Il velo gettato sullo sgomento iniziale (12/17)

Per Lacan le pulsioni si producono grazie all’effetto che la lingua ha sul corpo.[i]

Il corpo ci è estraneo, noi diciamo di averne uno, esso è altro da noi.

La prima immagine di questa estraneità è quella che vediamo nello (stadio dello) specchio. Il bambino da un lato giubila per l’omogeneità che l’immagine riesce a dare del corpo, dall’altro è sgomento e per questo cerca subito conforto nello sguardo dell’Altro.

Il soggetto si costruirà proprio a partire dallo sguardo che l’Altro gli presenterà. Uno sguardo che dovrebbe gettare un velo su quello sgomento inziale.

A partire da questo velo iniziale posso dire che questo è il mio corpo.

Se questo velo gettato sullo sgomento iniziale si lacera allora emerge l’ignoto perturbante, l’Unheimliche, l’estraneo che è allo stesso tempo familiare.

L’estraneo torna a farci visita in età adolescenziale, viene a dare una luce nuova al nostro corpo che credevamo essere il “nostro” e che viene sequestrato dalla pulsione che ripropone una certa forma di frammentazione.

L’evento traumatico produce “tracce d’affetto”, dice Miller.[ii] C’è un evento che lascia una traccia, qualcosa che si intrattiene nel corpo, che non si riassorbe.

C’è qualcosa che fa mistero. Il mistero è dovuto all’azione che il significante produce sul corpo, all’unione della parola con il corpo.[iii]

Ma l’aspetto più interessate e specifico della psicoanalisi, direi l’aspetto meno assimilabile al sapere universitario della psicologia o delle psicoterapie in genere è che la psicoanalisi non spinge ad una interpretazione orientata al senso ma piuttosto alla riduzione a significanti insensati che determinano tuttavia la vita di un soggetto.[iv] Il vero nuovo, il vero mistero per Lacan si gioca nell’unione della parola e del corpo che è qualcosa che accade, un’esperienza reale. «Non c’è inconscio che nell’essere parlante»[v].


[i]«[…] le pulsioni sono l’eco nel corpo del fatto che ci sia un dire. A questo dire, perché risuoni, perché consuoni, […] bisogna che il corpo sia sensibile. Che lo sia è un dato di fatto. Proprio perché il corpo ha alcuni orifizi, il più importante dei quali è l’orecchio, perché non può tapparsi, turarsi, chiudersi. È per questa via che nel corpo risponde ciò che ho chiamato la voce». Lacan J., Il Seminario. Libro XXIII. Il Sinthomo, 1975-1976, Astrolabio, Roma 2006, p. 16.

[ii] «L’evento fondatore della traccia di affetto è un evento che intrattiene uno squilibrio permanente, che mantiene nel corpo, nella psiche, un eccesso non riassorbibile di eccitazione. Ecco la definizione generale dell’evento traumatico, quello che lascerà delle tracce nella susseguente vita del parlessere.» Miller J.-A., Biologia lacaniana ed eventi di corpo, in La Psicoanalisi, n. 28, Astrolabio, Roma 2000, p. 80.

[iii] «[…] il mistero è […] l’unione della parola e del corpo. Da questo fatto di esperienza, possiamo dire che è del registro del reale». Miller J.-A., L’inconscio e il corpo parlante in http://www.wapol.org/it/Template.asp. Il linguaggio “è corpo sottile, ma è corpo”. Lacan J., Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi, in Scritti, Einaudi, Torino 1974, vol. I, p. 294.

[iv] «L’interpretazione non punta tanto al senso quanto a ridurre i significanti nel loro non-senso, affinché possiamo ritrovare i determinanti di tutta la condotta del soggetto». Lacan J., Il Seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi [1964], Einaudi, Torino 2003, p. 207. Il reale, dirò, è il mistero del corpo parlante, è il mistero dell’inconscio. Lacan J., Il Seminario. Libro XX. Ancora [1972-1973], Einaudi, Torino 2011, p. 125.

[v] Lacan J., “Televisione”, Altri scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 507.