Lezione 1: Introduzione 199-207. La psicoanalisi è un procedimento per il trattamento medico delle malattie nervose. Nel trattamento psicoanalitico non si procede a nient’altro che a uno scambio di parole tra l’analizzato e il medico. Il paziente parla, racconta di esperienze passate e di impressioni presenti, si lamenta, ammette i propri desideri e impulsi emotivi. Il medico ascolta, cerca di dare un indirizzo ai processi di pensiero del paziente, lo esorta, sospinge la sua attenzione verso determinate direzioni, gli fornisce alcuni chiarimenti e osserva le reazioni di comprensione o di rifiuto che in tal modo suscita in lui. L’apprendimento della psicoanalisi non è facile, e infatti non sono molte le persone che hanno appreso la psicoanalisi come si deve. La psicoanalisi si impara su sé stessi, attraverso lo studio della propria personalità. La psicoanalisi intende fornire alla psichiatria il fondamento psicologico che le manca; spera di scoprire il terreno comune sulla cui base divenga comprensibile la convergenza del disturbo fisico con quello psichico. Una delle affermazioni sgradevoli della psicoanalisi è che i processi psichici sono di per sé inconsci, e di tutta la vita psichica sono consce soltanto alcune parti e alcune azioni singole. Secondo un’altra proposizione che la psicoanalisi rivendica come una propria scoperta, alcuni moti pulsionali, i quali non possono essere chiamati sessuali in senso stretto né in senso allargato, hanno una grandissima parte, finora non sufficientemente apprezzata, nella determinazione delle malattie nervose e mentali.
Lezione 2: Gli atti mancati
208-21
Tutti vanno soggetti agli “atti mancati”. Accade per esempio quando si vuol dire una cosa e al suo posto se ne dice un’altra (lapsus verbale), o quando succede lo stesso nello scrivere, sia che ci se ne renda conto o no. Un’altra serie di fenomeni di tal genere ha per base una dimenticanza, non permanente ma soltanto temporanea. In una terza serie viene meno questa condizione di temporaneità, per esempio nello smarrire. A ciò si riconnettono determinati errori, nei quali compare nuovamente la temporaneità, come quando per un certo periodo si crede qualcosa che pure, prima e dopo, si sa essere differente. Una persona che di solito sa parlare correttamente può incorrere in lapsus verbali: 1) quando è leggermente indisposta e affaticata; 2) quando è eccitata; 3) quando è eccessivamente assorbita da altri interessi. La forma più comune, e anche la più vistosa, di lapsus verbale è tuttavia quella in cui si dice l’esatto contrario di ciò che si intendeva dire. Tra le cause degli atti mancati ci sono le relazioni tra i suoni, la somiglianza verbale e l’influenza delle associazioni verbali. È accaduto più volte che un poeta si sia servito del lapsus verbale o di un altro atto mancato come mezzo di rappresentazione poetica.
Lezione 3: Gli atti mancati (continuazione)
222-39
Ci sono casi nei quali l’intenzione, il senso del lapsus, è assolutamente palese. Anzitutto quelli in cui, al posto di ciò che si intendeva dire, subentra il contrario. In altri casi può ugualmente manifestarsi un senso opposto. Gli atti mancati non sono eventi casuali, bensì atti psichici seri, aventi un loro proprio senso, che sorgono per l’azione congiunta, o meglio contrapposta, di due diverse intenzioni. Freud è propenso a credere che sia questa la spiegazione di tutti i lapsus verbali. La dimenticanza di propositi, in linea generale, può essere ricondotta a una corrente contraria, che non vuole eseguire il proposito. Un tipo particolarmente ambiguo e oscuro di azioni mancate è la perdita e lo smarrimento di oggetti. Nel perdere, un accidente percepito spesso così dolorosamente, siamo implicati noi stessi, con un’intenzione. Gli atti mancati accumulati e combinati sono certamente i più tipici. L’accumularsi delle manifestazioni rivela una pertinacia quale non si presenta quasi mai negli eventi casuali, mentre ben si addice a un proposito. Lo scambio reciproco tra i singoli tipi di atti mancati ci mostra che l’importante e l’essenziale dell’atto è il proposito al quale esso serve e che deve essere raggiunto per le vie più svariate.
