dal doppio fallimento del “rispecchiamento” e della rêverie, sia materna che paterna, in quanto entrambi i genitori, seppure con stili diversi, non riescono ad offrire al bambino un adeguato sostegno affettivo relativo all’esperienza dell’essere. A tal proposito alcuni autori sostengono che nell’autismo e nelle psicosi infantili, non è tanto la relazione madre-bambino ad essere al centro dell’osservazione, ma i patterns comunicativi del sistema genitori-bambino, secondo una prospettiva che si potrebbe definire tridimensionale (Madre-Padre-Bambino).
Bibliografia
Caratelli, T. J. Maggiulli, O., Ricceri, F., Ruvutuso, A., Silvestri, M., & Traversa, S. (1993). Ruolo e funzioni del padre nelle relazioni del bambino autistico con il suo ambiente primario: riflessioni da un setting osservativo diagnostico. Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, 60, n. 2/3, pp. 241-249.
Muratori, F., Bernazzani, I., Cerri, B., Conti, P. (1992). L’organizzazione preverbale del linguaggio nelle psicosi precoci. Giornale di Neuropsichiatria dell’età evolutiva, 12, 91-101.