Marcatura interpretante (5/14)

Per Cannon non è la retroazione sensoriale a differenziare le emozioni. Quando percepiamo le modificazioni fisiche attraverso la retroazione, valutiamo la situazione, diamo una marcatura interpretante a quella condizione somatica. La marcatura è ciò che individua e caratterizza l’emozione in quanto tale. Le emozioni sarebbero il risultato dell’interpretazione di una data circostanza.

James sosteneva che una volta resoci conto che stiamo sudando, che il nostro cuore batte forte, che il respiro accelera, il tono muscolare si irrigidisce, mentre si scappa dinnanzi ad un pericolo, chiamiamo tutto questo paura. Cannon invece sostiene che ad ogni emozione ci sia un unico evento fisiologico correlato. Gli stati viscerali che emergono con la paura e la rabbia sono, per esempio, gli stessi associati alle sensazioni di febbre e freddo. Non è plausibile dunque l’ipotesi secondo la quale le modificazioni fisiologiche negli organi viscerali producano emozioni riconoscibili perché se così fosse esse sarebbero troppo indifferenziate. Cannon sottolinea che ci sono sostanze in grado di produrre mutamenti viscerali analoghi a quelli evidenziati in condizione di intensa attivazione emotiva, senza però che ci siano delle vere e proprie esperienze emotive. Gregorio Maranon iniettò dell’adrenalina (ormone prodotto dal midollare del surrene) ad un gruppo di volontari. L’adrenalina produsse delle modificazioni fisiologiche nella maggior parte dei soggetti: un aumento del battito cardiaco, restrizione delle pupille e così via. Fu richiesto a tali soggetti di scrivere ciò che sentivano. Il 71% descrisse dei sintomi fisici, ma nessuno parlò di emozione.

Secondo Cannon, ipotesi successivamente ripresa ed elaborata da Philip Bard, è il talamo ad avere un ruolo fondamentale nelle emozioni (Teoria di Cannon-Bard). Gli impulsi nervosi che fanno transitare le informazioni sensoriali vengono successivamente ritrasmessi attraverso il talamo. Tali impulsi ricevuti verso l’alto della corteccia producono un’esperienza emotiva soggettiva, trasmessi verso il basso dei muscoli, ghiandole e organi viscerali, producono delle modificazioni fisiologiche. Per Cannon e Bard le componenti soggettive e fisiologiche dell’emozione sono simultanee, a differenza di James per il quale vengono prima le modificazioni fisiologiche e poi segue l’attivazione degli stati soggettivi. Cannon notò che gli animali mostravano comportamenti emotivi anche se avevano delle lesioni nelle connessioni dei nervi afferenti che forniscono al cervello il feedback proveniente dalle viscere, per questo egli confutò l’ipotesi di James che concepiva le sensazioni viscerali come componente centrale delle sensazioni emotive.

Secondo Cannon i cambiamenti viscerali non sono essenziali per l’esperienza emotiva, hanno la funzione di preparare l’organismo ad affrontare l’emergenza che ha causato la risposta emozionale.

Infatti, gli organi viscerali sono poco forniti di nervi e per questo sono strutture scarsamente sensibili. Le variazioni viscerali sono più lente dei cambiamenti che sentiamo nel flusso emotivo, per questo risulta impossibile che le modificazioni viscerali possano produrre i nostri repentini cambiamenti emotivi. È stato dimostrato inoltre che le risposte emotive le abbiamo anche quando gli organi viscerali sono chirurgicamente isolati dal sistema nervoso centrale. Infatti alcuni studi su cani con il midollo spinale e i nervi del vago recisi, condizione che comporta l’isolamento delle viscere dal cervello, hanno evidenziato negli animali comportamenti ancora emotivamente significativi: se minacciati o colpiti, abbaiavano, ringhiavano o tentavano di azzannare.

La teoria della valutazione cognitiva di Magda Arnold avanza l’ipotesi secondo cui quando ci troviamo per la prima volta in una situazione, questa viene valutata spontaneamente come buona o cattiva, utile o dannosa. Seguendo questa ipotesi, affinché ci sia risposta emotiva lo stimolo deve essere valutato o interpretato dal «cervello» che attribuisce una o tal altra importanza.[i] Quindi, per Arnold, abbiamo lo stimolo, la sua valutazione, l’emersione di una tendenza all’azione, la tendenza che “dovrebbe” attrarre verso oggetti o circostanze desiderabili e allontanare da quelle indesiderabili. Indipendentemente dal fatto che la valutazione sia cosciente o no, una volta che questa è avvenuta, essa diventa cosciente.

Le teorie dell’appraisal presentano una lettura alternativa che si basa sull’ipotesi di una connessione diretta tra emozioni e cognizione. [ii] Con il termine “appraisal” si indica un atto immediato di conoscenza che completa la percezione. Di questo atto si diventa consapevoli solo a percorso concluso. L’appraisal si concretizza nel legame tra gli aspetti emotivi e quelli cognitivi, perché la valutazione cognitiva accompagna strutturalmente l’esperienza emotiva. Le emozioni rappresentano il precipitato di ciò che percepiamo e valutiamo a partire dalle condizioni ambientali, dalla nostra condizione psicofisica e dai nostri scopi. Le emozioni sono cioè la conseguenza di una valutazione della situazione a partire dagli interessi dell’individuo. Le emozioni emergono come reazione alla struttura di significato di una situazione. Si parla in questo caso di significato situazionale che afferisce ad una dimensione soggettiva dell’esperienza emotiva e rende conto delle differenze individuali.

Le ultime ricerche sembrano aver surclassato la querelle tra James e Cannon, il primo, sostenitore di una teoria periferica delle emozioni («abbiamo paura perché scappiamo via») il secondo, di una teoria centrale («scappiamo perché abbiamo paura»).


[i] Arnold, M.B., Emotion and Personality, Columbia University Press, New York, 1960.

[ii] Smith,  O.A. e Ellsworth, P.C., Patterns of cognitive apprasial in emotion, Journal of Personality and Social Psychology n.56, 1985.