Fonte: K. R. Popper, Scienza e filosofia, trad. it. di M. Trinchero, Einaudi, Torino, 1969, pagg. 138-142
Possiamo dire che la nostra conoscenza si accresce man mano che procediamo da vecchi problemi a nuovi problemi per mezzo di congetture e di confutazioni, per mezzo della confutazione delle nostre teorie, o, piú generalmente, delle nostre aspettazioni.
Suppongo che qualcuno di voi ammetterà che di solito partiamo da problemi; ma può darsi che pensiate ancora che il nostro problema deve per forza essere il risultato di osservazioni e di esperimenti, perché, prima di ricevere le impressioni attraverso i nostri sensi, la nostra mente è una tabula rasa, una lavagna vuota, un foglio bianco; perché non c’è nulla, nel nostro intelletto, che non vi sia entrato attraverso i sensi.
Ma quello che sto combattendo è proprio questa venerabile idea. Io asserisco che ogni animale è nato con molte aspettazioni, solitamente inconsce, o, in altre parole, che è dotato fin dalla nascita di qualcosa che corrisponde da vicino alle ipotesi, e cosí alla conoscenza ipotetica. E asserisco che abbiamo sempre una conoscenza innata – innata in questo senso – da cui partire, anche se può ben darsi che di questa conoscenza innata non possiamo fidarci affatto. Questa conoscenza innata, queste aspettative innate, se disilluse, creeranno i nostri primi problemi, e l’accrescimento della conoscenza, che ne segue, si può descrivere come un accrescimento che consiste interamente nelle correzioni e nelle modificazioni della conoscenza precedente.
Dunque capovolgo la situazione nei confronti di quelli che pensano che l’osservazione deve precedere le aspettazioni e i problemi e asserisco addirittura che, per ragioni logiche, l’aspettazione non può precedere tutti i problemi, anche se, ovviamente, qualche volta precederà alcuni problemi: ad esempio, quei problemi che sorgono da un’osservazione che ha disilluso alcune delle nostre aspettazioni o che ha confutato alcune delle nostre teorie.
Ora, questo fatto – il fatto cioè che l’osservazione non può precedere tutti i problemi – si può illustrare con un semplice esperimento, che io desidero eseguire, col vostro permesso, prendendo voi stessi come cavie. Il mio esperimento consiste nel chiedervi di osservare, qui ed ora. Spero che voi tutti stiate cooperando, ed osserviate! Ma temo che qualcuno di voi, invece di osservare, provi il forte impulso a chiedermi: “Che cosa vuoi che osservi?”.
Se questa è la vostra risposta, allora il mio esperimento è riuscito. Infatti, quello che sto tentando di mettere in chiaro è che, allo scopo di osservare, dobbiamo avere in mente una questione ben definita, che possiamo essere in grado di decidere mediante l’osservazione. Charles Darwin lo sapeva, quando scrisse: “Com’è strano che nessuno veda che ogni osservazione non può non essere pro o contro qualche teoria…”.
Come ho detto prima, non posso sperare di convincervi della verità della mia tesi, secondo cui l’osservazione viene dopo l’aspettazione o l’ipotesi. Ma spero di essere stato capace di mostrarvi che può esistere un’alternativa alla venerabile dottrina secondo cui la conoscenza – e specialmente la conoscenza scientifica – parte dall’osservazione.