L’ereditarietà e l’etiologia delle nevrosi
1896, 289-302
È un breve compendio delle convinzioni di Freud, negli anni intorno al 1896, sull’etiologia dei quattro tipi di nevrosi da lui considerati principali: le due psiconevrosi, cioè l’isteria e la nevrosi ossessiva; e le due nevrosi attuali, cioè la nevrastenia e la nevrosi d’angoscia. L’opinione sul ruolo etiologico rivestito nelle malattie nervose dall’ereditarietà dovrebbe essere soltanto il risultato di un imparziale esame statistico. Senza dubbio certe neuropatie possono svilupparsi anche in un soggetto perfettamente sano e senza alcun precedente familiare. Esistono nella patologia nervosa un’ereditarietà similare e un’ereditarietà che si dice dissimilare. Senza l’esistenza di un particolare fattore etiologico, l’ereditarietà non potrebbe tuttavia far nulla. I fattori etiologici, tra loro differenziatisi per importanza e per i rapporti con l’effetto da essi prodotto, possono essere suddivisi in tre gruppi: 1) condizioni; 2) cause concorrenti; 3) cause specifiche. Nella patogenesi delle grandi nevrosi l’ereditarietà ha la funzione di una condizione. Alcune delle cause concorrenti sono turbe emotive, esaurimento organico, malattie acute, intossicazioni, episodi traumatici ecc. Le nevrosi trovano la loro fonte comune nella vita sessuale dell’individuo, sia in una pratica nociva della vita sessuale attuale, sia in eventi importanti del passato.
Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa
1896, 307-12, L’etiologia “specifica” dell’isteria
Freud si rifà al breve saggio del 1894, Le neuropsicosi da difesa. La causa ultima dell’isteria è sempre la seduzione del bambino da parte di un adulto, e l’evento traumatico attuale è situato sempre prima dell’età della pubertà, mentre l’insorgere della nevrosi si manifesta dopo la pubertà. Questa posizione verrà in seguito abbandonata, se non completamente almeno in parte, il che costituisce una svolta nelle opinioni di Freud. Nello scritto del 1894 egli aveva raggruppato sotto il nome “neuropsicosi da difesa” l’isteria, le ossessioni e alcuni casi di confusione allucinatoria acuta, in quanto queste affezioni hanno tutte un punto in comune: i loro sintomi provengono dal meccanismo psichico della difesa (inconscia), cioè dal tentativo di rimuovere una rappresentazione incompatibile entrata in doloroso conflitto con l’Io del malato. I sintomi dell’isteria diventano intelligibili solo se ricondotti a esperienze che abbiano effetto “traumatico”, e tali traumi psichici sono in rapporto con la vita sessuale. Si può dimostrare che tutte le esperienze e gli eccitamenti i quali, nel periodo della vita successivo alla pubertà, preparano o causano l’insorgenza dell’isteria, agiscono soltanto riattivando la traccia mnestica di quei traumi infantili; questa traccia non diviene cosciente neppure allora, ma conduce alla liberazione di affetto e alla rimozione. Le ossessioni hanno esse pure, come premessa, un’esperienza sessuale infantile.
312-18, Essenza e meccanismo della nevrosi ossessiva
Le esperienze sessuali dell’infanzia hanno nell’etiologia della nevrosi ossessiva lo stesso significato che nell’isteria. In tutti i casi di nevrosi ossessiva Freud ha riscontrato un substrato di sintomi isterici che potevano essere ricondotti a un episodio di passività sessuale precedente l’azione piacevole. Le rappresentazioni ossessive sono sempre autoaccuse mascherate, che provengono dal rimosso e si riferiscono sempre a un atto sessuale piacevole compiuto nell’infanzia. Gli episodi che contengono il germe della futura nevrosi si verificano in un primo periodo, il periodo dell’amoralità infantile, che si chiude con l’inizio, spesso prematuro, della maturazione sessuale. Al ricordo di quegli atti da cui fu tratto un piacere si lega ora un’autoaccusa. Il periodo seguente, quello della malattia, è contraddistinto dal ritorno dei ricordi rimossi. La nevrosi ossessiva assume due forme diverse, a seconda che l’accesso alla coscienza venga forzato dal solo contenuto mnestico dell’azione che sta alla base dell’autoaccusa o intervenga anche l’affetto che vi è connesso. Nel primo di questi due casi si hanno le rappresentazioni ossessive tipiche, nelle quali il contenuto attira su di sé l’attenzione del malato; come affetto vi è solo un senso indeterminato di dispiacere, mentre soltanto l’affetto d’autoaccusa sarebbe confacente al contenuto della rappresentazione ossessiva. La seconda forma di nevrosi ossessiva si ha quando l’accesso alla vita psichica cosciente viene forzato non già dal contenuto mnestico rimosso, bensì dall’autoaccusa, essa pure rimossa.
