Fonte: G. W. Leibniz, Scritti filosofici, UTET, Torino, 1967, vol. I, pag. 279 e pagg. 462-463
Dalla perfezione suprema di Dio deriva che, creando l’Universo, ha scelto il miglior piano possibile, nel quale la piú grande varietà (possibile) è congiunta con il massimo ordine (possibile). […] E ciò perché, nell’intelletto divino, in proporzione alle loro perfezioni, tutti i possibili [enti] pretendono [aspirano] all’esistenza; il risultato di tutte queste pretese deve essere il mondo attuale, il piú perfetto possibile. Senza di ciò non sarebbe possibile rendere ragione perché le cose siano accadute cosí e non altrimenti. […] Ora questa suprema saggezza [di Dio], congiunta a una bontà che non è meno infinita di quella, non poteva mancare di scegliere il meglio. Infatti, come un male minore è una specie di bene, cosí un bene minore è una specie di male, se agisce come un ostacolo per un bene maggiore, e nelle azioni di Dio vi sarebbe qualche cosa da correggere, se Egli aveva la possibilità di far meglio. E come nelle matematiche, quando non vi è né un massimo né un minimo, nulla cioè di distinto, tutto accade in modo uguale; o quando ciò non è possibile, non accade nulla; allo stesso modo si può dire della saggezza perfetta, che è regolata non meno delle matematiche, che se non vi fosse il migliore (optimum) fra tutti i mondi possibili, Dio non ne avrebbe prodotto alcuno.
Io intendo per Mondo la serie e la connessione di tutte le cose esistenti, affinché non si dica che parecchi mondi potevano esistere in tempi e in luoghi differenti. Infatti bisogna contarli tutti insieme come un mondo o, se si preferisce, come un Universo. E quando si riempissero tutti i tempi e tutti i luoghi rimarrebbe sempre vero che si sarebbe potuto riempirli in una infinità di modi e che vi sarebbe una infinità di mondi possibili fra i quali bisogna che Dio abbia scelto il migliore, perché egli non fa nulla senza agire secondo la ragione suprema.
Qualche avversario, non potendo rispondere a questo argomento, risponderà forse alla conclusione con un argomento contrario, sostenendo che il mondo sarebbe potuto essere senza il peccato e senza il dolore; ma io nego che allora sarebbe stato il migliore. Perché bisogna riflettere che tutto è connesso in ciascuno dei mondi possibili: l’Universo, qualunque fosse per essere, è tutto d’un pezzo, come un Oceano; il minimo movimento estende il suo effetto a qualunque distanza, di modo che Dio ha tutto regolato in anticipo e una volta per tutte, avendo previsto le preghiere, le buone e le cattive azioni e tutto il resto, e ciascuna cosa ha contribuito idealmente, prima della sua esistenza, alla decisione che fu presa sull’esistenza di tutte le cose. Di modo che nulla può essere cambiato nell’Universo (come accade in un numero) tranne la sua esistenza o, se si preferisce, la sua individualità numerica. Cosí se il piú piccolo male che accade nel mondo, non accadesse, non sarebbe piú questo mondo, che tutto sommato e soppesato, è apparso il migliore al Creatore che l’ha scelto.