L’ideale dell’io è deputato alla regolazione degli impulsi. È l’istanza della regolazione degli impulsi. Da’ il senso della misura. È l’istanza morale che permette di astenersi dal compiere azioni, forti delle proprie convinzioni. È l’istanza dell’identità che una volta che c’è, permette anche il cambiamento e l’innovazione; le masse invece sono fortemente conservatrici, sottomesse alle autorità sedimentate nella cultura. Nella massa dominano gli imperativi. L’identità è l’opposto a questa cieca sottomissione a valori culturali. L’identità è lo scollarsi dalla ripetizione eterna. Le masse vivono in un eterno presente. Qualsiasi idea venga proposta viene proposta dal capo. È accettata senza spirito critico. Credono di essere nel nuovo ripetendo sempre le stesse cose. La libertà è un’altra condizione possibile grazie alla costituzione dell’ideale dell’io. Può esserci un certo sganciamento dalla tirannia del capo se c’è un ideale dell’io. L’ideale dell’io è un’istanza simbolica che comanda dall’interno, è un’istanza vuota che ci governa, che è molto diverso dal sottomettersi alla tirannia di un capo, che è una sottomissione ad un individuo in carne ed ossa. La ragione, l’intelligenza, sono un altro elemento essenziale dell’ideale dell’io. Componenti carenti nella masse. Nelle masse c’è un instupidimento e la perdita delle caratteristiche individuali e differenziali. L’ideale dell’io è un istanza in cui si depositano la storia di un individuo e di un popolo, gli avvenimenti si inscrivono, si esce dall’eterno presente. Si deposita la tradizione di una collettività, le tracce delle sue istituzioni. La storia, le tradizioni e le istituzioni costituiscono il campo delle credenze di una collettività che confluiscono nella costituzione di un popolo a partire proprio da queste credenze. Già Freud usa il termine credenza in opposizione ad opinione. Le opinioni sono passeggere, le credenze sono radicate nell’individuo. Le opinioni sono immagini e sono strettamente legate alla logica della propaganda. Le parole sono il grande strumento di presa sulle folle. Non il ragionamento ma le parole. L’immediatezza delle parole. Basta cambiare il nome di una cosa che la folla non gradisce e la folla lo gradirà. Le parole sono quelle che sostituiscono le opinioni, in quanto evocatrici, non nella loro sostanza.