Lezione 4: Gli atti mancati (conclusione)
240-58
È probabile che ogni singolo atto mancato abbia un senso. Gli atti mancati sono il risultato dell’interferenza di due diverse intenzioni, una delle quali può essere detta perturbata, l’altra perturbatrice. Nel lapsus verbale l’intenzione perturbatrice può essere correlata contenutisticamente con quella perturbata; in questo caso contiene una contraddizione nei suoi riguardi, una rettifica o un’integrazione. Oppure, l’intenzione perturbatrice non ha niente a che fare con l’intenzione perturbata quanto al contenuto. Gli atti mancati sono atti psichici nei quali si può riconoscere un senso e un’intenzione. Hanno origine dall’interferenza di due diverse intenzioni. Una di queste intenzioni, per giungere a esprimersi attraverso la perturbazione dell’altra, dev’essere stata in certo modo trattenuta dall’attuarsi. Il lapsus di scrittura è strettamente affine al lapsus verbale. Nel lapsus di lettura ci imbattiamo in una situazione psichica che si differenzia nettamente da quella del lapsus verbale e di scrittura. La dimenticanza di propositi è inequivoca; la sua interpretazione non viene contestata. La tendenza che perturba il proposito è ogni volta una controintenzione, un “non volere”. La dimenticanza di nomi propri e di nomi stranieri, come pure di parole straniere, può ugualmente essere ricondotta a una controintenzione rivolta direttamente o indirettamente contro quel nome. Le dimenticanze di impressioni ed esperienze mettono in rilievo la tendenza ad allontanare dalla memoria ciò che è sgradevole con un’evidenza e un’esclusività ancora maggiori che nella dimenticanza di nomi. Il perdere o lo smarrire hanno in comune il fatto che si voleva perdere qualcosa; diverso ne è invece il motivo e lo scopo. La sbadataggine, come altri errori, viene spesso impiegata allo scopo di appagare desideri che ci si deve interdire.
Lezione 5: Difficoltà e primi approcci
259-74
Il sogno è diventato oggetto d’indagine psicoanalitica. Il primo tratto comune a tutti i sogni potrebbe essere il fatto che nel sogno dormiamo. Il sogno costituisce evidentemente la vita della psiche durante il sonno, vita che ha certe somiglianze con quella della veglia e che d’altra parte se ne discosta ampiamente. Il sogno è il modo con cui la psiche reagisce agli stimoli ricevuti durante lo stato di sonno. Gli stimoli interni possono svolgere per il sogno la stessa funzione di quelli esterni. Il sogno non riproduce semplicemente lo stimolo, ma lo rielabora, vi allude, lo inserisce in un contesto, lo sostituisce con qualcos’altro. I sogni sono spesso insensati, confusi, assurdi, ma ve ne sono anche di sensati, lucidi, logici. I sogni a occhi aperti sono fantasie; sono fenomeni molto generali osservabili anch’essi tanto in persone sane che in persone malate e facilmente disponibili allo studio sulla propria persona.
Lezione 6: Premesse e tecnica dell’interpretazione
275-86
Poniamo come premessa che il sogno non sia un fenomeno somatico ma psichico. Molto probabilmente il sognatore sa che cosa significa il suo sogno, ma non sa di saperlo, e per questo crede di non saperlo. Un sogno si differenzia da un lapsus verbale anche per la molteplicità dei suoi elementi. Il sogno deve essere diviso nei suoi elementi, e ogni elemento va esaminato separatamente. Il presentarsi di idee collegate fra loro è stato oggetto di indagini sperimentali, che hanno svolto un ruolo notevole nella storia della psicoanalisi. La scuola di Wundt aveva introdotto il cosiddetto “esperimento associativo”, nel quale viene prescritto al soggetto di rispondere il più rapidamente possibile, con una reazione qualsiasi, a una parola-stimolo propostagli. È allora possibile studiare l’intervallo tra stimolo e reazione, la natura della risposta data come reazione, l’eventuale errore in una successiva ripetizione dello stesso esperimento e via dicendo. Le idee associate all’elemento onirico saranno determinate sia dall’elemento onirico stesso sia dal materiale inconscio che gli sta dietro.
Lezione 7: Contenuto manifesto del sogno e pensieri onirici latenti
287-98
Il sogno nel suo complesso è il sostituto deformato di qualcos’altro, di qualcosa d’inconscio, ed è compito dell’interpretazione scoprire questo materiale inconscio. Non ci si preoccupi di ciò che il sogno sembra dire, sia esso intelligibile o assurdo, chiaro o confuso, poiché ciò non è in alcun caso il materiale inconscio cercato. Il lavoro interpretativo può essere compiuto sia su sogni propri sia su sogni altrui. Il lavoro di interpretazione si effettua contro una resistenza che si oppone a questo lavoro e che si esprime mediante obiezioni critiche. Questa resistenza è indipendente dal convincimento teorico del sognatore. Quando la resistenza è scarsa, il sostituto non è molto lontano dal materiale inconscio; una resistenza cospicua implica invece grandi deformazioni del materiale inconscio e quindi un lungo cammino a ritroso dal sostituto verso il materiale inconscio. Il contenuto onirico manifesto è ciò che il sogno racconta; i pensieri onirici latenti sono ciò che è nascosto, a cui dobbiamo pervenire seguendo le idee che vengono in mente al sognatore.
