Corpo pezzi staccati

Lacerazione originale (14/17)

Il corpo inizialmente è un essere in pezzi staccati. Il bambino percepisce il proprio corpo come una unità attraverso una «crocevia strutturale»[i].

A partire dalle ricerche sulla percezione effettuate da Henri Wallon, Lacan nel 1936 chiama “Stadio dello Specchio” quella fase che va tra i sei e i diciotto mesi, in cui il lattante è ancora in uno stato di frammentazione, di impotenza fisiologica e di prematurazione. Quando si vede nello specchio in un’immagine unitaria egli risponde con uno giubilo vedendo la propria immagine composta.

Questa immagine riflesso nello specchio consente una prima identificazione, un primo riconoscimento e allo stesso tempo delimita una lacerazione insanabile: gli sarà impossibile raggiungere quell’immagine riflessa nello specchio. Una forma che fissa la permanenza di un io e la sua alienazione.[ii]

Il soggetto è già a quell’epoca diviso strutturalmente e questo connota in senso tragico lo stadio dello specchio che Lacan descrive come una “lacerazione originale” dove l’essere del soggetto è sempiternamente diviso dalla sua immagine ideale proiettata all’esterno, riflessa nello specchio.

Lo stadio dello specchio dunque consente un primo taglio simbolico che favorisce la nascita di un “io”. Ma allo stesso tempo l’essere del soggetto si divide per sempre dalla sua immagine.

Questo momento è fondativo per la formazione dell’immagine del corpo, ma essenziale in questa fase è la funzione della madre (o chi per essa) che rimanda all’infante che quella, quella nello specchio, è la sua propria immagine. Grazie all’azione di un agente terzo, altro rispetto alla dimensione speculare, del simile riflesso nello specchio.[iii]

Il corpo quindi si struttura grazie all’azione morfogena dell’immagine e il corpo in frammenti, così come possiamo vedere negli schizofrenici, è l’effetto proprio di un mancato funzionamento dell’azione unificante dell’immagine riflessa nello specchio. Il neonato diventa soggetto grazie al desiderio dell’Altro che funge da azione motrice, causa del proprio desiderio. Il corpo quindi non è l’organismo, il corpo dell’essere parlante è più di un organismo in quanto luogo dei bisogni biologici. Il corpo è il risultato finale dell’effetto che l’Altro del linguaggio ha prodotto sull’organismo.

Il simbolico trasforma l’organismo in corpo. Il campo del linguaggio consente il passaggio dalla condizione di essere naturale a quelle di corpo pulsionale.[iv]


[i] Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io in, Scritti. Vol. 1., (2002) Torino: Einaudi, p. 107. Dirà Miller: «il corpo è paragonabile a un ammasso di pezzi staccati. Non ce ne rendiamo conto tanto che restiamo catturati dalla sua forma, tanto che la pregnanza della sua forma impone l’ideale della sua unità». Miller J.A.M., nel commento a Il seminario. Libro XXIII. Il sinthomo (1975-1976). Roma: Astrolabio, p.13.

[ii] «Questa Gestalt […] simbolizza la permanenza mentale dell’io e al tempo stesso ne prefigura la destinazione alienante». Lacan. J., Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io, Scritti. 2002, Vol. 1. Torino: Einaudi, p.89.

[iii] «…il soggetto si pone come operante, come umano, come io (je), a partire dal momento in cui appare il sistema del simbolico». Il seminario. Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi (1954-1955). Torino: Einaudi, 2006, p. 66.

[iv] «Come tempio della pulsione il corpo è libidicamente erotizzato, sublimato, sessualmente portatore di una differenza che fa problema, sede di un desiderio che ha fonte in quella perdita di godimento che è correlativa alla iscrizione stessa del simbolico. Ma il corpo è anche ciò che patisce di “quello che non va” e che Lacan chiama “il reale”. È questo reale che si manifesta nel sintomo e che insiste rendendo sofferente il corpo come un impossibile da sopportare ma di cui però non si riesce a fare a meno: “godimento”, lo chiama Lacan». Miller, J.-A. Pezzi staccati. Introduzione al seminario XXIII “Il sintomo”, Roma, Astrolabio, 2006, p. 8.