Negli ultimi post abbiamo accennato alle teorie di Cannon e James. Ci siamo confrontati con due teorie che seppur in modo differente hanno saputo entrambe evidenziare aspetti specifici della vita emotiva, senza esaurire la complessità di questo tema entrambe si sono soffermate principalmente sugli aspetti biologici dell’emozione, tralasciando a dire il vero, quegli aspetti cosiddetti psicologici.
Schachter nel 1962 propose una lettura psicologica delle emozioni. A partire da questo nuovo taglio interpretativo ovvero la teoria cognitivo-attivazionale o cosiddetta teoria dei due fattori, l’emozione sarebbe il prodotto di due componenti distinte: attivazione fisiologica dell’organismo (arousal) e componente cognitiva di percezione dello stato di attivazione fisiologica e la sua spiegazione riferita all’evento emotigeno.
Molto importante, in questo processo è l’attribuzione causale che connette queste due componenti: è così che si attribuisce ad un particolare evento emotigeno una particolare attivazione fisiologica. In aggiunta a questo processo abbiamo la valutazione cognitiva di quella situazione e il conseguente etichettamento di quella esperienza emotiva.