L’Istanza della lettera dell’inconscio o la ragione dopo Freud (1957): parte 8

8.

Se la metonimia comporta una fuga di senso, un suo spostamento continuo e interminabile, la metafora invece lo fa convergere, lo trattiene, lo produce all’interno di una forma simbolica. La struttura metonimica infatti, nel rapporto del significante con il significante, produce una sottrazione del senso, uno slittamento continuo del senso, Lacan parlerà in questo caso di “resistenza della significazione”[1]. Invece, la struttura metaforica, garantirà la possibilità di un superamento creativo della barra, in questo caso Lacan parla di “emergenza della significazione”[2]. Secondo questa prospettiva la metafora risulta capace di produrre effetti di senso, cioè risulta capace di annodare la propensione del senso al perpetuo scivolamento metonimico caratterizzato dalla sostituzione significante. Lacan accosterà la metafora sia alla funzione paterna che a quella del “punto di capitone”. Quest’ultimo, come i bottoni che garantiscono nel materasso la tenuta dell’insieme, indica l’arresto della significazione, è il suo effetto retroattivo. Per esempio, il senso di una frase risulta comprensibile solo grazie all’ultima parola, quella che conclude, arrestando il processo di significazione, e che ci consente, appunto, di afferrarne il senso effettivo solo secondo una temporalità retroattiva. Anche il funzionamento del sintomo è riconducibile alla struttura della metafora. Quest’ultima infatti si costituisce nello spazio tra l’arresto della significazione (il punto di capitone) e la funzione del padre: ecco la costruzione sintomatica. L’elemento che accomuna il punto di capitone e la funzione del padre è la capacità della metafora di ordinare il movimento della significazione agendo sul significante. Il sintomo implica che un significante si sostituisca a un significato rimosso producendo in questo modo un senso nuovo per il soggetto, si pensi alla “tosse” nel caso di Dora. Dall’altro canto, il desiderio è accostato da Lacan alla metonimia. Il desiderio, come la metonima, si articola attraverso un movimento infinito, di rilancio, di continuo scivolamento da un oggetto all’altro.


[1] J. Lacan, L’istanza della lettera, op. cit, p. 510

[2] Ibidem