Fonte: S. Freud, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Opere di Sigmund Freud, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, (rist. 2006) – Vol. 9: 491-520, 1922
[514-515] Parimenti penosi e tormentosi sono i rimproveri della coscienza morale in certe forme di nevrosi ossessiva; tuttavia la situazione è qui meno chiara. È rimarchevole il fatto che il nevrotico ossessivo – al contrario del malinconico – non compie mai in effetti il passo del suicidio; egli è come immune da questo pericolo, anzi dal suicidio è molto meglio protetto che non l’isterico. Comprendiamo coma il mantenimento dell’oggetto sia ciò che garantisce la sicurezza dell’Io. Nella nevrosi ossessiva è diventata possibile, attraverso una regressione all’organizzazione pregenitale, la trasformazione degli impulsi amorosi in impulsi aggressivi verso l’oggetto. La pulsione distruttiva è nuovamente divenuta libera e vuole annientare l’oggetto, o quantomeno sembra comportarsi come se nutrisse tale proposito. L’Io però non ha accolto queste tendenze e si ribella ad esse con formazioni reattive e misure precauzionali; tali tendenze permangono dunque nell’Es. Tuttavia il Super-io si comporta come e l’Io fosse responsabile di queste tendenze e il rigore con cui condanna questi tentativi di annientamento ci dimostra nel contempo che non si tratta di un’apparenza dovuta alla regressione, ma di una vera sostituzione dell’amore con l’odio. Privo di soccorso da entrambi i lati, l’Io tenta invano di difendersi sia dalle istigazioni dell’Es omicida sia dai rimproveri della coscienza punitiva. A malapena riesce a bloccare le azioni più brutali di entrambe le istanze, col risultato dapprima di tormentarsi ininterrottamente da sé, e nel decorso ulteriore [della malattia] di tormentare sistematicamente l’oggetto, quando questo risulti accessibile.
Le minacciose pulsioni di morte subiscono nell’individuo svariate elaborazioni. In parte sono rese inoffensive mediante un impasto con componenti erotiche, in parte vengono dirottate verso l’esterno sotto forma di aggressività; ma in buona misura naturalmente procedono, senza venire ostacolate, nel loro lavoro interno. Com’è dunque che nella melanconia il Super-io può diventare una sorta di concentrato delle pulsioni di morte?