318-27, Analisi di un caso di paranoica cronica
Anche la paranoia, come l’isteria e le ossessioni, proviene dalla rimozione di ricordi dolorosi, e i suoi sintomi assumono la forma determinata dal materiale rimosso. A sostegno di tale opinione viene descritto il caso della signora P., di trentadue anni, sposata da tre anni e madre di un bambino di due. Sei mesi dopo la nascita del suo bambino la signora P. cominciò a mostrarsi chiusa e diffidente, a evitare la compagnia dei fratelli e delle sorelle di suo marito e a lamentarsi che tutti, nella sua piccola città, avevano mutato il loro atteggiamento nei suoi confronti, diventando scortesi e irriguardosi. La comparsa di questo malumore coincise con uno screzio verificatosi tra il marito e il fratello di lui. Le allucinazioni della paziente altro non erano se non frammenti del contenuto di esperienze infantili rimosse, cioè sintomi del ritorno del rimosso. Le voci che sentiva traevano origine dalla rimozione di pensieri che avevano il preciso valore di autoaccuse a proposito di situazioni analoghe a quelle del trauma infantile; erano sintomi del ritorno del rimosso, ma al tempo stesso effetti di un compromesso tra resistenza dell’Io e forza del materiale di ritorno che, in questo caso, era così ben distorto da rendersi irriconoscibile. Una parte dei sintomi, conclude Freud, traggono origine dalla difesa primaria, e in particolare tutte le idee deliranti di diffidenza, di sospetto e di persecuzione. Altri sintomi presenti in questo caso vanno considerati sintomi del ritorno del rimosso. Le idee deliranti che, grazie al compromesso, hanno raggiunto la coscienza stimolano l’attività di pensiero dell’Io in modo da poter essere accolte senza obiezioni.
Etiologia dell’isteria
1896, 333-60
Questo scritto può essere considerato una ripetizione ampliata del primo paragrafo delle Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa. Nessun sintomo isterico può derivare da un solo episodio reale, in quanto il sintomo è sempre causato anche dall’azione concorrente del ricordo, risvegliato per via associativa, di episodi precedenti. Qualunque sia il caso e qualunque sia il sintomo dal quale si è partiti, alla fine si giunge sempre nel campo dei fatti sessuali, e ad alcuni pochi episodi che perlopiù si riferiscono a uno stesso periodo di vita, e cioè all’età puberale. Perseverando nel penetrare con l’analisi fino alla prima infanzia, si riuscirà a provocare nel paziente la rievocazione di episodi che vanno considerati significativi per l’etiologia della nevrosi. Freud afferma che alla base di ogni caso di isteria vi sono uno o più episodi di esperienza sessuale precoce nella prima infanzia, episodi che il lavoro psicoanalitico è in grado di rievocare nonostante i decenni trascorsi. Le esperienze sessuali dell’infanzia, consistenti nella stimolazione dei genitali, vanno dunque considerate come quei traumi da cui derivano la reazione isterica agli eventi della pubertà e lo sviluppo dei sintomi isterici. Sensazioni e parestesie sono i fenomeni che corrispondono al contenuto sensoriale delle scene traumatiche infantili, allucinatoriamente riprodotto e spesso dolorosamente intensificato.
