E allora, riprendendo il discorso di ieri, dov’è la differenza tra nevrosi e psicosi? Dove costruiamo una clinica differenziale se non su questo piano fenomenico dell’essere, dove il soggetto è più o meno adeguato alla realtà?
Nel tempo della rimozione (tempo 1) abbiamo il vero punto di differenza tra nevrosi e psicosi. La rimozione implica necessariamente che ci sia una Bejaung, ossia una presa d’atto, un’iscrizione della realtà a cui segue la rimozione. Abbiamo un’iscrizione della realtà, un dire sì alla realtà. È ciò che accade nella nevrosi.
Nel tempo del ritorno del rimosso (tempo 2), c’è una perdita della realtà perché il sintomo è la modalità del nevrotico di risarcirsi dalla rinuncia pulsionale che la rimozione ha comportato. C’è la rimozione che comporta il non poter soddisfare la pulsione, il sintomo è il modo che il nevrotico ha di risarcirsi. C’è un sì alla realtà e poi un tentativo di fuga.
Nel tempo della rimozione (tempo 1), nel caso della psicosi, non c’è la presa d’atto ma la Verwerfung (quella che Lacan chiama forclusione o preclusione). Non c’è una presa d’atto, non c’è un’iscrizione nella realtà. Nella psicosi, alla fuga iniziale, al no alla realtà, fa seguito una fase attiva di ricostruzione: il delirio.
Il ritorno del rimosso (tempo 2), nel caso della psicosi si concretizza nel delirio che interviene in seconda battuta per rimediare alla lacerazione della mancata rimozione. Anche nel delirio c’è un tentativo di recuperare quel mancato soddisfacimento, di recuperare qualcosa sul piano pulsionale. C’è un meno di realtà. Con il sintomo c’è un recupero pulsionale, di godimento, a scapito della realtà. In questo caso abbiamo la fuga senza un sì alla realtà. La realtà si tenta di rimpiazzarla con il delirio. Non possiamo basarci sul piano del sintomo per differenziare la psicosi dalla nevrosi.
Nella nevrosi, quindi abbiamo la presa d’atto della castrazione. Il nevrotico accetta di perdere un oggetto. Accetta di prendere atto di una perdita che si è inscritta. La castrazione funzione.
Nella psicosi c’è un radicale rifiuto della castrazione. L’oggetto non è perduto. Lo psicotico ha l’oggetto in tasca. Non accetta la perdita dell’oggetto. C’è il rifiuto della castrazione. In Discorso sulla causalità psichica Lacan parlerà di “insondabile decisione dell’essere”, sia per la psicosi che per la nevrosi. Lacan intende restituire al soggetto una responsabilità: c’è una presa di posizione del soggetto dinnanzi a quel reale (organico o ambientale) con cui si viene a trovare. In questo modo lo psicoanalista francese si oppone a qualunque determinismo. La psicosi non è un deficit. Lo psicotico è un soggetto responsabile.