11 Aggiunte: modificazioni di vedute già esposte (1925, 10:303-10)
Sappiamo che la rimozione non si effettua una volta per tutte, ma, al contrario, comporta una dispersione continua di energia. Se ciò non avvenisse, il moto pulsionale rimosso si aprirebbe lo stesso varco dal quale è stato respinto e la rimozione inevitabilmente fallirebbe, oppure dovrebbe essere riprodotta all’infinito. La pulsione spinge, pulsa continuamente ed è per questo che l’Io reagisce, garantendo la difesa, attraverso un dissipazione costante di energia. L’azione a difesa della rimozione è ciò che nel lavoro psicoanalitico emerge come resistenza. La resistenza presume, implica, presuppone un controinvestimento. La psicoanalisi ci insegna che è necessario lottare contro cinque tipologie di resistenze. Quella dell’Io si differenzia in resistenza di rimozione, di traslazione e di tornaconto della malattia. La resistenza dell’Es si sostanzia nella coazione a ripetere. La resistenza del Super-io, nasce dal senso di colpa o dal bisogno di punizione. È l’Io a produrre angoscia in quanto risposta ad una condizione di pericolo. Riprendere la vecchia concezione di difesa, rimpiazzata in un secondo momento dalla nozione di “rimozione”, è vantaggioso di certo, ma a condizione che si convenga che essa sia riferita, in generale, a tutte quelle modalità, attraverso le quali, l’Io affronta i conflitti che possono poi portare ad un nevrosi. La “rimozione” indica una specifica modalità di difesa. L’idea di difesa si riferisce per Freud a tutti quei processi che hanno la stessa tendenza: tutelare l’Io dalle richieste pulsionali. La rimozione è un caso particolare di difesa.
Aggiunte circa l’angoscia (1925, 10:310-14)
L’angoscia è fortemente connessa all’attesa. L’angoscia è sempre “prima di” e “dinanzi” a qualcosa. È indeterminata e mancante dell’oggetto. Quando essa trova un oggetto diventa paura. Una minaccia reale in noi sviluppa due tipi di risposta: affettiva e l’azione protettiva. Le condizioni di pericolo sono identificate, ricordate, attese e lasciano traccia di un’impotenza. L’angoscia emerge dall’impotenza esperita nel trauma. Tale reazione è riprodotta in seguito nella situazione di pericolo come segnale d’allarme. L’Io, che ha subito in modo passivo il trauma, ripete come agente una versione attenuata, con l’intento di poterla dirigere verso una evoluzione autonoma. La relazione profonda tra nevrosi e angoscia è dovuta al fatto che l’Io si protegge con l’angoscia dalla minaccia pulsionale allo stesso modo di come reagisce dinnanzi ad un pericolo reale proveniente dal mondo esterno. Tuttavia, la tendenza all’attività difensiva, a causa di un non perfetto funzionamento dell’apparato psichico, si trasforma in nevrosi.
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Cfr. S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia e altri scritti 1924-1924, Opere di S. Freud, Vol. 10, Torino, Bollati Boringhieri, 2000