Il principio di non contraddizione

Il principio di non-contraddizione recita così: “Una sola e medesima cosa non può essere contemporaneamente attribuita e non attribuita allo stesso oggetto”[1].

Ecco alcune considerazione fatte da E. Grassi, che qui riporto fedelmente: Tale assioma può essere dimostrato, come spiega Aristotele, con una prova “elentica” e non “razionale”. Il verbo elengkhein significa “ legare alla berlina “, cioè esporre una persona alla derisione. Colui che nega il principio del pensare e dell’affermare deve, a ogni modo “designare qualcosa” (semainen), per se stesso o per gli altri, quando parla. Per mezzo di questa esperienza egli apprenderà di essere legato a un principio, cioè al principio della costrizione dall’affermazione. Anche se egli può ricorrere al silenzio tanto da non eseere costretto a esprimere un giudizio, questo silenzio sarebbe un’affermazione. L’uomo è incatenato alla derisione della parola.[2]


[1] Aristotele, Metafisica VII, in Opere, 1, 1028 b, 2.

[2] E. Grassi, Vico e l’umanesimo, cit. 164. ( c.vo mio, a mio avviso, la nuova denominazione di cui parla Frege, è proprio il frutto più prelibato della nuova scienza vichiana: la nominazione fantastica).