Seconda tesi, altrettanto rivoluzionaria, all’inizio, tutte le forme conosciute di paranoia, possono essere rappresentate come contraddizione dell’unica proposizione “io, (un uomo), amo lui, (un uomo)” (l’oggetto di amore omosessuale). Tutti i deliri sono contraddistinti come contraddizione a questo nucleo.
“Io non amo lui, lo odio. È lui che mi odia.”, ecco la proiezione, il delirio di persecuzione. Qui si contraddice il verbo (odio). Nel quadro paranoico quindi “Non lo amo. Lo odio.” viene proiettata secondariamente in “mi odia”.
La seconda negazione possibile: “Non lo amo. Amo lei (l’oggetto di sesso opposto)” che viene proiettata secondariamente in “lei mi ama” è alla base del delirio erotomaniacale.
Io non amo lui. È lei che lo ama, contraddice il soggetto. In questo caso abbiamo il delirio di gelosia.
Non lo amo. Non amo nessuno. Amo solo me. Spiegherebbe la genesi del delirio di grandezza che, nel caso analizzato da Freud, sono i temi di onnipotenza ed enormità, caratteristici della parafrenia. Tutti deliri sono riportati alla questione della pulsione omosessuale che scavalca la difesa. Questo punto della teoria freudiana va inteso come un movimento di una logica. C’è una logica nella pulsione. E’ una grammatologica che Freud segue. Non c’è mai la pulsionalità in sé. Per Freud la pulsione è logica.
Krepelin aveva sottolineato come il delirio di persecuzione tende verso la megalomania. Più la megalomania è più diminuisce la persecuzione. Il delirio che va dalla persecuzione alla megalomania va verso la sua guarigione, con questa, in un certo qual modo, si può vivere meglio.