Lezione 8: Sogni infantile
299-308
I sogni infantili sono brevi, chiari, coerenti, facili da comprendere e inequivocabili. Sono stati segnalati sogni di bambini dai cinque agli otto anni che portano in sé già tutti i caratteri dei sogni degli adulti. I sogni di bambini non sono privi di senso; sono atti psichici intelligibili, pienamente validi. Sono esenti da deformazione onirica e non necessitano quindi di alcun lavoro di interpretazione. Qui sogno manifesto e sogno latente coincidono. Il sogno infantile è la reazione a un’esperienza diurna che ha lasciato dietro di sé un rammarico, una nostalgia, un desiderio irrisolto. Il sogno reca l’appagamento diretto, scoperto, di questo desiderio. Il sogno non è il perturbatore ma il custode del sonno, ciò che elimina le perturbazioni del sonno. Suscitatore del sogno è un desiderio, contenuto del sogno è l’appagamento di questo desiderio. Il sogno non esprime semplicemente un pensiero, ma rappresenta questo desiderio come appagato in forma di esperienza allucinatoria. Vi è un’altra categoria di sogni che non sono deformati e che come i sogni infantili si lasciano riconoscere facilmente come appagamenti di desideri. Sono quelli che vengono provocati durante tutta la vita dai bisogni imperativi del corpo: la fame, la sete, il bisogno sessuale.Sono quindi appagamenti di desideri, in quanto reazioni a stimoli interni del corpo. Ci sono anche sogni di impazienza e sogni cosiddetti “di comodità”.
Lezione 9: La censura onirica
309-20
I sogni sono eliminazioni, mediante soddisfacimento allucinatorio, di stimoli (psichici) che disturbano il sonno. La deformazione onirica è ciò che ci fa apparire il sogno strano e incomprensibile, ed è opera del lavoro onirico. Ovunque vi sono lacune nel sogno manifesto, la censura onirica ne è responsabile. Un’altra manifestazione della censura onirica si ha là dove un elemento onirico viene ricordato in modo particolarmente debole, indeterminato e dubbio, tra altri più chiaramente strutturati. La censura si fa valere spesso provocando smorzamenti, approssimazioni, allusioni, in luogo del materiale autentico. Lo spostamento di accento è uno dei principali mezzi della deformazione onirica e conferisce al sogno quel carattere di stranezza a causa del quale il sognatore non vorrebbe riconoscerlo come propria produzione. Omissione, modificazione, ristrutturazione del materiale sono quindi gli effetti della censura onirica e i mezzi della deformazione onirica. Le tendenze che suscitano la censura sono quelle che vengono riconosciute dal giudizio vigile del sognatore. I desideri censurati giunti nel sogno a un’espressione deformata sono anzitutto manifestazioni di un egoismo senza limiti e senza scrupoli. L’Io compare in ogni sogno, e in ogni sogno recita la parte del protagonista.
Lezione 10: Il simbolismo nel sogno
321-40
I simboli realizzano in certa misura l’ideale dell’antica interpretazione dei sogni, non meno che di quella popolare. L’essenza della relazione simbolica è un paragone, ma non un paragone qualsiasi. Intuiamo che essa è soggetta a un particolare condizionamento. Non tutto ciò con cui possiamo paragonare un oggetto o un processo compare come suo simbolo nel sogno. Né il sogno simbolizza qualsiasi cosa, ma solo determinati elementi dei pensieri onirici latenti. L’ambito delle cose che trovano rappresentazione simbolica nel sogno non è grande: il corpo umano nel suo insieme, i genitori, i figli, i fratelli, la nascita, la morte, la nudità, la vita sessuale. La figura umana nel suo insieme è oggetto di un’unica raffigurazione tipica, ossia regolare, che è la casa. I genitori appaiono in sogno come imperatore e imperatrice, re e regina ecc. Bambini e fratelli sono simboleggiati da piccoli animali, insetti. La nascita è quasi sempre rappresentata mediante una relazione con l’acqua. Il morire viene sostituito nel sogno con il partire; l’essere morto, con diverse allusioni oscure, quasi timide; la nudità con abiti e uniformi. La vita sessuale è rappresentata da un simbolismo molto ricco. Il genitale maschile trova sostituti simbolici in cose che sono lunghe ed erette. Il genitale femminile è simboleggiato dagli oggetti che ne condividono la proprietà di racchiudere una cavità che può accogliere in sé qualcosa.
Lezione 11: Il lavoro onirico
341-53
Il lavoro che trasforma il sogno latente in sogno manifesto si chiama lavoro onirico. Il lavoro che procede in direzione opposta è il lavoro di interpretazione. Il primo risultato del lavoro onirico è la condensazione. Il sogno manifesto contiene meno del sogno latente. La condensazione si attua perché: 1) certi elementi latenti vengono omessi del tutto; 2) di alcuni complessi del sogno latente, solo una briciola passa nel sogno manifesto; 3) elementi latenti che hanno qualcosa in comune vengono combinati, fusi in unità nel sogno manifesto. Il secondo risultato del lavoro onirico è lo spostamento. Le sue due manifestazioni sono: anzitutto, un elemento latente viene sostituito non da una propria componente, bensì da qualcosa di più lontano, ossia da un’allusione; in secondo luogo, l’accento passa da un elemento importante a un elemento irrilevante. Il terzo risultato del lavoro onirico consiste nella trasposizione dei pensieri in immagini visive. Anche l’insensatezza e l’assurdità dei sogni hanno un preciso significato. Le concordanze nel materiale latente vengono sostituite nel sogno manifesto mediante condensazioni. Le contrapposizioni vengono trattate allo stesso modo delle concordanze. D’altra parte non si deve nemmeno sopravvalutare il lavoro onirico attribuendogli capacità eccessive. I discorsi dei sogni sono copie e combinazioni di discorsi che sono stati uditi o fatti il giorno del sogno e che si sono inseriti nei pensieri latenti come materiale o come l’elemento che ha suscitato il sogno. Tanto meno può il lavoro onirico eseguire calcoli.
