6.
Nell’Istanza della lettera il significato, producendosi esclusivamente nell’articolazione tra significanti, non è mai entificato, “non c’è nessuna significazione che si sostenga se non nel rinvio ad un’altra significazione”[1], dice Lacan. Si abbandona così definitivamente l’”illusione che il significante risponda alla funzione di rappresentare il significato”[2]. Il senso si fonda esclusivamente nell’articolazione tra i significanti e non più nel legame di rappresentazione di un significato con un significante. “Si può dunque dire che è nella catena significante che il senso insiste, ma che nessuno degli elementi della catena consiste nella significazione di cui è capace in quello stesso momento”[3]. È il significante ad incidere sul significato, ovvero, come ho già sottolineato sopra, il significato è un effetto del concatenamento significante. Il soggetto pertanto si trova “incatenato” alla materialità della catena significante. In questo modo, la barra dell’algoritmo s/S, funge da separatore del versante simbolico, cioè quello del significante, dal versante immaginario, cioè quello del significato. Questa barra sarà la stessa che Lacan colloca nel fulcro della soggettività in quanto divisa: $. Il soggetto diviso è il prodotto della catena significante, effetto della separazione tra significante e significato. Il linguaggio agisce in modo tale da assoggettare il soggetto ad un ordine che va aldilà, che lo trascende. Quando il soggetto dice ciò che dice, quando parla (dimensione dell’enunciato) si trova in una posizione radicalmente non coincidente con la posizione da dove il soggetto dice ciò che sta dicendo (dimensione dell’enunciazione). Il livello dell’enunciazione infatti rappresenta quella parte del discorso che si sottrae tutte le volte alla possibile presa del soggetto: il soggetto è costitutivamente separato dall’enunciazione attraverso la rimozione. Il soggetto dunque, non potrà mai essere identificato con un unico significante, ma sarà rappresentato da un significante presso un altro significante.
[1] J. Lacan, L’istanza della lettera, op. cit, p. 492
[2] J. Lacan, L’istanza della lettera, op. cit, p. 493
[3] J. Lacan, L’istanza della lettera, op. cit, p. 497