Sommari dei lavori scientifici del libero docente dottor Sigmund Freud 1877-1897
1897, 365-92
Freud aveva ottenuto nel 1885 la libera docenza in malattie del sistema nervoso all’Università di Vienna. Dodici anni più tardi venne proposto alla Facoltà di Medicina per la nomina a professore straordinario. A tale scopo il candidato doveva presentare un elenco delle proprie pubblicazioni con riassunti dei contenuti. Freud preparò e fece stampare privatamente nel maggio di quell’anno il sommario dei suoi lavori, dodici anteriori al conseguimento della docenza e ventisei successivi.
La sessualità nell’etiologia delle nevrosi
1898, 397-417
In tutti i casi di nevrosi si ha un’etiologia sessuale, ma nelle nevrastenie l’etiologia è di tipo attuale, mentre nelle psiconevrosi si tratta di fattori infantili. Le cause sessuali sono quelle che più delle altre offrono al medico un punto d’appoggio per il suo lavoro terapeutico. L’eredità è indubbiamente, quando esista, un fattore molto importante, in quanto permette che si produca un grande effetto morboso là dove, senza la sua presenza, se ne sarebbe verificato uno molto limitato. La nevrastenia appartiene a quel tipo di affezioni che possono essere acquisite da qualunque individuo esente da tare ereditarie. Solo l’etiologia sessuale può renderci comprensibili tutti i dettagli delle storie cliniche dei nevrastenici, quei loro enigmatici miglioramenti che compaiono nel bel mezzo della malattia e quei loro altrettanto incomprensibili peggioramenti, normalmente attribuiti da medici e malati alla terapia intrapresa. Dato che le manifestazioni delle psiconevrosi insorgono per l’azione consecutiva di tracce psichiche inconsce, esse risultano accessibili alla psicoterapia. Le vere difficoltà che si oppongono al metodo di cura psicoanalitico sono dovute alla mancanza di una benché minima conoscenza, da parte dei medici e dei profani, dell’essenza delle psiconevrosi.
Meccanismo psichico della dimenticanza
1898, 423-30
Nel fenomeno della dimenticanza, che ognuno avrà certamente sperimentato in sé stesso, colpisce in particolare l’uso dei nomi propri. Due fenomeni collaterali compaiono nei casi tipici: 1) l’energica tensione intenzionale di quella funzione che noi chiamiamo attenzione si mostra incapace di trovare il nome perduto; 2) al posto del nome cercato, se ne presenta improvvisamente un altro, che viene da noi scartato, perché sbagliato, ma che si ripresenta con insistenza. Il mezzo migliore per tornare in possesso del nome cercato è quello di “non pensarci”; dopo qualche tempo il nome cercato viene improvvisamente in mente. Freud racconta come durante le vacanze estive si fosse recato in Erzegovina. La conversazione con un compagno di viaggio era caduta sulla condizione delle due regioni (Bosnia ed Erzegovina) e sul carattere dei suoi abitanti. Dopo un po’ la conversazione si spostò sull’Italia e sulla pittura, e ciò diede occasione a Freud di raccomandare al suo compagno di recarsi una volta o l’altra a Orvieto per contemplare gli affreschi del ciclo della fine del mondo e del giudizio universale con cui un grande pittore aveva decorato la cappella del Duomo; ma il nome del pittore gli era sfuggito di mente e non ci fu verso di ricordarlo. Non riuscì a far emergere se non i nomi di Botticelli e di Boltraffio. Per parecchi giorni dovette sopportare questo vuoto di memoria finché incontrò una persona che gli comunicò il nome cercato: Signorelli. Freud interpretò la dimenticanza nel modo seguente: Botticelli ha le stesse sillabe finali di Signorelli; il nome Bosnia aveva esercitato la sua influenza orientando la sostituzione su due nomi di artisti che incominciano con la stessa sillaba “Bo”. Il luogo dove si trovava quando gli erano giunte notizie su un evento che riguardava il tema “morte e sessualità” si chiamava Trafoi, simile alla seconda metà del nome Boltraffio. Questo esempio può servire come modello dei processi patologici ai quali i sintomi psichici delle psiconevrosi (isteria, ossessioni e paranoia) devono la propria genesi. Una sequenza ideativa rimossa si impossessa, nella nevrosi, di un’impressione recente del tutto banale e la trae con sé nella rimozione.