Lezione 12: Esempi di sogni e loro analisi
354-67
Sono descritti e analizzati alcuni sogni. Il primo consiste solo di due brevi immagini: Suo zio fuma una sigaretta, benché sia sabato – Una donna lo accarezza [il sognatore] e lo coccola come se fosse suo figlio. Il sogno significa che essere coccolato dalla madre è qualcosa di illecito come il fumare di sabato per l’ebreo osservante. Quando uno ha perso un caro congiunto, per parecchio tempo dopo fa sogni di tipo particolare, nei quali la consapevolezza della morte giunge ai più strani compromessi con il bisogno di richiamare in vita il morto. Talora il defunto continua a vivere, perché non sa di essere morto e solo se lo sapesse morirebbe del tutto; talaltra è a metà morto e a metà vivo, e ognuno di questi stati è indicato in modo particolare. La vita sessuale è raffigurata da simboli molto numerosi: inseguimenti e salire le scale di corsa raffigurano l’atto sessuale; cassetti, casse, scatole stanno per i genitali femminili; una fossa prodotta dallo sradicamento di un albero si riferisce a un aspetto delle teorie sessuali infantili, ossia alla credenza che le bambine abbiano originariamente lo stesso genitale dei maschietti e che la successiva conformazione del loro genitale sia dovuta all’evirazione (sradicamento dell’albero); una triade di persone rappresenta i genitali maschili; un paesaggio rappresenta quelli femminili, e le valigie sono simboli della donna.
Lezione 13: Tratti arcaici e infantilismo del sogno
368-80
Il modo di esprimersi del lavoro onirico è descritto come “arcaico” e “regressivo”. Il desiderio di morte nei riguardi della persona amata, che in seguito appare così misterioso, trae origine dai primi tempi del rapporto con quella persona. Ogni volta che nella vita qualcuno ci ostacola il cammino, il sogno è subito pronto a farlo morire, si tratti pure del padre, della madre, di un fratello, di un coniuge e così via. È un errore insostenibile asserire che il bambino non ha una vita sessuale, e supporre che la sessualità abbia inizio soltanto alla pubertà con la maturazione dei genitali. Al contrario, il bambino ha fin dall’inizio una ricca vita sessuale, che si differenzia in molti punti da quella ritenuta in seguito normale. Il bambino può essere definito “perverso polimorfo” e, se esercita tutti questi impulsi solo in forma rudimentale, ciò dipende, da una parte, dalla loro minor intensità rispetto a periodi successivi della vita, e dall’altra dal fatto che l’educazione reprime subito con grande energia tutte le manifestazioni sessuali del bambino. Tra i desideri proibiti meritano particolare rilievo quelli incestuosi, cioè rivolti al rapporto sessuale con genitori e fratelli. Il materiale delle esperienze infantili dimenticate è accessibile al sogno, ma la vita psichica del bambino, con tutte le sue peculiarità, il suo egoismo, la sua scelta amorosa, incestuosa ecc., continua a persistere nel sogno, ossia nell’inconscio, e il sogno ci riconduce ogni notte a questa fase infantile.
Lezione 14: L’appagamento di desiderio
381-94
Il lavoro onirico consiste essenzialmente nella trasposizione dei pensieri in un’esperienza allucinatoria. Si propone di eliminare uno stimolo psichico che disturba il sonno mediante l’appagamento di un desiderio. Se il sogno è l’appagamento di un desiderio, dovrebbero essere impossibili nel sogno sensazioni penose. Ci sono però tre generi di complicazioni da prendere in esame. Primo: può essere che il lavoro onirico non sia riuscito in pieno a realizzare l’appagamento di un desiderio, così che una parte dell’affetto penoso dei pensieri onirici permane nel sogno manifesto. Secondo: il sogno d’angoscia è spesso lo scoperto appagamento di un desiderio, naturalmente non di un desiderio accettato, ma di un desiderio respinto. Al posto della censura è subentrata l’angoscia. Terzo: è possibile che attraverso un appagamento di desiderio si realizzi qualcosa di molto spiacevole, ossia una punizione. L’unica cosa essenziale nel sogno è il lavoro onirico che ha operato sul materiale ideativo. I pensieri onirici latenti sono inconsci al sognatore e consistono in parte in residui di impulsi mentali psichici o di operazioni intellettuali della giornata, e in parte in qualcosa che pure apparteneva all’inconscio: un forte, ma rimosso impulso di desiderio, che fornisce l’energia psichica per la formazione del sogno.
