Il corpo è fabbricato dalla lingua dell’Altro.
Il reale «[…] è il mistero del corpo parlante, è il mistero dell’inconscio»[i].
Il mistero dell’inconscio qui diventa il mistero del corpo parlante.
Se vogliamo seguire Freud, l’inconscio, se non trova un’espressione attraverso la parola, allora può esprimersi attraverso il corpo.
In questo caso l’inconscio è l’opposto della coscienza, la sua negazione.
Lacan propone un’ipotesi alternativa.
Per lui l’inconscio non è il luogo in cui si aggregano rappresentazioni.
Le rappresentazioni inconsce per poter emergere dall’oblio necessitano di un passaggio alla coscienza e quindi, di nuovo, l’inconscio sarebbe il negativo della coscienza, come di fatto è in Freud.
Lacan non era soddisfatto di questa dipendenza dell’inconscio dalla coscienza.
È da qui che introduce l’idea di corpo parlante, ovvero di inconscio come luogo del linguaggio e non di rappresentazioni, come ricettacolo di Lalangue, linguisteria, cioè di un linguaggio che per produrre i suoi effetti nel corpo non necessita di un passaggio dalla coscienza.
Quindi in Freud il corpo è parlato, vedi l’isterica, in Lacan il corpo è parlante.
Freud parte dall’isteria, Lacan dalla psicosi.
Cioè, in Freud l’inconscio è fatto di rappresentazioni che necessitano della coscienza per emergere e se non emergono allora si iscrivono nel corpo attraverso il sintomo, in Lacan l’inconscio è fatto di significanti che si iscrivono direttamente nel corpo.
Cioè, la pulsione traccia sul corpo dei percorsi di godimento, scrive sentieri di libido.
Con la psicosi, si pensi ai fenomeni elementari, è più evidente come sia il corpo ad essere attraversato dal linguaggio e non la coscienza.
Certi disturbi del corpo nella psicosi
possono fungere da stabilizzatori, da annodamenti per delimitare il godimento
debordante che tende verso la schizofrenia.[ii]
Nella schizofrenia non c’è la costituzione dell’immagine
inconscia del corpo. Manca il tratto unario dell’identificazione. Il soggetto è
vuoto e la libido è stagnante nel corpo. Il corpo diventa un’orchestra senza il
direttore.
[i] J. Lacan, Il Seminario. Libro XX. Ancora [1972-1973], Einaudi, Torino 2011, p. 125. (Seminario XX Lezione del 15 maggio 1973.)
[ii] Infatti, nella schizofrenia non c’è l’accesso all’immaginario (Seminario I). Le parole sono cose, quindi il simbolico collassa nel reale, diventa reale. Facendo difetto l’immaginario, fa difetto l’immagina inconscia del proprio corpo. Gli organi appaiono come senza corpo. L’esistenza dello schizofrenico è scissa dall’immagine del suo corpo. L’immagine nello specchio è la sua propria. Infatti il bambino si specchia non solo attraverso lo specchio ma anche attraverso lo sguardo dell’Altro, del suo volto. Il corpo si unifica grazie all’azione dell’Altro senza la quale (vedi le madri inespressive, anaffettive) il corpo va in frantumi (corpo morcellé).