Ricordi di copertura
1899, 435-53
L’età nella quale viene localizzato il contenuto del primissimo ricordo infantile è in genere quella che va dai due ai quattro anni. I contenuti più frequenti dei primi ricordi dell’infanzia sono o fatti che hanno dato luogo a paura, vergogna, dolore fisico ecc., o avvenimenti importanti come malattie, morti, incendi, nascite di fratelli e così via. È illustrato il caso di un uomo di trentotto anni, di cultura universitaria, che aveva lasciato il paese natale a tre anni. I ricordi che si riferiscono alla prima dimora si dividono in tre gruppi. Un primo gruppo è costituito da quelle scene che i genitori gli hanno, in seguito, più volte raccontato. Il secondo gruppo comprende scene che nessuno gli ha mai raccontato, e che, in parte, nessuno avrebbe mai potuto raccontargli. Le immagini e le scene dei primi due gruppi sono sicuramente ricordi spostati, in cui perlopiù l’elemento essenziale era rimasto escluso. Nel terzo gruppo esiste del materiale di cui il narratore non sa cosa pensare. Due serie di fantasie sono state proiettate l’una sull’altra, e ne è venuto fuori un ricordo d’infanzia. Tale ricordo – il cui valore consiste nel prendere nella memoria il posto di impressioni e pensieri che appartengono a un’epoca posteriore e che hanno un contenuto che si collega, mediante relazioni simboliche e di analogia, a quello della scena ricordata – è il ricordo di copertura. I ricordi di copertura devono la loro validità per la memoria non al contenuto, bensì alla relazione esistente tra esso e un altro contenuto represso. A seconda della natura di tale relazione è possibile distinguere diverse classi di ricordi di copertura. Il ricordo di copertura si potrà dire regrediente o progrediente a seconda del rapporto temporale che esiste tra ciò che copre e ciò che è coperto. Se nel ricordo la propria persona compare come un oggetto tra gli oggetti, questa contrapposizione dell’Io attore e dell’Io evocatore può essere considerata una prova del fatto che l’impressione originaria ha subìto una rielaborazione.
Nota autobiografica
1899, 459
È una breve nota scritta nell’autunno del 1899 per un dizionario biografico di grandi medici, pubblicato a Vienna nel 1901. In essa Freud si dichiara allievo di Charcot e di Brücke, informa di essere stato nominato libero docente nel 1885, di aver operato come medico e docente all’Università di Vienna dal 1886 e di avere già prima condotto alcune ricerche di istologia e di anatomia cerebrale e, in seguito, di neuropatologia clinica. Menziona la traduzione di opere di Charcot e di Bernheim e la pubblicazione nel 1885, in collaborazione con Breuer, degli Studi sull’isteria. Da allora si è volto allo studio delle psiconevrosi e in particolare dell’isteria, sottolineando, in una serie di brevi lavori, il significato della vita sessuale per le nevrosi. Ha elaborato una nuova psicoterapia dell’isteria, argomento sul quale pochissimo era stato pubblicato. Annuncia infine che è in corso di stampa L’interpretazione dei sogni.
Un presentimento onirico avveratosi
1899, 465-67
Si tratta dell’analisi di un sogno profetico (o meglio, presunto tale dalla sognatrice). La signora B. racconta di aver sognato d’incontrare davanti al negozio di Hies nella Kärtnerstrasse il dottor K., suo medico di famiglia e amico d’un tempo. L’indomani mattina, passando per quella strada, la signora B. incontra effettivamente la persona indicata proprio nel luogo sognato. L’analisi accerta che non si può provare che abbia ricordato quel sogno il mattino dopo la notte del sogno, in sostanza prima della passeggiata. Freud interpreta il sogno facendo riferimento alla vita precedente della signora B., e conclude che la paziente non ha realmente sognato quell’incontro la notte precedente, ma il sogno si è creato dopo l’evento. La creazione onirica posteriore che, sola, rende possibili i sogni profetici, altro non è, secondo Freud, se non una forma di censura che permette al sogno di penetrare nella coscienza.
Estratto: Opere di Sigmund Freud (OSF) Vol 2. Progetto di una psicologia e altri scritti 1892-1899, Torino, Bollati Boringhieri, 2002.