Lezione 15: Incertezze e critiche
395-406
Il lavoro onirico compie la traduzione dei pensieri onirici in una forma primitiva di espressione, analoga alla scrittura ideografica. Tutti questi sistemi primitivi di espressione sono caratterizzati da indeterminazioni e ambiguità. La coincidenza degli opposti nel lavoro onirico è analoga al cosiddetto “significato opposto delle parole primordiali” nei linguaggi più antichi. Le indeterminatezze, che potevano essere usate contro la validità delle interpretazioni oniriche della psicoanalisi, sono caratteri regolarmente riscontrabili in tutti i sistemi primitivi di espressione. Una seconda serie di perplessità è strettamente legata all’impressione che una quantità di soluzioni date all’interpretazione onirica, e alle quali ci vediamo costretti, siano forzate, artificiose, arbitrarie, o addirittura comiche. Grazie allo spostamento la censura onirica crea formazioni sostitutive, che noi abbiamo designato come allusioni. Si tratta però di allusioni che non sono facili da riconoscere come tali. Secondo un’altra obiezione, sollevata da alcuni psicoanalisti, il sogno è impegnato in tentativi di adattamento alla realtà presente e di soluzione di compiti futuri. Questa affermazione si basa su una confusione fra il sogno e i pensieri onirici latenti e ha come premessa la mancata considerazione del lavoro onirico. Si può spesso influenzare il sognatore circa l’argomento di cui deve sognare, ma non si può incidere su ciò che egli sognerà. Il meccanismo del lavoro onirico e il desiderio onirico inconscio sono sottratti a ogni influsso esterno.
Lezione 16: Psicoanalisi e psichiatria
407-19
Qualche paziente non chiude le porte tra la sala d’attesa e il gabinetto del medico. Ciò avviene quando la sala d’attesa è vuota, mai quando estranei hanno aspettato insieme con lui. Questa azione non è casuale, bensì ha un motivo, un senso e un’intenzione; fa parte di un contesto psichico dimostrabile e ci dà notizia di un processo psichico più importante, sconosciuto alla coscienza di chi la compie; infatti nessuno dei pazienti che hanno lasciato aperte le porte sarebbe in grado di ammettere che con quel gesto voleva mostrare la sua disistima al medico. Viene illustrato il caso clinico di una malata sofferente di delirio di gelosia. La donna in realtà era innamorata del genero. Di questo innamoramento non sapeva nulla; tuttavia esso continuava a sussistere e, in forma inconscia, esercitava una forte pressione. Era necessario trovare un qualche rimedio, e il sollievo più immediato lo offrì il meccanismo di spostamento, il quale è regolarmente implicato nella genesi del delirio di gelosia. La fantasia dell’infedeltà del marito era quindi un impacco refrigerante sulla sua bruciante ferita. Qui la psicoanalisi dimostra che l’idea delirante non è più qualcosa di assurdo e di incomprensibile, ma è dotata di senso, è ben fondata, rientra nel contesto di un’esperienza affettiva intensamente vissuta dall’ammalata; essa è necessaria come reazione a un processo psichico inconscio, e deve proprio a questa connessione il suo carattere delirante, la sua refrattarietà agli attacchi della logica e della realtà; il fatto che il delirio sia di gelosia e non di altro tipo, è determinato in modo inequivocabile dalle esperienze vissute prima della malattia.
Lezione 17: Il senso dei sintomi
420-34
Il significato dei sintomi nevrotici fu scoperto per la prima volta da Josef Breuer. La nevrosi ossessiva si manifesta in questi modi: gli ammalati sono assorbiti da pensieri per i quali in effetti non hanno interesse, e sono indotti ad azioni il cui compimento non procura loro alcuna gioia, ma la cui omissione riesce assolutamente impossibile. Sono presentati due esempi di analisi di un sintomo ossessivo. La prima paziente era una signora vicina ai trent’anni che soffriva delle più gravi manifestazioni ossessive. Correva dalla sua camera in una camera attigua, lì si metteva in un certo posto presso il tavolo che era al centro, suonava alla cameriera, le dava un incarico qualsiasi o la lasciava andare senza dirle niente e quindi correva nuovamente indietro. L’azione ossessiva sembrava essere una rappresentazione, una ripetizione di una scena significativa: quella della sua prima notte di nozze. La seconda paziente era una ragazza diciannovenne, che aveva sviluppato il seguente cerimoniale del coricarsi: il grande orologio della sua camera viene fermato, tutti gli altri orologi vengono allontanati dalla stanza; non tollera nemmeno il suo piccolo orologio da polso dentro il comodino. La paziente imparò gradualmente a comprendere che aveva bandito l’orologio dal suo equipaggiamento notturno perché simbolo del genitale femminile.
