Nell’inconscio, secondo Freud, abbiamo le rappresentazioni della cosa, cioè quelle rappresentazioni che si intrecciano in modo più diretto con la cosa, con l’oggetto.
Alla fine delle vie associative quello che si trova è una rappresentazione inconscia, un punto ultimo nel quale l’oggetto è intrecciato alle sue tracce.
Quindi, abbiamo la rappresentazione della cosa e abbiamo la rappresentazione della parola (Wortvorstellung).[i]
Le rappresentazioni visive, deriverebbero quindi direttamente dalla cosa, parliamo in questo caso di processo primario e di ricerca di una certa percezione che in realtà non sarà trovata mai, una identità tra la rappresentazione e la percezione (identità della percezione).
Le rappresentazioni uditive invece deriverebbero dalla parola e in questo caso parliamo di processo secondario, ovvero di un processo che spingerebbe verso una identità tra il pensiero e la rappresentazione uditiva (identità di pensiero).
Se nel sistema preconscio-conscio incontriamo solo rappresentazioni della parola, nel sistema inconscio, per Freud, abbiamo solo rappresentazioni della cosa.
L’ipotesi delle rappresentazioni della cosa è molto vicina a quella di “tracce mnestiche” che si stratificano nei vari sistemi mnestici, tracce che possono essere investite o quanto meno lo saranno quelle più distanti che provengono da quelle immagini.[ii]
Tuttavia la rappresentazione è qualcosa di diverso dalla traccia mnestica. Quest’ultima è la mera trascrizione dell’evento.
La traccia mnestica può essere reinvestita, rivitalizzata, dalla rappresentazione, ma è diversa da questa.
Le rappresentazioni della parola, le verbalizzazioni, invece, comportano la presa di coscienza di quella rappresentazione.
L’immagine mnestica diventa “segno di qualità” della coscienza quando si associa a una immagine verbale. Cioè, una rappresentazione conscia è composta dalla rappresentazione dell’oggetto e dalla rappresentazione della parola. Per Freud, tuttavia, la rappresentazione inconscia è soltanto quella che si riferisce all’oggetto.[iii]
Tuttavia quando sogniamo, alcune frasi subiscono modificazioni dai meccanismi della condensazione e della metonimia, proprio come accade alle rappresentazioni della cosa, infatti le rappresentazioni verbali dei residui diurni non esprimono il pensiero ma sono il residuo fresco e immediato di percezioni che sono trattate come rappresentazioni di cose.
Qualcosa di simile emerge nella schizofrenia, dove le rappresentazioni della parola sono usate come rappresentazioni della cosa.
Con il termine di rappresentazione finalizzata[iv], Freud descrive quella tendenza che hanno i pensieri di concatenarsi in modo determinato, finalizzato a partire da certe rappresentazioni che sono più emergenti rispetto alle altre, privilegiate, cioè che fungono da attrattori, catalizzatori per le altre rappresentazioni. Quindi la rappresentazione finalizzata indica l’orientamento, la direzione che possono avere sia pensieri consci (associazioni orientate da compito da eseguire) che quelli inconsci (associazione libera).
L’andamento dei pensieri per Freud è sempre determinato, cioè, ci sono leggi che li regolano che non sono quelle dell’associazionismo fondato sulla somiglianza e la contiguità tout court.[v]
Le associazioni dunque, sono orientate da una determinata finalità, finalità che può essere consapevole, è il caso dei pensieri selezionati per ottenere un certo risultato, un certo obiettivo, quindi parliamo di un pensiero discriminante, scelgo questo piuttosto che quello perché credo questo piuttosto che quello. Oppure la finalità può essere latente ed in questo caso entra in gioco la psicoanalisi che ridà un posto a quelle associazioni che apparentemente sono insensate e vanno per la loro strada, senza una direzione.
Le rappresentazioni finalizzate latenti sono fantasie inconsce investite affettivamente che fungono da catalizzatori per altre rappresentazioni, cioè esse facilitano, rendono meglio percorribili, tutte quelle le vie a partire dalle quali è possibile avvicinarsi ad esse.
Lo scopo della rappresentazione finalizzata
è quello di dire qualcosa del desiderio, di rappresentarlo, è la
rappresentazione del desiderio (Wunschvorstellung) derivante dall’esperienza di
soddisfacimento e non rinvia a fini intenzionali, cioè, tale rappresentazione è
essa stessa capace di suscitare, configurare, instradare, disporre in un
determinato modo il corso delle associazioni.
[i] Sachvorstellung o Dingvorstellung, in L’interpretazione delle afasie (Zur Auffassung der Aphasien, 1891 si incontra il termine Objektvorstellung; vedi anche L’interpretazione dei sogni (1900), quello di Dingvorstellung, OSF, vol., 3, p. 274.
[ii] «[…] consiste nell’investimento, se non delle dirette, almeno delle tracce mnestiche più lontane che derivano da quelle immagini». Freud S., Introduzione alla psicoanalisi e altri scritti, (L’inconscio) OSF, Vol. 8, 85.
[iii] «[…] la rappresentazione conscia comprende la rappresentazione della cosa più la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella inconscia è la rappresentazione della cosa e basta». Ibidem.
[iv] Zielvorstellung, in Progetto di una psicologia e cap. VII di L’interpretazione dei sogni.
[v] Freud S., Interpretazione dei sogni, (Psicologia dei processi onirici), OSF, Vol. 3, 484: «Ogni qualvolta un elemento psichico è legato a un altro da un’associazione urtante e superficiale, tra i due elementi esiste anche un legame corretto più profondo, che soggiace alla resistenza della censura».