La “pulsione” è un “eccitamento endogeno”, che si contrappone agli “eccitamenti esogeni”, ovvero agli stimoli esterni.
Gli “eccitamenti endogeni” agiscono come una forza costante.
Queste spinte organismiche ricevono un aiuto esterno per potersi soddisfare. Questo aiuto si traduce in un’azione che riflette la modalità in cui ci si occupa del bambino. Questa modalità agente inscriverà nel corpo una certa, unica e irripetibile, modalità di soddisfare la tensione endogena.
Quindi è la risposta dell’Altro a iscrivere nel corpo una lingua in grado di trattare tale tensione.
Il soddisfacimento così si lega a delle “immagini mnestiche”, a delle “rappresentazioni”.
In questo modo la componente organica fin da subito s’intreccia con la modalità particolare con cui l’altro si prende cura del bambino: “rappresentazioni” e “immagini mestiche” vengono associate inevitabilmente all’esperienza di soddisfacimento di un bisogno.
L’esperienza fisica di soddisfacimento si intreccia alle parole che la accompagnano.
I soddisfacimenti dei bisogni sono sempre accompagnati dalle parole dell’altro.
Lacan mette l’accento sull’effetto che il significante ha sul corpo, come azione che toglie godimento al corpo.
Sono dei veri e propri tagli simbolici attraverso i quali il corpo prende una forma per il soggetto.
Il taglio del cordone ombelicale, l’educazione sfinterica, l’igiene, sono tagli che servono ad umanizzare il godimento “perverso e polimorfo”, consentendo all’individuo di entrare nel campo dell’Altro.
La pulsione è ciò che resta di questa operazione di taglio, è ciò che resta dell’azione significante sul corpo, della perdita di godimento, un elemento residuale che produce i suoi effetti a livello inconscio, configurandosi come oggetto causa desiderio e dunque come elemento in grado di differenziare un soggetto da un altro soggetto.
Quindi, la pulsione è la rappresentazione psichica di una fonte di stimolo in continuo flusso endosomatico, è un concetto limite fra lo psichico e il corporeo. È, cioè, già dimensione simbolica, a partire dalla quale, ci possiamo rappresentare la fonte di stimolo che altrimenti resterebbe ineffabile.
La pulsione è uno stimolo proveniente dall’interno dell’organismo che agisce come forza costante, spinge, mette in moto.
La meta della pulsione è il soddisfacimento, ma essendo la spinta costante e dunque il soddisfacimento completo impossibile, possiamo avere solo soddisfacimenti parziali.
La fonte della pulsione, ovvero il processo somatico da cui si origina, resta ineffabile: «la pulsione non ci è nota nella vita psichica che attraverso le sue mete».[i]
Le pulsioni sessuali diventano autonome in un secondo momento, inizialmente esse si appoggiano alle funzioni vitali, funzioni che danno loro una fonte organica, un luogo somatico, una traiettoria e un oggetto.
Nel piacere della suzione, «da principio, il soddisfacimento della zona erogena era associato al soddisfacimento del bisogno di nutrizione»[ii].
La funzione somatica fornisce alla sessualità la zona erogena, la fonte
somatica, inoltre le indica come oggetto il seno e procura un piacere non
assimilabile tout court alla sazietà «… il bisogno di ripetere il
soddisfacimento sessuale viene diviso dal bisogno dell’assunzione di cibo»[iii].
La sessualità ad un certo punto diventa autonoma e una
volta abbandonato l’oggetto esterno, diventa autoerotica. «… le pulsioni sessuali trovano i loro primi
oggetti appoggiandosi alle valorizzazioni delle pulsioni dell’io, proprio come
i primi soddisfacimenti sessuali vengono ottenuti per appoggio alle funzioni
corporee indispensabili alla conservazione della vita»[iv].
[i] Freud S., Pulsioni e loro destini, op. cit., p. 19.
[ii] Freud S., Tre saggi sulla teoria sessuale, op. cit., 492.
[iii] Ibidem.
[iv] Freud S., Psicologia della vita amorosa, OSF, vol. 6, p. 422.