Lezione 18: La fissazione al trauma; l’inconscio
435-46
L’analogia più vicina al comportamento dei malati nervosi è offerta da alcune malattie prodotte dalla guerra, le nevrosi traumatiche. Queste offrono chiari indizi che alla loro base vi è una fissazione al momento dell’incidente traumatico. Nei loro sogni questi ammalati ripetono regolarmente la situazione traumatica. Di norma il senso dei sintomi è inconscio. Non solo, ma esiste anche un rapporto di intercambiabilità fra questa inconsapevolezza e la possibilità di esistenza dei sintomi stessi. I processi consci non danno luogo a sintomi; non appena i processi inconsci che sono in gioco sono diventati consci, il sintomo scompare. Compito del trattamento psicoanalitico è rendere cosciente tutto ciò che è inconscio in modo patogeno. In altre parole: riempire tutte le lacune mnestiche dell’ammalato, abolire le sue amnesie.
Lezione 19: Resistenza e rimozione
447-61
Quando lo psicoanalista si accinge a curare un ammalato, a liberarlo dai suoi sintomi morbosi, gli viene opposta una resistenza violenta, tenace e persistente per tutta la durata del trattamento. Nella terapia psicoanalitica si impone all’ammalato di mettersi in uno stato di tranquilla autosservazione e di riferire tutte le percezioni interiori che può avere in tal modo, nella sequenza in cui le sente affiorare. Difficilmente si trova un malato che non faccia il tentativo di riservare per sé un qualche settore per impedirne l’accesso alla cura. In alcuni pazienti la resistenza si presenta come resistenza intellettuale. Il paziente però, pur rimanendo nell’ambito dell’analisi, sa anche creare resistenze il cui superamento è tra i compiti tecnici più difficili. Invece di ricordare, ripete quegli atteggiamenti e impulsi emotivi della sua vita passata che, nella traslazione, possono essere impiegati per resistere al medico o alla cura. Se si tratta di un uomo, di solito egli attinge questo materiale dai rapporti con suo padre, al cui posto fa subentrare il medico. Al processo patogeno che ci viene dimostrato dalla resistenza è stato dato il nome di rimozione. Esso è la condizione preliminare per la formazione del sintomo. Il sintomo è un sostituto di qualcosa che fu impedito dalla rimozione. I sintomi nevrotici sono soddisfacimenti sessuali sostitutivi.
Lezione 20: La vita sessuale umana
462-77
Attraverso accurate indagini, si sono individuati gruppi umani la cui “vita sessuale” si discosta in modo assai appariscente dal quadro medio usuale. Solo persone dello stesso sesso possono suscitare in loro desideri sessuali. Chiamiamo queste persone omosessuali o invertiti. Essi si comportano con il loro oggetto sessuale pressappoco come le persone normali con il proprio. Ma esiste poi una lunga serie di individui anormali la cui attività sessuale si allontana sempre più da ciò che appare desiderabile a una persona ragionevole. Si dividono in coloro per i quali, come nel caso degli omosessuali, è mutato l’oggetto sessuale, e in coloro per i quali è invece cambiata in primo luogo la meta sessuale. Si è già detto che i sintomi nevrotici sono soddisfacimenti sessuali sostitutivi. Tra i molti quadri sintomatici in cui fa la sua comparsa la nevrosi ossessiva, i più importanti si dimostrano determinati dalla pressione di impulsi sessuali sadici sovraintensi, quindi perversi nella loro meta. La ricerca psicoanalitica è stata costretta a occuparsi anche della vita sessuale del bambino, perché nell’analisi dei sintomi i ricordi e le associazioni riconducevano regolarmente fino ai primi anni dell’infanzia. La prima area di interesse sessuale del bambino è costituita dalla bocca. La successiva zona erogena è l’ano. Un segno di maturità è il passaggio dell’interesse sessuale ai genitali.
Lezione 21: Sviluppo della libido e organizzzioni della sessualità
478-95
Già a partire dal terzo anno, non ci sono più dubbi per quanto riguarda la vita sessuale del bambino: a quell’epoca i genitali cominciano già a destarsi; ne risulta un periodo di masturbazione infantile, di soddisfacimento genitale. All’incirca dal sesto fino all’ottavo anno si può notare un arresto e una recessione dello sviluppo sessuale che, nei casi più favorevoli dal punto di vista culturale, merita il nome di periodo di latenza. La maggior parte delle esperienze e degli impulsi psichici precedenti l’inizio del periodo di latenza soccombono poi all’amnesia infantile. In ogni analisi si pone il compito di riportare alla memoria questo periodo dimenticato della vita. A partire dal terzo anno di età la vita sessuale del bambino presenta numerose concordanze con quella dell’adulto. Nel periodo precedente esiste un’organizzazione meno stabile, che si può chiamare pregenitale. In questa fase stanno in primo piano non le pulsioni genitali parziali, bensì quelle sadiche e anali. L’organizzazione sadico-anale è la fase preliminare più prossima a quella del primato genitale. Il punto di trapasso dello sviluppo è la subordinazione di tutte le pulsioni sessuali parziali al primato dei genitali. Nel complesso edipico i desideri erotici si focalizzano sul genitore del sesso opposto, in associazione con il desiderio omicida di eliminare ogni rivale.
