Sia a livello biologico che a quello psichico il “legame” indica un processo che limita la circolazione libera degli eccitamenti, collega, cioè, tra loro le rappresentazioni e mantiene stabili tali collegamenti.
L’energia neurale è in grado di passare dallo stato libero a quello legato. Certi aggregati neurali sono collegati in modo stabile. Se seguiamo questa ipotesi, l’Io è una massa di neuroni che mantengono le loro cariche legate.[i] Tale massa legata agisce a sua volta su altri processi producendo a sua volta altri legami. La rievocazione di ricordi associati ad esperienze dolorose, riattiva ricordi ancora indomati, che producono affetti e dispiaceri. «Quando il processo di pensiero si scontra con un’immagine mnestica ancora indomata di questo tipo, si formano segni di qualità di essa, spesso di ordine sensoriale, insieme a sensazioni spiacevoli e inclinazioni alla scarica, la cui combinazione caratterizza un particolare affetto, e il decorso di pensiero è allora interrotto»[ii].
Secondo Freud, per «domare» questo ricordo è necessario stabilire un legame forte e ripetuto con l’Io e con i suoi investimenti e solo così sarà possibile attenuare il dispiacere.
L’opposto del legame (Bindung) è
lo slegamento (Entbindung), ovvero un’improvvisa
liberazione di energia. Possiamo avere una liberazione di dispiacere, una
liberazione di piacere, una liberazione di affetto o una liberazione di
angoscia.
Abbiamo, quindi, un certo tipo di legame, che
corrisponde al concetto di Io, ed un altro certo tipo legame, che regola la
circolazione di energia libera, canalizzandola attraverso catene di
rappresentazioni, ovvero, «legami» associativi.
[i] Freud S., Progetto di una psicologia, OSF, vol. 2, p. 266.
[ii] Freud S., op. cit., p. 278.