La rimozione originaria genera una serie di rappresentazioni inconsce originarie. Tali nuclei inconsci promuovono la rimozione vera e propria attraendo verso di loro altri contenuti da rimuovere.
Questo nucleo inconscio originario si distingue dalla rimozione secondaria o post-rimozione.
Nel testo su Schreber la rimozione originaria è una fissazione[i] della pulsione a una rappresentazione.
La trascrizione di questa rappresentazione nell’inconscio, cioè la “rappresentanza” psichica (ideativa) della pulsione, viene rimossa e ciò genera una fissazione.[ii]
**La rimozione originaria è l’elemento propulsore delle successive formazioni inconsce.
Freud sostiene che il preconscio si difende dall’“assalto” della rappresentazione rimossa attraverso il controinvestimento, processo questo che comporta un notevole dispendio di energia per tenere, diciamo così, buona la rimozione originaria, garantendole la possibilità di continuare ad esistere in quanto rimozione. L’unica soluzione quindi è controinvestire, investire su altro.[iii]
Le rappresentazioni rimosse sono continuamente investite dalla pulsione e tendono ripetutamente a perforare il barrire della rimozione per palesarsi alla coscienza. Per essere mantenute nell’inconscio esse necessitano di una forza costante, di pari intensità ma di senso contrario.
Quindi, ricapitolando, la rimozione richiede la concomitanza di due processi economici profondamente intrecciati tra di loro. Da un lato, il sistema preconscio, ritira l’investimento dalla rappresentazione che produce dispiacere (disinvestimento) e, dall’altro l’energia che resta disponibile da questo processo viene reinvestita su altre rappresentazioni (controinvestimento), cioè su elementi appartenenti al sistema preconscio-conscio. Ciò tiene a bada la rappresentazione rimossa che spinge per riemergere alla coscienza.
Tali elementi sui quali agisce il controinvestimento possono essere delle emanazioni della stessa rappresentazione rimossa che possono diventare delle vere e proprie “formazioni sostitutive” come per esempio, nel caso della fobia, il cavallo del piccolo Hans, oppure degli elementi che si contrappongono alla rappresentazione rimossa e cioè “formazioni reattive” come per esempio: una persona particolarmente attenta e rigorosa nel rispettare le leggi che in realtà si difende da un inaccettabile desiderio a trasgredire.
Il controinvestimento può essere diretto a delle rappresentazioni, ad un certo contesto, un tratto caratteriale di una persona, un certo comportamento. Il fine resta lo stesso: tenere il più saldo possibile la rimozione.
Il sintomo si sostiene sia grazie al controinvestimento (quantum di
energia reinvestita) che grazie alla difesa dell’Io (rappresentanza ideativa
rimossa), è proprio il combinato disposto di questi due fattori a stabilizzare
il sintomo.
Se da un lato il desiderio (inconscio) spinge verso
una certa direzione, dall’altro lato le difese tengono a bada tale spinta, il
risultato finale è un consumo notevole di energia psichica.
[i] Freud. S., Un caso di paranoia, OSF, vol. 6, p. 393.
[ii] «La rappresentanza in questione continua da allora in poi a sussistere immutata, e la pulsione rimane ad essa legata». Freud. S., Metapsicologia (Rimozione), OSF vol. 8, p. 38.
[iii] «Il controinvestimento è il solo e unico meccanismo che interviene nel caso della rimozione originaria», Freud S., Metapsicologia (L’inconscio), OSF vol. 8, p. 65.