Lezione 22: Aspetti dello sviluppo e della regressione; etiologia
496-513
La libido percorre un lungo sviluppo prima di poter entrare al servizio della riproduzione. Un simile sviluppo comporta due pericoli: inibizione e regressione. Vi sono due tipi di regressione: ritorno ai primi oggetti investiti dalla libido, che sono di natura incestuosa, e ritorno dell’intera organizzazione sessuale a fasi precedenti. La rimozione è quel processo per il quale un atto capace di diventare cosciente, che appartiene, quindi, al sistema preconscio, viene reso inconscio. Nell’isteria vi è una regressione della libido a una fase precedente dell’organizzazione sessuale. La parte principale del meccanismo isterico spetta alla rimozione. Nella nevrosi ossessiva, al contrario, il fatto più appariscente e che determina le manifestazioni sintomatiche è la regressione della libido alla fase preliminare dell’organizzazione sadico-anale. Si può esprimere l’importanza del conflitto psichico affermando che alla frustrazione esterna, affinché agisca in senso patogeno, deve aggiungersi la frustrazione interna. Un altro fattore dell’etiologia delle nevrosi, l’inclinazione al conflitto, dipende tanto dallo sviluppo dell’Io quanto dallo sviluppo della libido. Il passaggio dal principio di piacere al principio di realtà è uno dei più importanti progressi nello sviluppo dell’Io.
Lezione 23: Le vie per la formazione dei sintomi
514-31
I sintomi psichici (o psicogeni) e le malattie psichiche sono, per la vita nel suo insieme, atti dannosi o perlomeno inutili, spesso deplorati dal soggetto perché sgraditi e forieri di dispiacere e sofferenza. Il danno principale sta da una parte nel dispendio psichico che per sé stessi comportano e dall’altra nel dispendio che si rende ulteriormente necessario per combatterli. I sintomi nevrotici sono il risultato di un conflitto che sorge a proposito di un nuovo modo di soddisfacimento della libido. La via che porta alla perversione si separa nettamente da quella che porta alla nevrosi. La scappatoia, nelle condizioni di conflitto, è consentita alla libido dalla presenza di fissazioni. L’investimento regressivo di queste fissazioni porta all’aggiramento della rimozione e a una scarica – o soddisfacimento – della libido in cui sono rispettate le condizioni del compromesso. La libido trova le fissazioni di cui ha bisogno per aprirsi il varco attraverso le rimozioni nelle attività e nelle esperienze della sessualità infantile, nelle tendenze parziali abbandonate e negli oggetti dell’infanzia cui ha rinunciato. I sintomi creano un sostituto per il soddisfacimento frustrato mediante la regressione della libido a epoche precedenti. Tra gli avvenimenti che ricorrono continuamente e non sembrano mancare quasi mai nella storia giovanile dei nevrotici, ci sono l’osservazione del rapporto sessuale tra i genitori, la seduzione da parte di una persona adulta e la minaccia di evirazione. La retrocessione della libido sulla fantasia è una tappa intermedia nella via verso la formazione dei sintomi, che ben merita una particolare denominazione. Si deve a Jung il termine “introversione”.
Lezione 24: Il nervosismo comune
532-44
Una delle relazioni dell’Io con la sua nevrosi la si riconosce con maggior chiarezza nella nevrosi traumatica. Nelle nevrosi traumatiche, particolarmente in quelle originate dagli orrori della guerra, si impone inequivocabilmente un motivo dell’Io di tipo egocentrico, motivo volto a ottenere protezione e vantaggio e che forse non può di per sé creare la malattia, ma le dà il suo consenso e la sostiene una volta sorta. L’Io ha un interesse analogo all’insorgere e al permanere della nevrosi in tutti gli altri casi. In circostanze normali, riconosciamo che dalla fuga nella nevrosi deriva all’Io un certo interiore tornaconto dalla malattia. I sintomi delle nevrosi attuali – senso di pressione alla testa, percezioni dolorose, stato di irritazione di un organo, indebolimento o inibizione di una funzione – non hanno alcun “senso”, alcun significato psichico. Non solo si manifestano prevalentemente nel corpo, ma sono essi stessi processi interamente somatici, alla cui genesi non concorre nessuno dei complicati meccanismi psichici. Distinguiamo tre forme pure di nevrosi attuale: la nevrastenia, la nevrosi d’angoscia e l’ipocondria.
Lezione 25: L’angoscia
545-62
L’angoscia reale è razionale e appropriata, ma dopo ulteriore riflessione, questo giudizio va radicalmente rivisto. Il primo dato nell’angoscia è l’aspettativa del pericolo, che si esprime in un aumento dell’attenzione sensoriale e della tensione motoria. Questo sembra essere l’elemento appropriato, e lo sviluppo d’angoscia quello non appropriato. Nell’angoscia manifesta dei nevrotici troviamo un generale stato ansioso, un’angoscia liberamente fluttuante, che è pronta ad agganciarsi a ogni contenuto rappresentativo in qualche modo adatto, che influisce sul giudizio, seleziona le aspettative, spia ogni opportunità per trovare una giustificazione. Noi chiamiamo questo stato “angoscia d’attesa” o “attesa angosciosa”. Una seconda forma di angoscia è psichicamente legata e connessa a determinati oggetti o situazioni. È l’angoscia delle fobie. Nella terza forma di angoscia nevrotica perdiamo totalmente di vista la connessione tra angoscia e pericolo incombente. Questa angoscia, per esempio, compare nell’isteria in concomitanza con i sintomi isterici o in qualsivoglia stato di eccitazione; oppure, in forma svincolata da ogni condizione e ugualmente incomprensibile a noi e all’ammalato, come attacco di angoscia libera. Esiste un nesso tra restrizioni sessuali e stati d’angoscia. La deviazione della libido dal suo impiego normale avviene sul terreno dei processi somatici.
