Nel 1780 J. Blumenbach usò il concetto di Bildungstrieb, pulsione «formativa», per rappresentare il flusso energetico costante alla base delle formazioni organiche e dell’orientamento finalistico degli esseri viventi. Tale pulsione si articola attraverso la generazione, la nutrizione e la riproduzione.
La pulsione indica la spinta verso una direzione.
«Pulsione» è una parola oscura, Freud parla di «concetto convenzionale»[i], in quanto esso tenta di descrivere quelle forze che fanno tendere ciascuno di noi verso il soddisfacimento di un bisogno.
Il termine «pulsione» viene usato per la prima volta da Freud nel 1905, quando descrisse la scoperta della sessualità infantile definita «perversa polimorfa», ovvero una sessualità che include quegli aspetti, che, nella sessualità adulta (genitale) diventeranno preliminari o aspetti parziali dell’atto sessuale.
La pulsione è la rappresentanza psichica di una fonte di stimolo interna, «endosomatica», in continuo flusso. È un concetto limite tra lo psichico e il corporeo. Va intesa «solo come misura del lavoro richiesto»[ii] alla psiche per far fronte agli eccitamenti somatici.
Freud sostiene che la pulsione non ha delle caratteristiche ben precise, essa non ha in sé nessuna qualità.
Tuttavia egli parla di «pulsioni», al plurale, ciò che qualifica una pulsione è la fonte somatica dalla quale essa prende la spinta e la meta. La spinta è «un processo eccitante di un organo», la meta è il «luogo» dove tale stimolo organico si estingue.
Quindi le pulsioni possono essere identificate e dunque differenziate a partire dalla fonte somatica che le ha generate e dalle loro mete.
Le pulsioni hanno un’unica meta: l’abolizione dello stimolo organico lì dove tale stimolo è scaturito.
La pulsione è un «movimento» radicato nel corpo.
In questo senso è simile all’istinto, ma si distingue da esso perché la pulsione è una spinta permanente, costante e non si estingue in uno schema definito (ho fame, mangio) che si gioca in un lasso temporale delimitato.
La pulsione è fondamentalmente sessuale.
La fonte è l’area somatica, è cioè il processo organico che accade nel luogo di questa area somatica.
Tale processo organico produce un eccitamento.
Questo eccitamento ha una sua rappresentazione a livello psichico.
La pulsione è la rappresentazione psichica dell’eccitamento.
La pulsione può scaturire direttamente dall’eccitamento di una specifica zona erogena ma può anche indirettamente derivare dall’eccitamento di una zona erogena, cioè ogni attività umana può diventare fonte di energia sessuale, anche quella intellettuale. In questo caso l’energia sessuale diventa un resto.
Quindi le fonti possono essere molteplici, spezzettate e ciò fa sì che le pulsioni siano strutturalmente parziali rispetto ad una sessualità più organizzata come quelle finalizzata alla riproduzione.
La fonte, essendo radicata nel corpo, è l’elemento più ineffabile della pulsione.
La pulsione è una forza che spinge, causata da un processo somatico che produce un eccitamento, da eccitare ovvero ex-citare, ‘spinger fuori’. Ex=forza, citare=intensivo di ciére, ovvero muovere, spingere. Citare significa “spingere fuori la voce”.
Il rappresentante nello psichico di questo eccitamento è la pulsione.
La pulsione è un rappresentante che a sua volta viene rappresentato dalle
altre rappresentazioni e dagli affetti, che di fatto sono suoi delegati
luogotenenti.
Questo passaggio è fondamentale nella formazione del
livello rappresentazionale del somatico.
[i] Freud S., Pulsioni e loro destini, OSF, vol. 8, p. 14.
[ii] Freud S., Tre saggi sulla teoria sessuale, OSF, vol. 4, p. 479.