Lezione 26: La teoria della libido e il narcisismo
563-80
La sessualità è l’unica funzione dell’organismo vivente che trascende l’organismo singolo e provvede a congiungerlo con la specie. Chiameremo “libido” gli investimenti energetici che l’Io dirige sugli oggetti dei suoi impulsi sessuali, e “interesse” tutti gli altri investimenti, i quali provengono dalle pulsioni di autoconservazione. Nel 1908 Abraham formulò la tesi che il carattere principale della dementia praecox consiste nel fatto che in essa manca l’investimento libidico degli oggetti. Nel dormiente si è ristabilito lo stato primario di distribuzione della libido, il pieno narcisismo, nel quale libido e interesse dell’Io, ancora congiunti e indistinguibili, coabitano nell’Io autosufficiente. Il narcisismo è il complemento libidico dell’egoismo. Quando si parla di egoismo, si ha di mira solo il vantaggio dell’individuo; quando si dice narcisismo, si prende in considerazione anche il suo soddisfacimento libidico. La scelta oggettuale, il passo che nello sviluppo della libido succede al narcisismo, può attuarsi in corrispondenza di due tipi diversi: il tipo narcisistico di scelta oggettuale, allorché al posto dell’Io subentra un oggetto il più possibile simile a esso, oppure il tipo per appoggio, allorché persone diventate preziose perché soddisfano gli altri bisogni vitali vengono scelte come oggetti anche dalla libido.
Lezione 27: La traslazione
581-96
Nel far procedere l’inconscio fino alla coscienza, noi aboliamo le rimozioni, eliminando così le condizioni per la formazione dei sintomi. La rimozione va eliminata, e allora la sostituzione dell’inconscio con il conscio può effettuarsi senza difficoltà. La resistenza si elimina scomponendola e mostrandola al paziente. Il controinvestimento o resistenza non appartiene all’inconscio, ma all’Io. Il paziente, che dovrebbe cercare soltanto una via d’uscita dai suoi dolorosi conflitti, sviluppa un particolare interesse per la persona del medico. I rapporti con il paziente assumono conseguentemente, per un certo tempo, una forma molto piacevole. Ma poi subentrano difficoltà. Si riconosce quale causa del turbamento il fatto che il paziente ha trasferito sul medico intensi sentimenti di tenerezza che né il comportamento del medico né il rapporto sorto durante la cura giustificano. La traslazione può comparire come un’appassionata richiesta d’amore o in forme più moderate; il desiderio libidico può mitigarsi nella proposta di un’amicizia indissolubile ma idealmente non sensuale. Nei pazienti maschi il medico osserva una forma di espressione della traslazione che è ostile e negativa.
Lezione 28: La terapia analitica
597-611
Suggestione diretta significa suggestione rivolta contro la manifestazione dei sintomi, lotta tra l’autorità del medico e i motivi della malattia. L’esperienza dimostra che rinunciando alla suggestione diretta non si è perso nulla di insostituibile. La terapia ipnotica cerca di ricoprire e mascherare qualcosa nella vita psichica. Il trattamento psicoanalitico impone tanto al medico quanto al malato un lavoro pesante, che viene utilizzato per abolire le resistenze interne. Con il superamento di queste resistenze la vita psichica del malato viene mutata permanentemente, elevata a un grado superiore di sviluppo e preservata da nuove possibilità di malattia. Il nevrotico è incapace di godere e di agire: è incapace di godere perché la sua libido non è rivolta verso nessun oggetto reale, è incapace di agire perché deve spendere gran parte della propria energia per mantenere rimossa la libido e premunirsi contro il suo assalto. Guarirebbe se il conflitto fra il suo Io e la sua libido avesse termine e il suo Io ritornasse a disporre della sua libido. Il compito terapeutico consiste quindi nello sciogliere la libido dai suoi legami attuali sottratti all’Io e nell’asservirla di nuovo all’Io. Il lavoro terapeutico si scompone quindi in due fasi: nella prima tutta quanta la libido, tolta ai sintomi, viene spinta nella traslazione e ivi concentrata, nella seconda viene condotta la lotta intorno a questo nuovo oggetto finché la libido non ne viene liberata.
Estratti: Opere di Sigmund Freud (OSF) Vol 8. Introduzione alla psicoanalisi e altri scritti 1915-1917, Torino, Bollati Boringhieri, 2002.